Riccardo Iacona e Giulia Bosetti racconteranno per Presa diretta
(Morti
di stato Rai 3 ore 21.00) le storie di cittadini finiti
nelle mani dello stato per un arresto, per un fermo o perché in
carcere, e la cui tutela, la cui dignità, la cui vita non è stata
protetta.
Presa diretta ripercorrerà i casi più noti Gabriele Sandri,
Federico
Aldrovandi, Stefano
Cucchi e Giuseppe Uva. Ma anche storie meno conosciute, perché
la grande stampa non ne ha parlato: come la storia Riccardo Rasman.
Gli agenti che l'hanno incaprettatto, dopo aver fatto irruzione in
casa, sono stati riconosciuti colpevoli con una sentenza definitiva.
Non potevano non sapere che quel gesto, bloccarlo in quel modo, gli
avrebbe impedito di respirare (asfissia da posizione) fino a portarlo
alla morte.
Come è successo ad Aldovrandi. Riccardo Rasman “lanciava
petardi nel cortile”.
Riccardo Scaroni è rimasto invalido al 100% dopo una carica
assurda dentro la stazione di Verona:
“Una storia incredibile, quella di Scaroni – racconta Iacona
–: la polizia attaccò dentro la stazione di Verona mille ultrà
del Brescia che erano andati a vedere la partita. Le carte
processuali hanno dimostrato che si trattò di un attacco dissennato,
pericolosissimo, sarebbe potuta andare molto peggio. Scaroni per le
botte prese è rimasto in coma due mesi e ora è invalido”.
Sono storie di doppia ingiustizia: primo perché chi compie
la violenza è un rappresentante dello stato.
E le vittime poi, sono tutte persone con problemi di fragilità:
erano semi ubriachi, con problemi psicologici (come Rasman, che fu
vittima di sevizie durante il servizio militare) o di droga (come
Cucchi). Persone che lo stato dovrebbe tutelare di più.
La seconda ingiustizia è per la difficoltà nell'ottenere una
sentenza di condanna. Sono processi difficili, questi, contro lo
stato stesso.
Processi dove spesso non si arriva a condanna e, nel frattempo, i
responsabili continuano a rimanere in servizio.
Pensiamo agli agenti che hanno fatto l'irruzione violenza alla
Diaz, la macelleria messicana in quella notte di Genova, in uno stato
democratico (o che così pensa di essere).
Tutti prescritti, perché irriconoscibili, perché alla fine è
stato difficile ottenere, per chi ha fatto le inchieste la
collaborazione.
Solo dopo molti anni, i vertici della catena di comando sono stati
condannati (e ora si trovano ai domiciliari), per reati gravi (la
falsificazione delle prove). Nel frattempo hanno fatto carriera nella
polizia (e oggi su molti giornali si leggono pure articoli di sdegno
per la sentenza di condanna).
Nella presentazione
della puntata, Iacona ha precisato che “non sarà una
trasmissione contro le forze dell’ordine , ma per le forze
dell’ordine, perché conviene anche a loro che venga fatta
chiarezza”. Al termine del servizio verrà trasmessa un’intervista
al vice capo della Polizia, Alessandro Marangoni, che presiede una
commissione interna nata proprio per fare luce su questi episodi.
La scheda
della puntata:
PRESADIRETTA torna in onda con “MORTI DI STATO”, un racconto durissimo, per chi ci ha lavorato e sicuramente, anche per i telespettatori.
La puntata è tutta dedicata agli abusi che lo Stato nelle sue varie articolazioni infligge a cittadini inermi: Gabriele Sandri, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Giuseppe Uva.
Non solo, PRESADIRETTA racconterà anche le storie dei meno conosciuti: Michele Ferrulli, morto a Milano durante un fermo di polizia mentre ballava per strada con gli amici, Riccardo Rasman, rimasto ucciso durante un’irruzione della polizia nel suo appartamento dopo essere stato legato e incaprettato col fil di ferro, Stefano Brunetti, morto il giorno dopo essere stato arrestato col corpo devastato dai lividi.
Infine a PRESADIRETTA vi faremo ascoltare i racconti scioccanti dei “sopravvissuti” come Paolo Scaroni, in coma per due mesi dopo le percosse subite durante le cariche della polizia contro gli ultras del Brescia, Luigi Morneghini, sfigurato dai calci in faccia di due agenti fuori servizio e delle altre vittime che ad oggi aspettano ancora giustizia. Ma quante sono invece le storie di chi non ha avuto il coraggio di denunciare e si è tenuto le botte, le umiliazioni pur di non mettersi contro le forze dell’ordine e dello Stato?
Noi pensiamo di vivere in un Paese democratico dove i diritti della persona sono inviolabili, è veramente così?
Anche Carlo Lucarelli aveva dedicato una puntata della serie
“Lucarelli racconta” ai casi di violenza, da parte di
rappresentanti dello stato.
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