- Che abbiamo oggi, Pasquale? - chiesi entrando in studio e pensando, nello stesso momento e per l'ennesima volta, che si trattava di un rituale di cui ero stanco.
- Vediamo … la Colella dovrebbe venire finalmente a pagare. Poi c'è il consulente tecnico del processo Moretti, la questione della lottizzazione; passa a prendersi le carte, ma dice che vuole parlare con lei cinque minuti. E alle sette una cliente nuova.
- Chi è?
Pasquale sfogliò, con il consueto lieve sussiego, il blocco a spirale che porta sempre con sé. Ognuno di noi ha qualcosa che lo identifica e in cui, se ne è consapevole, si identifica.[..]
- Si chiama Delle Foglie ..
Il tempo passato, le persone che
appartengono a questo passato, il doversi confrontare con un periodo
della propria vita di cui oggi abbiamo perso completamente contezza.
Il passato è una terra straniera –
così si intitolava un vecchio romanzo di Carofiglio: e straniera
appare oggi Lorenza Delle Foglie, un tempo una bella donna con cui
l'allora giovane praticante avvocato Guerrieri aveva avuto una breve
ma intensa relazione.
Per alcuni mesi, così tanti anni prima che preferivo non contarli, avevo conosciuto una ragazza che si chiamava Delle Foglie. Era stato in un'epoca lontana nel tempo e lontanissima nella memoria.
Lorenza Delle Foglie è la cliente
dell'appuntamento delle sette: nulla a che vedere con la donna bella
e piena di luce che, tanti anni prima, l'aveva sedotto.
La donna che ora si trova di fronte è
più vicino ai sessanta che ai cinquanta, ha un'idea di una certa
trascuratezza, che si evince da quell'odore di sigarette che si porta
addosso.
Qualcuno ha scritto che bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Nel senso di morire davvero. Nel senso di smettere di fare le cose che fai, quando ti accorgi di avere esaurito la voglia di farlo, o le forze ..Certi ricordi, se legati a personaggi del nostro passato di cui poi abbiamo interrotto ogni rapporto, dovrebbero forse essere cancellati, affinché non diventino un peso e perché, più avanti si va con gli anni, la percezione del tempo che rimane diventa sempre più breve.
Il tempo accelera con l'età, si
dice.
Dopo tutti quegli anni - la loro
relazione era cominciata in una primavera del 1987 – Lorenza non è
qui per una rimpatriata, per il desiderio di rivederlo: il figlio,
Iacopo, è stato condannato in primo grado per un omicidio di cui è
certa è innocente.
Perché mentre qualcuno sparava a
Cosimo Guaglione, piccolo spacciatore e anche addetto alla sicurezza
di una discoteca, il figlio era da lei.
Ma, almeno al processo di primo grado,
questa testimonianza non è servita: sia perché deriva da un parente
(e ai senti dell'articolo del codice penale etc etc..), sia per la
superficialità con cui l'allora avvocato difensore aveva portato
avanti la linea della difesa.
Avvocato difensore che apparteneva alla
categoria di coloro che pensano che il processo si possa aggiustare
con le conoscenze, con le furbizie, piuttosto che facendo bene il
proprio mestiere: dopo una breve malattia è morto e ora Lorenza si è
rivolta al vecchio amico Guido perché “non sapevo dove sbattere
la testa”.
Avrebbe tanti motivi per dire di no:
non è il suo campo, del processo se ne è già occupato un altro
studio, potrebbero esserci problemi nell'essere pagato, il caso non
lo convince .. Ma alla fine accetta e, assieme ai colleghi dello
studio, i due investigatori Annapaola e Tancredi e all'avvocato
Consuelo, deve costruire ora una linea di difesa che abbia senso.
Il romanzo si sviluppa attorno a due
direttrici: il legal thriller, dove si raccontano i meccanismo del
processo penale, i meandri della giustizia e le varie tipologie di
giudice che si possono incontrare.
In che modo far nascere il “ragionevole
dubbio” nella giuria, che l'assistito Iacopo Cardace, non sia un
assassino e che invece ci sia un responsabile in giro?
Ci sono alcuni aspetti delle indagini
poco chiari, che vengono fuori man mano che quel ragazzo inizia a
fidarsi del suo nuovo avvocato.
Un caso difficile, quasi disperato:
«Se non fosse colpevole di quell'omicidio, e non riesco a immaginare come sia possibile, sarebbe un tale concorso di circostanze sfortunate da mettere i brividi»
C'è poi l'altro filone, quello del
ricordi, del tempo che è stato, di quella stagione breve ma intensa
in cui all'improvviso si è sentito uomo, a fianco di questa donna,
Lorenza: una donna più grande di lui, in tutti i sensi, con maggiore
esperienza della vita, seducente e brillante, un periodo boheme,
passato tra bicchieri di vino, giornate al mare, libri sconosciuti e
film russi...
Lorenza
Ricordo con chiarezza solo l'inizio e la fine.Il resto, nella mia memoria, è disarticolato e scomposto come in quadro di Braque. Non so quali episodi siano accaduti prima e quali dopo. Non con una precisione, almeno. L'inizio è quando conobbi Lorenza, in una sera di marzo del 1987.Mi ero laureato l'anno prima e facevo pratica in uno studio legale.
Ecco, quella donna piena di luce, che
addirittura dopo quella prima sera era andata a cercarlo, ora è una
donna diversa. Diversa per quella luce che non c'è, per le troppe
sigarette, per aver ripetuto gli stessi discorsi, le stesse parole
troppe volte, come per auto giustificarsi per non aver scritto quel
libro, per non aver realizzato quei sogni che aveva.
E' quella donna, che è sempre Lorenza,
che gli chiede di salvare il figlio:
Eppure c'era una nota stonata nelle parole di Lorenza, come se stesse recitando un copione che aveva ripetuto troppe volte. Era un discorso artificiale, privo di verità, anche se i fatti narrati erano, più o meno, realmente accaduti. Lei recitava, e che ci fossi io ad ascoltare non aveva alcuna importanza.
Si muove tra passato e presente, tra i
ricordi di quella breve stagione, intensa e un po' alla bohemien, e
il presente di un processo quasi disperato, per cercare delle crepe
tra le carte dell'accusa. Le pagine dedicate al tempo, alla sua
misura, alla velocità che cambia con gli anni si alternano con
quelle da legal thriller, dove Carofiglio spiega le tecniche da usare
per far sorgere un dubbio nei giurati, per quel “ragionevole
dubbio” che esista un'altra possibilità per quel delitto, un alto
colpevole non individuato.
Perché i poliziotti della Mobile in
effetti si sono fermati di fronte a quel colpevole perfetto, Iacopo:
piccolo spacciatore, al telefono aveva avuto un alterco col morto,
era stato visto nei pressi di un bar vicino alla sua casa ..
Vedete, quando ci si pone rispetto
ad una realtà da interpretare con una ipotesi univoca, che sin
dall'inizio non ammette possibilità diverse, si produce un fenomeno
che gli psicologi chiamano «tunnel cognitivo». Significa che
l'ipotesi diventa il criterio non solo di interpretazione dei dati,
ma di una vera e propria percezione della realtà.
L'avvocato Carofiglio lo spiega anche
ad una lezione di fronte a giovani magistrati: mai innamorarsi di una
teoria, mai fermarsi alla soluzione più comoda di fronte ad una
indagine.
Lorenza
Finì così, senza una fine.Se guardo indietro, se guardo il grande disegno dove sono rappresentate le mie azioni, le mie emozioni (anche e soprattutto quelle di cui sono consapevole), le mi ambigue vittorie e le mie chiarissime sconfitte, mi rendo conto di varie faglie, esiti di cataclismi sotterranei della coscienza. Una di queste si colloca in quel periodo del 1987. Ci entrai ragazzo e ne uscii, senza saperlo, uomo.
Come la sua “storia” con Lorenza,
anche il processo vedrà una sua fine, i giurati arriveranno ad una
decisione a cui non mancherà però un colpo di scena finale.
Colpo di scena che, seppur benevolo per
Guerrieri, gli lascerà dentro una sensazione amara, forse addolcita
dall'imminente schiarire del cielo per la primavera.
Di cosa ci vuol parlare Carofiglio in
questo romanzo, dove non mancano le continue citazioni di libri (come
il suo personaggio, a volte sa essere un po' troppo pesante e
fastidioso – ma lo amiamo lo stesso)?
Ci parla di noi, di come misuriamo il
tempo e il suo scorrere, del peso dei ricordi del passato e di come,
con lo scorrere, questi assumano la forma di una terra lontana..
Infine, l'insegnamento più importante, come rallentare il suo
scorrere: non smettere mai di stupirsi, mantenersi con la mente
aperta agli altri, a nuove opportunità, uscire dal bozzolo di
cinismo che per pigrizia ci siamo costruiti attorno
Come si sconfigge la velocità del tempo: cercando di evitare di percorrere il solito stretto sentiero delle vecchie abitudini, “forse potrebbe essere proprio lo stupore – se fossimo capaci di impararlo – l'antidoto al tempo che accelera in questo modo insopportabile. [..] Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto pare ridursi ad un unico, piccolo sentiero.”
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