27 gennaio 2014

Per non banalizzare la giornata della memoria

Non sopporto le celebrazioni fini a se stesse, dove è la retorica dell'anniversario a prevalere sulla memoria di quello che è stato.
Ogni anno si celebra la Giornata della memoria il 27 gennaio, nel giorno della liberazione del campo di Auschwitz. E gli altri giorni?
Questa giornata diventa quella delle immagini in bianco e nero con i binari dei treni, sempre innevati, che portano alle porte del campo di sterminio: i forni, le camere a gas. I corpi accatastati uno sull'altro, scheletri umani che nemmeno il genio di Picasso sarebbe stato capace di rappresentare.
Si chiude tutto, specie qui in Italia dove i conti col passato non li abbiamo fatti, con la condanna al nazismo e alla follia di Hitler.
Ma la Shoa è stata qualcosa di peggio: prima di tutto perché Hitler è andato al potere col consenso popolare dei tedeschi. I suoi discorsi, contro le democrazie europee, contro gli ebrei colpevoli dei mali della Germania, facevano breccia nelle menti e nelle pance di un popolo stremato dalla crisi successiva alla prima guerra mondiale.

Auschwitz e gli altri campi di sterminio, i treni per i campi di concentramento, il programma di eutanasia Aktion T4, la sistematica predazione dei beni delle famiglie ebraiche non sono avvenuti per la sola volontà di un uomo: sono state messe in piedi delle leggi che toglievano a ebrei, dissidenti politici, gay, rom, persone con difficoltà tutti i loro diritti.
Il diritto ad avere delle proprietà, a professare le idee. Il diritto di esistere.



L'industrializzazione dello sterminio a norma di legge, è quello il vero orrore. C'erano persone che andavano a censire i nemici della Germania, regione per regione. Organizzavano treni, trasporti, per rinchiuderli in campi. Studiavano quali fossero i mezzi più efficienti per ucciderli, a minor costo.
La ricerca del profitto anche sullo sterminio. Anche da morti, ebrei rom omosessuali, comunisti dovevano servire al nazionalsocialismo.

Noi italiani abbiamo avuto un compito in tutto questo, e nemmeno questo dobbiamo dimenticarcelo. Le leggi razziali le ha firmate il re d'Italia nel 1938. Le leggi fascistissime che toglievano libertà di espressione, di dissenso, di riunione in sindacati le ha promulgate il governo Mussolini democraticamente eletto, con la legge truffa del 1924.
Dopo il luglio 1943, con la repubblica di Salò, anche noi italiani abbiamo dato il nostro contributo allo sterminio degli ebrei. E dei soldati italiani che non aderivano alla repubblica sociale.
Il 16 ottobre del 1943 a Roma, i nazifascisti effettuarono un rastrellamento nel ghetto ebraico, catturando oltre 1000 ebrei, sotto le mura del Vaticano.
Il Vaticano, tramite il vescovo Hudal, minacciò Berlino con la protesta papale. Von Weizsacker, ambasciatore tedesco a Roma, propose di impiegare gli ebrei per lavori a Roma. Ma era solo un modo per prendere tempo.
Il 18 ottobre, mentre il papa aspetta la risposta di Berlino, 1023 ebrei vengono deportati in un campo di lavoro chiamato Auschwitz. Von Weizsacker affermerà che la deportazione ha “liquidato” la minaccia papale. Anche i deportati furono liquidati: 850 gasati all'arrivo; degli altri ne sopravviveranno in 16.

Avremmo potuto celebrare il 16 ottobre la giornata della memoria. Ma forse avrebbe dato fastidio a qualche nostalgico in camicia nera. Meglio spostare la memoria lontano, dove fa più comodo.

L'ultimo libro dello scrittore bolognese Patrick Fogli “Dovrei essere fumo” è dedicato alla memoria e alla necessità di raccontare a quelli che verranno dopo di noi, cosa è stato.
Un ex ufficiale delle SS che è riuscito a sfuggire alla giustizia, uno di quelli che ad Auschwitz si sentiva come un Dio in terra, dice:

Eh sì, abbiamo perso la guerra, ma abbiamo dominato il mondo e continuiamo a farlo, in silenzio o urlando, tu conosci quello che accade, in Jugoslavia abbiamo vinto noi, e in Rwanda e ogni volta che qualcuno si alza e afferma la panzana demente di fascismo buono, una bontà che non abbiamo mai voluto o rivendicato, perché l'unica cosa che avevamo in mente era di essere giusti della nostra giustizia, senza la lettera maiuscola o i comandamenti o i precetti di chiunque, giusti perché lo avevamo deciso, non buoni.
Ogni volta che accade, per ogni saluto col braccio teso, per ogni dittatore che reprime un oppositore o lo zittisce, per ogni essere umano che si crede onnipotente, noi vinciamo e per ogni silenzio o dimenticanza, noi vinciamo, e per ogni silenzio o dimenticanza, noi vinciamo, e per ogni singolo pensiero che cerca odio con cui affermare la propria rivalsa, anche il tuo nei miei confronti [..] noi vinciamo, e vinciamo per un semplice motivo, abbiamo affermato come regola l'inaffermabile, proprio quel libero arbitrio di cui tanti blaterano, il nostro libero arbitrio, che non riconosce nulla al di sopra di sé, in cielo o in terra[..]
Guardati intorno, pensa al mondo in cui vivi. E quando resti solo, chiediti se ci avete sconfitti davvero.
L'odio e l'ignoranza hanno generato l'Olocausto. Il chiudere le frontiere respingendo gli immigrati e lasciandoli morire in fondo al mare o in mano agli aguzzini. Il mettere gli egoismi nazionali davanti ai principi generali, ai diritti dell'uomo. E non crediate che basti un solo giorno per pulirci la coscienza. I morti nel Mediterraneo, le pulizie etniche, i civili uccisi come effetto collaterale delle guerre umanitarie, sono morti dei nostri tempi.

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