Jobs act |
I balconi della case di Berlusconi |
Berlusconi con gli operai del G8 a l'Aquila |
Carrara come Venezia |
Renzi ed Errano al cantiere della variante di Valico |
Questa mattina mi sono svegliato è ho
un primo ministro che inaugurava un cantiere, aperto da anni,
facendosi autopromozione a colpi di ottimismo e fiducia.
Poi mi sono letto la proposta di legge che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa, che toglie il carcere ai giornalisti ma metterà il bavaglio alle piccole testate.
Sono passato poi alla legge che sbloccava i lavori nei cantieri, nelle trivelle davanti le coste, nel cemento nelle aree demaniali.
Poi mi sono letto la proposta di legge che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa, che toglie il carcere ai giornalisti ma metterà il bavaglio alle piccole testate.
Sono passato poi alla legge che sbloccava i lavori nei cantieri, nelle trivelle davanti le coste, nel cemento nelle aree demaniali.
È un gran parlare di semplificazioni,
sui giornali che continuano a rilanciare le proposte del politico di
turno. L'unica semplificazione che ho visto è quella che toglie il
diritto al voto. Nella legge elettorale. E forse anche per le
elezioni di altri organi istituzionali.
L'ennesima riforma della giustizia
viene affrontata a colpi di slogan, accusando i magistrati di fare
una difesa di casta. Di essere un corpo indipendente (lo sancisce la
Costituzione, ma lasciamo perdere) che non accetta critiche. E come
sempre, riformare la giustizia significa per il legislatore mettere
la responsabilità civile che colpisca direttamente il magistrato,
mettere la giustizia sotto la politica, togliere l'azione penale,
bloccare le intercettazioni.
Vedo un paese dove si continua a
parlare di grandi opere, di norme da cancellare perché bloccano il
mercato, gli imprenditori, di dipendenti da licenziare perché
fannulloni, perché se un'impresa deve riformarsi non può tenersi la
zavorra.
E poi, nelle stesso paese, si continua
a rubare da impunentemente sulle suddette grandi opere, rubando
denaro pubblico. E il paese finisce sott'acqua, le case, i negozi, i
capannoni si riempiono di fango.
I balconi della case di Berlusconi a
l'Aquila crollano.
Paghiamo ancora i costi del G8 alla
Maddalena, le non bonifiche.
I Riva a Taranto ancora non stanno
investendo nella bonifica del territorio che hanno inquinato.
E le imprese, quelle vere, quelle
gestite da imprenditori che credono nella libera concorrenza e nel
merito, sono soffocate
dalla corruzione, dal sistema delle mazzette che stabilisce chi
lavora e chi no, dalle mafie, da una burocrazia indifferente ai
problemi reali.
Chiudono i giornali di partito, i
sindacati vengono messi alla berlina, i partiti sono sempre più
espressione di una persona e del suo cerchio magico. Il parlamento
diventato un assemblea di passacarte, pure rumorosi. Un organo dove
non si discute, ma si ratifica quanto altrove si è già deciso.
La fine dei corpi intermedi, tra il
padre padrone e il suo popolo, con cui comunica in modo
unidirezionale a colpi di slogan, apparizioni in tv, videomessaggi.
Ma non sto parlando di oggi. Pensateci,
potrebbe essere una riflessione di qualche anno fa. Quando si
discuteva di finanziamento pubblico ai partiti. Dei costi della
politica. Delle liste pulite. Del caso Englaro, del caso Cucchi. Dei
processi eccellenti finiti in prescrizioni. Delle scalate bancarie
dei furbetti.
Dei poliziotti della macelleria
messicana a Genova, che però non si possono identificare. Ma gli si
può bloccare gli stipendi, le assunzioni, il pagamento degli
straordinari.
25 anni fa cadeva il muro di Berlino, che una volta si credeva fosse qualcosa di immutabile. Come i due blocchi, come al guerra fredda. Siamo riusciti a far cadere questo emblema della vergogna, mi chiedo quando abbatteremo quei muri che impediscono all'Italia di crescere e diventare una democrazia civile.
Nessun commento:
Posta un commento