10 gennaio 2014

Servizio pubblico - o la borsa o la vita

Alla fine del tunnel, anziché la luce che indica la fine della crisi, c'è Mario Draghi che ci spiega che la crisi non è finita. Ancora presto per esultare.
E, aggiungo io, nemmeno è certo che siamo sulla strada giusta.
Quella dell'Imu cancellata e poi rimessa in forma ancora più complicata.
I soldi investiti in incentivi, mancette, finte semplificazioni. Un cuneo fiscale da pochi euro.

Da quanti mesi Servizio pubblico parla di questa crisi, di come le ricette impiegate per curarla siano sbagliate, di come bisognerebbe affrontare alla radice i nostri problemi, anziché continuare con i tavoli per le riforme che si annunciano a basta.
Nella copertina di una puntata dove si è parlato delle origini della crisi finanziaria e della de industrializzazione nel nord, Santoro ha citato l'ultimo film di Scorsese: protagonista è un "lupo" della finanza, capace di creare soldi dai soldi, in un gioco spregiudicato per cui se non hai le fiches giuste, sei fuori.
Fuori dalla ricchezza: non quella dei nostri padri, conquista col lavoro e col sudore della fronte.



La questione lavoro.
Forse ai ragazzi di Nichelino, della cintura torinese che lavorava nella Fiat o nel suo indotto, del job act interessa poco.
Servizio pubblico ha mostrato, nel primo servizio, i giovani italiani costretti ad andare all'estero per conquistarsi una dignità e un lavoro.
E altri italiani rimasti in Italia con la loro rabbia.



Altri ragazzi si sono rimboccati le maniche e non si sono rassegnati ad un destino già scritto: sono i giovani imprenditori che hanno realizzato il prototipo (che può circolare) dell'auto ad idrogeno.
In un altro paese avrebbero tutto l'aiuto necessario da banche, governo, regioni.
Così si creano posti di lavoro, con la politica che guida e aiuta le imprese. Non che fa il tifo come successo con Marchionne.

In studio, Santoro ha mostrato alcuni pezzi del documentario “Inequality for all”, vincitore del Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2013



Come siamo arrivati a tali livelli di disuguaglianza sociale?
Servizio Pubblico presenta in esclusiva alcuni estratti dal documentario “Inequality for all”, vincitore del Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2013.
Sulla scia lunga della crisi economica, il divario crescente tra ricchi e poveri ha raggiunto livelli senza precedenti di allarme pubblico. Il nostro narratore d’eccezione, Robert Reich, ministro del lavoro dell’amministrazione Clinton, ci aiuta a capire come l'estrema disuguaglianza che stiamo fronteggiando abbia radici nei cambiamenti politici ed economici che iniziarono 30 anni fa.  Attraverso il suo racconto, riusciamo a comprendere dove siamo e dove potremmo arrivare se non interveniamo subito. Reich si espone in prima persona, manifestando il suo grande impegno per il ritorno a una società in cui il sogno americano sia ancora possibile per tutti.

Gli ospiti in studio erano Maurizio Landini, Renato Brunetta e Federico Rampini.

Brunetta è stato cauto sul lavoro: se anche arrivasse la ripresa, passerà un altro anno prima che questa crei posti di lavoro. Più che le leggi del lavoro, serve la crescita del sistema e Renzi dovrebbe spiegare come fare questa crescita.

Landini ha parlato della troppa prudenza che c'è stata fin'ora: le ricette non funzionano e non hanno funzionato. Servono investimenti pubblici e privati, serve una chiara indicazione su quali prodotti e aziende investire.
E risolvere il nodo delle disuguaglianze e della distribuzione della ricchezza: l'1% delle famiglie italiane possiede il 46% della ricchezza.

I governi hanno assistito alla crisi, hanno fatto il tifo: in America Obama ha messo soldi pubblici in cambio della difesa dei posti di lavoro e delle tecnologie che Fiat ha portato lì.
In Sicilia 2000 operai dell'indotto perderanno il posto di lavoro, dopo anni che si è parlato di potenziali acquirenti.

Federico Rampini, ha commentato lo spezzono del documentario di Robert Reich (ex ministro di Clinton): perfino negli USA, dove comunque c'è crescita, questa sta avvenendo in modo malsano, strozzando il ceto medio.
C'è un nesso tra la crisi e la finanziarizzazione dell'economia e le diseguaglianze sociali.



Da dove prendiamo i soldi?
I vecchi governi Berlusconi, Monti e anche Letta dicono che i soldi non ci sono.
Qualcosa si può recuperare tagliando le spese militari (i caccia F35) e le grandi opere.
I tagli ai costi della politica (non quelli finti).
Ma il grosso dovrebbe arrivare dalla lotta ai capitali evasi: il governo non dovrebbe perdere tempo - ha spiegato Landini - con l'Imu.

L'intervento di Travaglio su Saccomanni



Mi ha fatto impressione vedere Landini e Brunetta sulla stessa lunghezza d'onda: dove stiamo sbagliando, mi sono chiesto?
Forse stare all'opposizione fa bene all'ex ministro, nemico di precari e fannulloni.
Che considera Saccomanni uno che ha paura dei burocrati europei: lui che ha fatto parte di un governo che ha firmato le leggi su pareggio di bilancio e fiscal compact.

Bisogna ripensare il modello industriale, il modello dei consumi, il rapporto tra Stato e cittadini.
Peccato che ci sia gente ancora in cerca di quella luce in fondo al tunnel.
Gente che litiga sulla legge elettorale, sui diritti alle coppie gay, sulle droghe leggere, sui mini indulti per liberare le carceri ..

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