Meritocrazia o parentocrazia?
Che futuro spetta ai ragazzi dell'onda (e non solo a loro) ?
Stasera ad Annozero si parla di talento e merito, e degli scandali nelle università, come il caso di Messina dove il rettore è stato rinviato a giudizio insieme ad altre 22 persone dell’ateneo.
O a quella di Cosenza, al centro di un’indagine giudiziaria per falsi progetti finanziati con i soldi europei.
1 commento:
Ieri, 20.11.08, ad Anno Zero, quando intervistavano quei giovani universitari di Messina, traspariva visibilmente dai loro volti, da un lato (e non esagero) il terrore di quello che potevano dire e dall’altro la manifesta condivisione di quell'ambiente "mafioso" che c’è in quella città e provincia.
L’aspetto oltremodo inquietante è che come negli anni ’70, ’80, e primi ’90, se si parlava di mafia e dei suoi “galantuomini” (parola quest'ultima che non posso dimenticare visto come mi fu una volta rinfacciata da un “servo della mafia” dipendente della Pubblica Amministrazione), si doveva sperare di non fare la fine di Peppino Impastato (per citare un caso per tutti), oggi quando parli di quella che mi pare una “nuova mafia”, certa politica, certa magistratura, certi professionisti (avvocati, ingegneri, consulenti, ecc.), certi professori universitari, e così via, si prova l’analoga sensazione di timore, isolamento, gogna, se ti va bene, altrimenti l’angoscia e la quarantena a vita sono la consuetudine, fino al “suicidio” (vedasi casi noti e pure recenti).
Faccio notare che non parliamo di criminalità organizzata, ma a detta di tutti e di chi può o vuole vedere, di certa politica, certe istituzioni, certa magistratura, certi professionisti, certi professori universitari, insomma notoriamente la “cupola” che controlla l’intero distretto.
Il "sistema mafioso" dello Stato, funziona anche così e quel che è peggio non pare ci sia una via d’uscita (almeno sembrerebbe)
Posta un commento