13 gennaio 2014

Il rimpastino




Non ha nemmeno festeggiato il compleanno il governo di larghe intese.
La maggioranza che l'appoggia è già cambiata, con lo sfilamento tattico di Forza Italia e la nascita dei diversamente (miracolati) berlusconiani del nuovo centrodestra.
La larghe intese, anziché rafforzare l'azione del governo per uscire da questa crisi, per affrontare i problemi generali del paese, lo hanno indebolito.
Per tenere in piedi questa "cosa", che in un anno di governo ha partorito solo l'abolizione dell'IMU (rinata come l'araba fenica in altre forme) sono nati diversi partitini, nella grande corsa al centro e ai moderati.

Letta, nel discorso autocelebrativo di fine anno, ha rivendicato la svolta generazionale dei quarantenni, come la grande novità della politica.
Ministri come Alfano, il ministro che non sapeva cosa combinava nel suo ministero l'ambasciatore Kazako. Che spera che B. possa ricandidarsi.
Lupi, che per tagliare i costi dei traporti ha aumentato i pedaggi autostradali e che gestirà gli appalti dell'Expo.
De Girolamo, un altro ministro che non ha ben chiari i confini tra affari e politica.

Se le cose sono cambiate, o si ha l'impressione che cambino, è perché nella scena politica è entrato Renzi, con le sue idee su legge elettorale e lavoro.
Al decisionismo renziano ha risposto prontamente Alfano col suo piano del lavoro (della serie io ce l'ho più lungo): meno regole per creare più posti di lavoro. C'era bisogno di una conferenza stampa per presentare queste ricette già vecchie?
Dice il diversamente berlusconiano, che il jobs act di Renzi è roba del novecento.
Come la Costituzione, lo statuto dei lavoratori, la fine dell'Apartheid, il crollo del muro di Berlino. Le garanzie costituzionali di deputati e senatori.

Non necessariamente il modernariato è più moderno.
La ex Cirielli è del secolo presente, la legge Biagi e la miriade dei contratti anomali sono riforme di questi anni: in America la Chrysler è stata salvata non solo dalle regole, ma dai soldi pubblici, dei brevetti portati dall'Italia, dallo sforzo comune di sindacati, lavoratori, azienda.
Pensare ancora che la deregolarizzazione del mercato sia la soluzione, è semplicemente offensivo per la nostra intelligenza.

Che c'è di coraggioso nell'abolire l'articolo 18 (che è una tutela contro le discriminazioni)?

Quando si dimostrerà questo coraggio contro la corruzione, evasione, lotta alle mafie, alle lobby ...

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