05 novembre 2019

La danza del gorilla, di Sandrone Dazieri



Nel settembre di quell'anno vivevo ad Amsterdam, in una casa galleggiante sul canale a poche centinaia di metri dalla Hungarian Street, la via del quartiere a luci rosse dove lavoravano nel ragazze dell'est. Le vedevo arrivare la sera e ripartire la mattina dopo, oppure uscire a fumarsi una sigaretta all'angolo della strada con i costumi di strass coperti da una vestaglia.Qualcuno avrebbe sposato un cliente, altre sarebbero finite nei bordelli fuori città o magari in Svizzera, dove la fica vendeva più degli orologi a cucù.

Il Gorilla è tornato a Milano, dopo dieci anni di “riposo” su una casa galleggiante ad Amsterdam: torna per la morte di un suo amico, un amico dei tempi in cui il Gorilla combatteva le sue battaglie per cambiare il mondo, o almeno per provarci.
Albero è morto gettandosi dalle scale e sfracellandosi al suolo, per un senso di rimorso dopo che il capannone cui doveva far da guardia andò a fuoco.
Milano sbucò dalle nubi con le lucette dei nuovi grattacieli e il parco Forlanini che si estendeva verde scuro. Amavo e odiavo quella troia di città. Mi era mancata e mi ripugnava. Il Socio uggiolò la sua eccitazione mentre attraversavamo il finger di Linate, io finsi di leggere le pubblicità del Cloud Computing..

Strano rapporto quello del Gorilla con Milano, ancora più strano di quello col suo socio, tenuta a bada negli anni in trasferta grazie alla marijuana.
Un rapporto di amore e odio, se così si può dire e forse più odio per quello che ora la sua città gli appare: la città dei grattacieli, del bosco verticale, di piazza Gae Aulenti. Ma anche la città dei soldi:
Tutti parlavano di soldi a Milano,tutti ne volevano almeno fiutare l'odore. Era la nuova cocaina, vedevi il simbolo del dollaro negli occhi dei giovani tornati dal master, tatuato sul collo delle influencer ..

Il Gorilla viene incaricato da un suo amico, per modo di dire altro reduce della rivoluzione mancata che ora si occupa di recupero crediti, di scoprire qualcosa di più sull'incendio in cui è bruciato il capannone dove lavorava Albero.
Un incarico da cui il Gorilla vorrebbe tenersi lontano, nonostante l'amicizia con Albero e col figlio Mauro. Ma quando ci si mette di mezzo il Socio: in questo nuovo capitolo della serie il Socio ha un ruolo quasi da primo protagonista, riuscendo a far sentire la sua voce anche quando non dovrebbe esserci.
E riuscendo a far cacciare nei guai il Gorilla senza che se ne accorga, facendolo svegliare proprio davanti al capannone andato a fuoco a Serate.

Strana storia, quella dei capannoni che bruciano così facilmente nella periferia milanese:
Scoprii che quell'anno non erano i primi capannoni che bruciavano nell'hinterland di Milano. C'erano già stato una ventina di incendi dolosi, sempre in aree industriali dismesse o abbandonate. Prima di bruciare,, quasi tutte erano state discariche abusive, e i proprietari erano stati inquisiti per associazione mafiosa e reati contro la salute pubblica. Visto che coi soldi circolati con l'Expo la 'ndrangheta si era radicata per bene a Milano, sfruttava come pattumiera le centinaia di aziende fallite della provincia, con i proprietari alla canna del gas.

Quando ci si porta una cattiva fama dietro (per esempio aver stretto un accordo con gli sbirri, le cui dinamiche verranno spiegate nel corso della storia), quando ci porta dietro uno come il socio, non è facile fare delle domande in giro.
In queste, verrà aiutato da un nigeriano sfuggito alla mafia, comproprietario di un locale col Gorilla e da un boss ucraino capace di fornirgli gli strumenti del mestiere.
E l'indagine lo porta a qualcosa: un vecchio macchinario di un ospedale, che non dovrebbe essere in quei resti del capannone e, scoperta ancor più macabra, i resti di un dito al suo interno.
Sarebbe tanta la voglia di lasciar perde, anche qualcuno si è accorto delle sue mosse: un killer ha cercato di farlo fuori, colpendo Mirko Barsoni, il suo amico-nemico avvocato. Ferolli, l'ex poliziotto, gli fa una visita di cortesia facendogli capire che è ospite non desiderato della città.
Ma il Gorilla è il Gorilla:

Avessi buttato lì il misero resto, sarebbe stato coperto da escrementi e preservativi prima del mattino dopo, mangiato dai cani randagi e dai corvi.
Non ci riuscii. Non mi interessava che un assassino venisse punito, non in astratto, però mi sembrava osceno che qualcuno scomparisse dalla faccia della terra senza che ne rimanesse traccia.

Sarà un'indagine in cui arriverà molto vicino a lasciarci la pelle, in cui si imbatterà in una parte sconosciuta e nascosta di Milano.
Una strana clinica per gli ultimi, spacciatori senza scrupoli, una lager dove si sarebbero dovute curare le persone con problemi di droga...
Fino al redde rationem finale, dove si capiscono meglio i dettagli di quella sparatoria in cui il Gorilla si è beccato una pallottola in testa.

Nella Danza del Gorilla si racconta di un'altra Milano, una città a due velocità, quella del centro dei grattacieli, e l'altra, che si scopre man mano che ci si sposta verso le periferie.
La città dove di vedono le gru a tirar su nuovi palazzi, nuovi uffici, nuove residente per il lusso: da dove viene il denaro per questo sviluppo?
Sappiamo che qui sin dagli anni '80 hanno investito le mafie, usando i soldi del traffico della droga: nel video a presentazione del libro, Sandrone racconta della nuova Milano, dei soldi (la nuova cocaina) e della ndrangheta che in questi anni è solo diventata più efficiente.

Poco lontano dai palazzi a qualche chilometro di distanza in linea d'aria, ci si può imbattere in altre realtà: incontrare comunità hippie, dove ragazzi pieni di ideali coltivano l'illusione di poter curare tutti, perfino gli ultimi della terra, e che si devono scontrare con un mondo dove la regola che comanda è a favore di chi ha i soldi (sempre loro). 

Il Gorilla da giovane credeva nella rivoluzione, adesso credo solo in sé stesso e nei rapporti familiari portandosi addosso i segni fisici e psichici degli anni che passano, a differenza degli eroi dei gialli.
E' anche lui un escluso di questa Milano, il suo problema è trovare un posto in questa Milano, ma è sempre bravo a fare il suo mestiere.


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