La flessibilità introdotta in Italia (dalla legge Treu prima e dalla legge Maroni sulla bozza Biagi) ha prodotto un mercato del lavoro diviso in lavoratori di serie A e di serie B. I primi, hanno uno degli stipendi più bassi in Europa, quello che ha minor crescita in questi anni ed inoltre questo stipendio non è legato alla produttività del singolo. I lavoratori precari, quelli di serie B, vivono in una specie di gabbia da cui è difficile uscire.
La spinta alla flessibilità ha portato alla creazione di nuovi posti di lavoro, ma non ha portato alla crescita di ricchezza del paese (non è aumentata la produzione, il PIL), nè ad una maggiore ricchezza delle famiglie.
Il sistema salariale, il Welfare, il meccanismo degli ammortizzatori (spesso usati per fini politici in vista di elezioni), devono essere rivisti.
Cambiare le cose, nel mondo del lavoro, sui salari, sugli ammortizzatori, si può, anzi, si potrebbe.Due economisti, Tito Boeri professore alla Bocconi e Pietro Garibaldi, professore di Economia all’Università di Torino, ci hanno provato, con una serie di proposte.
Un contratto unico per tutti i lavoratori (previo restando gli altri contratti in atto) per i neo assunti: un contratto a tempo indeterminato, con tutele e garanzie via via crescenti con gli anni.Un contratto a due fasi: inserimento e stabilità. Nella prima, di durata di 3 anni, il lavoratore può essere licenziato, solo dietro compensazione monetaria. Superata la prima fase, subentra la disciplina attuale per i licenziamenti.
Lo stipendio minimo: per tutelare gli stipendi bassi dei precari, dei part time spesso poco sopra la soglia di povertà (i working poor). Andrebbe a sostituire il salario minimo per tutti i contratti di categoria e sarebbe stabilito per legge. In campagna elettorale Veltroni aveva proposto l'introduzione dello stipendio minimo per una cifra di 1000 euro.
Reddito minimo garantito: un reddito veriabile da regione a regione, utilizzato per semplificare la miriade di strumenti a sostegno per anziani, quelli che lavorano in modo discontinuo ecc. Andrebbe a sostituire le pensioni sociali, gli assegni di assistenza, le pensioni di inabilità.
Il problema è quale è la soglia minima (per evitare che la gente non sia incentivata a trovare lavoro), e che sia differenziato sul territorio; gli autori hanno provato a calcolare una base di circa 450, 500 euro di minimo garantito.
Sussidio unico di disoccupazione: un sussidio per tutti i lavoratori che perdono il posto; andrebbe a sostituire la cassa integrazione e i sussidi di mobilità.
Agganciare i salari alla produttività, accentuando la seconda parte. Inserendo un premio a due livelli.
Rivedere il meccanismo degli ammortizzatori sociali, che oggi viene garantito spesso a chi esce da una grande azienda, ai "privilegiati" come nel caso Alitalia, piuttosto che non a chi deve ancor inserirsi nel mondo del lavoro.
Cambiare le cose si può, su alcune anche a costo zero: la situazione attuale non è più prorogabile, non possiamo più pensare con l'ottica del "ci penseremo dopo".
La spinta alla flessibilità ha portato alla creazione di nuovi posti di lavoro, ma non ha portato alla crescita di ricchezza del paese (non è aumentata la produzione, il PIL), nè ad una maggiore ricchezza delle famiglie.
Il sistema salariale, il Welfare, il meccanismo degli ammortizzatori (spesso usati per fini politici in vista di elezioni), devono essere rivisti.
Cambiare le cose, nel mondo del lavoro, sui salari, sugli ammortizzatori, si può, anzi, si potrebbe.Due economisti, Tito Boeri professore alla Bocconi e Pietro Garibaldi, professore di Economia all’Università di Torino, ci hanno provato, con una serie di proposte.
Un contratto unico per tutti i lavoratori (previo restando gli altri contratti in atto) per i neo assunti: un contratto a tempo indeterminato, con tutele e garanzie via via crescenti con gli anni.Un contratto a due fasi: inserimento e stabilità. Nella prima, di durata di 3 anni, il lavoratore può essere licenziato, solo dietro compensazione monetaria. Superata la prima fase, subentra la disciplina attuale per i licenziamenti.
Lo stipendio minimo: per tutelare gli stipendi bassi dei precari, dei part time spesso poco sopra la soglia di povertà (i working poor). Andrebbe a sostituire il salario minimo per tutti i contratti di categoria e sarebbe stabilito per legge. In campagna elettorale Veltroni aveva proposto l'introduzione dello stipendio minimo per una cifra di 1000 euro.
Reddito minimo garantito: un reddito veriabile da regione a regione, utilizzato per semplificare la miriade di strumenti a sostegno per anziani, quelli che lavorano in modo discontinuo ecc. Andrebbe a sostituire le pensioni sociali, gli assegni di assistenza, le pensioni di inabilità.
Il problema è quale è la soglia minima (per evitare che la gente non sia incentivata a trovare lavoro), e che sia differenziato sul territorio; gli autori hanno provato a calcolare una base di circa 450, 500 euro di minimo garantito.
Sussidio unico di disoccupazione: un sussidio per tutti i lavoratori che perdono il posto; andrebbe a sostituire la cassa integrazione e i sussidi di mobilità.
Agganciare i salari alla produttività, accentuando la seconda parte. Inserendo un premio a due livelli.
Rivedere il meccanismo degli ammortizzatori sociali, che oggi viene garantito spesso a chi esce da una grande azienda, ai "privilegiati" come nel caso Alitalia, piuttosto che non a chi deve ancor inserirsi nel mondo del lavoro.
Cambiare le cose si può, su alcune anche a costo zero: la situazione attuale non è più prorogabile, non possiamo più pensare con l'ottica del "ci penseremo dopo".
Potrebbe non esserci più un dopo.
Di seguito alcuni articoli dove i due professori discutono delle loro proposte:
Di seguito alcuni articoli dove i due professori discutono delle loro proposte:
- Premio a due livelli
La presentazione del libro da Augias.
La presentazione del libro da Augias.
Il sito Lavoce.info di cui Boeri è coordinatore.
Per ordinare il libro su internetbookshop.
Technorati: Tito Boeri, Pietro Garibaldi
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