«L’italiano non è l’italiano: è il ragionare» disse il professore. «Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto». La battuta era feroce.
Sciascia – Una storia semplice
Si parte sempre dai classici, almeno
per chi li ha letti veramente (e non cita copiando da google): più
il linguaggio si impoverisce, più il ragionare si impoverisce, ci
diceva Sciascia nel suo breve romanzo. Oggi abbiamo fatto profitto di
questo insegnamento, ma in senso contrario a quello dello scrittore
siciliano.
Il linguaggio che vediamo usato nelle
trasmissioni, da parte dei rappresentanti, perfino sui giornali, è
un italiano ridotto ai minimi termini, non solo per l'uso delle
parole (rottamare, asfaltare, demolire), ma anche per l'assenza di un
ragionare dietro.
Nell'anniversario della morte di
Pasolini, verrebbe da chiedersi cosa direbbe della televisione di
oggi, del linguaggio dei social che oggi è diventato la lingua
franca: un linguaggio che parla all'emotività delle persone e non
alla loro testa, pochi slogan che sembrano più simili ad uno spot
pubblicitario che non ad un articolato discorso programmatico di un
politico.
L'invasione, la sostituzione etnica, il
partito del no alle tasse ..
No, temo che oggi Pasolini nemmeno
riuscirebbe a mettere piedi in una trasmissione televisiva e forse
sarebbe proprio lui a non volerci entrare.
Perché sarebbe come il saggio che
indica la luna.
Peccato però, perché di questo passo,
a furia di abbassare il livello del ragionare e dell'italiano,
rimarranno solo grugniti, urla e insulti.
“Mostrare la mia faccia, la mia
magrezza - alzare la mia sola puerile voce - non ha più senso”:
così scriveva nella poesia La
Guinea: si riferiva alla nostra intelligenza, al nostro giudizio,
di italiani costretti a vivere in un eterno presente, in una continua
campagna elettorale, sempre più preda dei nostri egoismi, avendo
perso quel collante che una volta erano le comunità e che lo stato
non ha mai saputo essere.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
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