L'incipit
Dormiva là dentro, dietro la porta.L’interno del cantonale odorava di legno vecchio, residui di polvere da sparo e olio per armi. Quando i raggi del sole si riversavano dentro la stanza dalla finestra, un fascio di luce a forma di clessidra penetrava nel mobile dalla toppa e, se l’inclinazione era quella giusta, faceva luccicare debolmente la pistola sul ripiano centrale.La pistola era un’Odessa russa, una copia della piú conosciuta Stechkin.L’arma aveva avuto una vita vagabonda, aveva viaggiato con i kulaki dalla Lituania alla Siberia, si era spostata da un quartier generale degli urka all’altro nella Siberia meridionale, era appartenuta a un ataman, un capo cosacco ucciso dalla polizia mentre la impugnava, per poi capitare in casa di un direttore carcerario di Tagil collezionista d’armi.
Infine, l’orrenda, spigolosa pistola mitragliatrice era stata portata in Norvegia da Rudolf Asajev il quale,prima di scomparire, aveva monopolizzato il mercato degli stupefacenti di Oslo con la violina, un oppioide simile all’eroina. E adesso l’arma si trovava proprio in quella città, per la precisione in Holmenkollveien, nella casa di Rakel Fauke. L’Odessa era dotata di un caricatore predisposto per venti cartucce calibro nove per diciotto millimetri Makarov e sparava sia colpi singoli sia raffiche. Ne restavano dodici.
Immaginate di trovarvi di fronte ad un puzzle, siete riusciti a
mettere assieme alcuni pezzettini che mostrano alcune parti del
disegno, ma ancora è oscuro l'immagine finale che verrà fuori.
E,
sembra anche che qualcuno si diverta a nascondere apposta dei
pezzettini, per rendere tutto più complicato.
Un bel rompicapo,
vero?
Ecco "Polizia" è un po' come questo gigantesco
puzzle, dove rimangono ancora molti pezzi da incastrare: tanto per
iniziare, qualcuno sta uccidendo, a distanza di poche settimane,
alcuni poliziotti del distretto di Oslo. Che relazione c'è tra le
vittime, con che criterio sono state scelte? Quale è il legame tra
questi agenti?
Come mai sono stati uccisi su luoghi così
particolari: su vecchie scene di crimini sessuali, su cui loro stessi
avevano indagato.
Chi è l'uomo che sta dormendo, in un
sonno di coma, dentro l'ospedale di Rikshospital? Perché in tanti
sperano che questa persona non si svegli mai?
Che fine ha fatto il commissario Harry Hole, dopo aver
preso tre colpi di pistola, alla fine dell'indagine sul traffico
della droga del boss russo Asajev, e sulla morte di Gusto
Hanssen?
Come andrà a finire il rapporto ambiguo tra il nuovo capo della
polizia, l'ambizioso Mikael Bellman e la sua ombra, l'agente Truls
Berntsen?
E ancora, Harry Hole è morto? Chi è il “macellaio dei
poliziotti”, così viene chiamato dalla stampa? Un detenuto in
un carcere per reati sessuali, appena scappato dalla prigione?
Qualcuno che ha subito un torto così grande, dalla polizia, da
dover portare avanti una vendetta così violenta?
Agli agenti, per trovare una risposta a tutte queste domande,
servirebbe proprio una persona come Harry, capace di guardare la
scena del crimine sotto una nuova luce. Anzi, come diceva sempre lui
stessa, la prima regola era quella di iniziare “a cercare là
dove c’è luce”.
Capace di fare le domande giuste: cosa ha spinto i poliziotti a
recarsi senza difese su vecchie scene del crimine?
“Rimpiangeva il suo ruolo attivo, di quello che interviene, che salva l’innocente dal colpevole, che fa ciò di cui nessun altro è capace perché lui, Ståle Aune, è il migliore. Era tanto semplice. Sí, aveva nostalgia di Harry Hole. Aveva nostalgia di sentire al telefono la voce di quell’uomo alto, scontroso, alcolizzato, dal grande cuore incitarlo, o meglio, chiamarlo al servizio della comunità, pretendere che sacrificasse la vita familiare e il sonno per catturare uno scarto della società. Ma all’Anticrimine non c’era piú un commissario di nome Harry Hole, e nessun altro lo aveva cercato”.
Joe Nesbo ha ingegnato un grandioso rompicapo, in questo suo
ultimo romanzo: romanzo nel cui percorso sono disseminate diverse
trappole, fatte apposta per disorientare il lettore.
Come ad esempio i tanti personaggi inseriti nella storia,
rendendola forse un po' troppo complessa, con un ruolo di potenziale
colpevole.
A molti di questi, pur avendo un ruolo non apparentemente
fondamentale, l'autore è riuscito comunque a disegnarne il
carattere.La studentessa del corso di polizia col la foto di Harry in camera.
Il paziente dello psicologo nonché perito della polizia Ståle Aune.
Il detenuto nel carcere da depravati, con quel tatuaggio particolare sul torso.
Polizia è un noir in cui i protagonisti, buoni e cattivi, sono
agenti della polizia. Sono poliziotti le vittime. Sono poliziotti,
anzi, cattivi poliziotti Bellman, capo della polizia riuscito ad
arrivare in cima alla piramide grazie ai suoi intrallazzi col boss
della droga Asajev e all'assessore comunale Isabelle Skøyen (“un
puma che prendeva l’iniziativa e amava il rischio”):
– E allora? – Isabelle aveva accostato le labbra alle sue. – Hai paura di lui? – Non ho paura di lui, ma di quello che potrebbe raccontare. Su di noi.
Sono agenti anche Beate Lønn, Bjorn Holm, Stale Aune, Katrine
Bratt, che comporranno la squadra “ridotta” per catturare questo
serial killer e il loro capo Gunnar Hagen, capo dell'anticrimine:
“Ecco perché vi ho riuniti qui oggi. Voglio che formiate una piccola unità speciale che segua questa e soltanto questa pista. Il resto lo dovrete lasciare alla squadra grande”.
E, dopo un episodio che lo colpirà da
vicino, anche Harry, che seppure ha lasciato il corpo, rimane un
poliziotto dentro. Un poliziotto con una spiccata tendenza
all'autodistruzione, nonostante in questa fase della sua vita stia
cercando di ricostruire un rapporto con Rakel, la sua compagna. Non
senza qualche difficoltà, per tutti i mostri che si è portato
dentro:
“Se lei avesse potuto passare cinque secondi dentro la sua testa, e vedere chi era veramente, sarebbe scappata a gambe levate? Oppure dentro siamo tutti pazzi allo stesso modo, con l’unica differenza che c’è chi libera il mostro e chi no?”.
Sarà Harry, costretto a non mantenere
un giuramento, ad indirizzare la squadra nella giusta direzione:
“– L’assassino è un vendicatore e Harry ha ragione, uccide per amore, non per odio, per profitto o per sadismo. Qualcuno gli ha tolto qualcosa che amava, e ora toglie alle vittime ciò che amano di piú. La vita”.
Assassini efferati, che vengono
descritti con gli occhi delle vittime. Le violenze della polizia. La
corruzione dei politici. Ma anche lo spirito di corpo,.
Le paure dell'uomo, i suoi demoni, ma
anche le passioni. L'odio e l'amore.
Sono questi gli ingredienti per questo
giallo complicato, ma che lascia in chi legge, tante soprese e
soddisfazioni. Sempre che riusciate a sopravvivere ai tanti colpi di
scena dell'autore.
PS: un consiglio, conviene che vi siate letti il precedente libro
con Harry Hole, “Lo
spettro”, altrimenti alcune parti di questa storia
potrebbero sfuggirvi.
La scheda del libro sul sito dell'editore Einaudi
Qui
potete leggere il primo capitolo
1 commento:
Nesbo..... Insuperabile difficile smettere di leggerlo
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