Incipit
Elisa non parla, non fa rumore, non si muove. La porta si apre e il suo corpo diventa un profilo scuro, confuso tra molte ombre, nel silenzio rotto dal ronzio meccanico di un compressore. La porta si chiude, il silenzio si ricompone, e lei non si sveglia. Supina, i capelli sparsi sotto le spalle. Sono di un biondo dorato, ma sembrano scuri in quella poca luce. Gli occhi sono chiusi, e c’è un’ombra all’altezza dello zigomo.[..]Elisa è chiusa in una gabbia di scaffalature metalliche, stesa su un tavolo d’acciaio. Sembra quasi che le si possano contare le costole attraverso il tessuto leggero del vestito, che le segna il punto vita e le copre appena le gambe.
Non è frequente imbattersi in legal thriller come questo, molto
originale per la sua costruzione e accurato nella descrizione dei
tempi e dei modi della giustizia penale. Del resto l'autrice, prima
di dedicarsi alla scrittura, aveva studiato legge: forse ci siamo
persi un magistrato, ma di sicuro abbiamo guadagnato una promettente
scrittrice.
“La consistenza dell'acqua” è ambientato in una grigia
e piovosa Torino, nell'inverno 2011: una professoressa del
museo di Scienze Naturali scopre il cadavere di una ragazza, dentro
la cella frigorifera dove sono conservati i corpi imbalsamati di
diversi animali.
Sul corpo, vestito in un abito da sera, nessuna traccia evidente
di violenza.
Unico particolare è quello che scopre la scientifica: il disegno
di una stella a sei punti, che l'assassino (presumibilmente) ha
inciso poco sopra il seno, con un oggetto affilato.
Successivamente si scopre che Elisa Giordano, questo il suo nome,
era una studentessa che stava portando avanti la tesi di laurea
lavorando nel museo.
Non ci sono molti elementi per gli inquirenti: il commissario
Cesare Sermonti e il sostituto procuratore Giovanni Rizzo,
che devono trovare le risposte alle troppe domande che si accumulano
sul caso.
Chi ha ucciso questa studentessa dalla vita apparentemente
tranquilla?
Come ha fatto l'assassino ad entrare in quella cella frigorifera,
oltrepassando i sistemi di allarme?
Che significato può avere quella stella incisa sul petto: è un
omicidio rituale, oppure solo un depistaggio?
Le indagini si complicano: la notizia dell'omicidio arriva sui
giornali (per i soliti buchi tra gli agenti che conducono il caso) e
questo porta ad una certa pressione su polizia e magistratura
affinché si arrivi ad una soluzione e ad un assassino.
Ma c'è un altro problema: il carattere così diverso di Sermonti
e Rizzo. Tanto il primo è riflessivo, apparentemente distaccato
dagli eventi e dal caso, quanto il secondo (un magistrato che ha
fatto carriera nell'antimafia in Sicilia, da dove è originario) è
istintivo, quasi emotivo.
I due si muovono inizialmente nell'ambito delle conoscenze della
vittima: la compagna di casa, Alessia Terzani, ex studentessa
universitaria. Il professor Grimaldi, con cui Elisa stava facendo la
tesi.
Ma soprattutto, è Tommaso Parodi, il padrone di casa di
Alessia e Elisa, a suscitare l'interesse del pm per lo strano
rapporto che si era creato tra lui e la ragazza.
Un rapporto d'amore, non corrisposto: i disturbi caratteriali del
ragazzo, che pure lavorava come stagista al museo, il fatto che è
stato Tommaso ad accompagnare Elisa alla Villa sul Po, nella sera in
cui è stata uccisa, convincono Rizzo di essere sulla strada giusta.
Tommaso diventa così il colpevole perfetto: aveva un
movente (la gelosia), il modo (era presente alla Villa, fuori dei
cancelli) e soffre di una malattia che lo porta a momenti d'ira.
Il racconto si muove in parallelo su più piani: c'è l'inchiesta
sull'omicidio, con le diffidenze reciproche tra commissario e
magistrato. Ma c'è anche un piano privato, per il racconto della
vita privata di Rizzo assieme alla compagna, l'avvocato Anna Ferrari.
Un rapporto complicato, per il non detto della coppia: ciascuno
dei due si sente in difetto con l'altro, in special modo Rizzo
vorrebbe acquistare credito per le sue capacità professionali, in
quella città in cui non riesce ad ambientarsi:
“Mancava una corrispondenza tra sé e quel che gli si muoveva intorno, e non era sicuro dipendesse dal suo essere così profondamente meridionale. In fondo Torino era fatta di tanti meridionali come lui”.
Mentre la compagna soffre per il non poter seguire sempre quello
che fa il suo uomo: “Anna non si sente amata, e questo potrebbe
perfino accettarlo. In fondo chi dice che dobbiamo essere per forza
corrisposti? Ma Giovanni la usa.”
Il rapporto è destinato a guastarsi: dopo una lite dentro
l'ufficio, dove ciascuno dei due dice all'altro quelle parole di
impeto che non si dovrebbero proprio dire, Anna decide di assumere la
difesa di Tommaso. Quasi per ripicca, contro la scelta insensata di
Giovanni di portare a processo il ragazzo.
Per lei è una scelta che si rivela quasi disperata, sia per le
prove contro Tommaso che sembrano schiaccianti, sia perché Anna è
al suo primo caso di omicidio.
Ma Anna è una persone determinata.
E saprà trovare la pista giusta, scoprendo quanto anche le tracce
lasciate dall'acqua, sappiano essere consistenti.
Bella la descrizione dello scontro tra pm e avvocato in aula, con
un finale in crescendo per tensione emotiva e anche bella la
descrizione della città di Torino, piena di storia e di misteri:
“sollevò gli occhi, a contemplare la facciata juvarriana di
palazzo Madama, quindi si voltò ancora verso San Lorenzo. Una chiesa
senza facciata, e una facciata senza un palazzo. Torino non avrebbe
mai smesso di stupirlo”.
La scheda del libro sul
sito di eNewton Narrativa
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