08 dicembre 2020

Fiori, per i Bastardi di Pizzofalcone, di Maurizio De Giovanni

 


Prima di morire, dovreste regalarvi un giorno di primavera a Pizzofalcone. L’ideale sarebbe il primo, perché gustereste per intero il passaggio di testimone dall’inverno; l’attimo in cui l’aria acquista una vena di dolcezza, un retrogusto appena percettibile di altri profumi, e qualche suono che ancora non c'era e adesso giunge alle orecchie tese all'ascolto.

Ma è impossibile da prevedere, la primavera non manda gioiose partecipazioni della propria venuta per posta o con un messaggio in chat..

Fiori che sbocciano a testimoniare il passaggio verso la nuova stagione, quella che ti accorgi che è arrivata per l'improvvisa voglia di spogliarvi, di uscir fuori, per respirare quell'aria nuova, diversa.

Fiori come strumento per comunicare qualcosa ad una persona importante. Le rose rosse per esempio. O i tulipani bianchi. Perché ogni fiore ha dietro una storia a sé, ogni fiore ha un significato diverso.

Fiori come passione di una vita. Quella di Savio Niola per esempio è stata sempre dedicata ai fiori che vendeva nel suo chiosco, situato dentro un vicolo, in una posizione quasi inaccessibile.

Ogni mattina si alzava presto, per aprire il suo chiosco e mettere tutti i vasi fuori, in modo che fossero visibile per le persone che, ancora oggi, nonostante i messaggi, le chat, hanno bisogno dei loro colori e profumi per vivere.

Ma questa mattina, di inizio primavera, ha dentro qualcosa di insolito: Savio è stato ucciso proprio nel suo chiosco da qualcuno che lo ha sorpreso al suo interno. Massacrandolo in modo cattivo.

La chiamata arriva al commissariato di Pizzofalcone e, per una ironia della sorte, all'agente che forse sente meno la poesia dei fiori e delle loro storie. L'agente Marco Aragona, di turno quella notte per comune scelta del commissariato, per dare un segnale al territorio, al loro quartiere. I Bastardi ci sono sempre.

Così sono Aragona e Lojacono, il primo ad arrivare quella mattina, a recarsi sul posto. La prima persona che incontrano è un anziano, che sembra una statua, se non stesse recitando qualcosa

Un anziano austero, rigido e impettito, le braccia allungate sui pantaloni stirati alla perfezione. Indossava una giacca grigio scuro a doppio petto,

Nel chiosco, i segni della violenza che si abbattuta sulla vittima.

Sul cadavere qualcuno aveva orribilmente infierito. Dalle reni e fino a quella che doveva essere stata la testa era un informe ammasso di sangue e carne lacerata, dalla quale biancheggiavano frammenti di ossa.

Savio Niola non era una persona qualunque. Prima di tutto perché lui coi fiori ci parlava, conosceva tutte le leggende, sapeva dare il consiglio giusto a tutte le persone che si rivolgevano a lui, seduto sulla sua sedia fuori il chiosco. Quale fiore, quale colore.

Il chiosco di Savio, alla fine, era questo: una specie di biblioteca vegetale. Sui suoi scaffali non c’erano libri, ma ciò che dava ai clienti erano storie. Nient’altro che storie.

Non solo i fiori: Savio era anche una persona coraggiosa, che non si era nascosta quando si era trattato di denunciare la piaga del racket, rilasciando un'accorata intervista su una tv locale contro questi criminali parassiti, che campano sulle spalle degli imprenditori del quartiere. Ma è stata la camorra a ridurre così Savio?

Non lo crede il “cinese”, Lojacono, non lo dice nemmeno quella violenza. La camorra, i clan del posto, avrebbero usato metodi più spicci e meno eclatanti. Chi allora?

Serve trovare un qualcosa, una pista, un movente, un responsabile, perché nonostante i Bastardi abbiano collezionato tanti casi risolti, la loro sorte è ancora sospesa. Tanti vorrebbero ancora chiudere quel commissariato riempito con gli scarti, dove però quegli scarti sono riusciti a fare gruppo, mettendo assieme le loro doti e anche i loro difetti creando un gruppo il cui valore è maggiore della somma dei singoli.

Ancora una volta ci sono pochi giorni, prima che sia la Questura a riprendersi il caso, oppure l'antimafia, perché quell'intervista contro il pizzo porta in tanti a pensare che centri la camorra. Perché, si sa, come nel caso del re del pane, ucciso quella mattina nel vicolo del suo panificio, ogni delitto a Napoli deve essere di camorra.

Così i Bastardi si mettono in azione. Lojacono, a malincuore assieme ad Aragona, per cercare informazioni dalle persone che conoscevano la vittima. L'amico di una vita, Saverio Durante, l'anziano signore che aveva scoperto il cadavere.

E poi gli inquilini del palazzo in cui viveva. Come l'antipatica insegnante di matematica (antipatica l'ho aggiunto io): ai due poliziotti racconta di un ragazzo albanese che viveva con Savio, che lo aiutava nel suo lavoro. E che una sera i due avevano litigato. Il ragazzo è un albanese e, si sa come sono fatti, no?

Il ragazzo albanese che abitava con lui da qualche tempo. Quelli, si sa, sono delinquenti. E in piú tutti, nel palazzo, lo abbiamo sentito urlare, l’altro ieri. Contro Niola,

Brutta cosa i pregiudizi. Ti si attaccano addosso e non se ne vanno più via, qualcosa che Lojacono ha provato sulla sua pelle, per le accuse di essere un venduto alla mafia. Serve trovare questo ragazzo, Basti.

Ma i Bastardi sanno muoversi in tante direzioni.

Alex, per esempio, viene mandata con la morte nel cuore dalla scientifica, per avere informazioni prima possibile. Da Rosaria Martone, la dirigente con cui non ha avuto il coraggio di iniziare una nuova vita alla luce del sole.

La Martini rimane a presidiare il commissariato, mentre Palma e Ottavia, per capire cosa dice il quartiere, provano a chiedere aiuto a Pisanelli. Reduce dell'operazione, assistito da Nadia, l'infermiera, e da Aragona, temporaneamente cacciato dall'hotel dove viveva spesato dalla famiglia.

Pisanelli, quello che conosce tutti nel quartiere, sia la parte in luce, che quella oscura. I commercianti, le famiglie e anche Savio. Per questo decide di tornare in azione, nonostante la stanchezza, nonostante il doversi nuovamente infilare in quelle relazioni particolare che lo avevano messo in contatto col boss del clan Sorbo. Ancora una volta.

In quel quartiere ci si conosceva tutti. Anche Savio, che già da piccolo, era la stessa persona pronta ad aiutare tutti.

Savio. Il migliore, il piú protettivo della generazione che li precedeva, che all’epoca coi suoi cinque anni in piú sembrava già adulto.

Ma il quartiere non vuole collaborare. Nonostante lo amassero tutti, nessuno sembra voler aiutare gli agenti. Eppure quella ferocia non può venire dal nulla. Eppure quella mattina qualcuno deve aver sentito le grida del fioraio. Ma tutti si sono tappate le orecchie e fatti i fatti loro. Non come Savio...

E allora rimane quel ragazzo. Ma, no. Non è dai Bastardi di Pizzofalcone trovare un indiziato facile da dare in pasto ai giornali e alla Questura.

E allora ci deve essere qualcosa, dentro la vita di Savio, che ancora deve venir fuori. Perché non è detto che tutte le morti devono arrivare dal mare. Purtroppo, le ragioni del delitto vanno cercate anche in quello che il fioraio amava...

.. Quello che amava, quello che per lui significava di piú.

Abbiamo cercato l’odio, e ci siamo dimenticati che si può morire anche per troppo amore.

Nel troppo amore può trovarsi anche il male. Per una speranza coltivata dentro di sé troppo a lungo, per l'impossibilità di tirarlo fuori, quell'amore. Perché la primavera può fare anche male, se sei costretto a viverla e vederla da una finestra.

Il problema, forse, è la primavera. Non dovrebbe arrivare mai, la primavera. Non se è solo fuori, e noi la dobbiamo guardare dalla finestra.
Come in tutte le storie dei Bastardi, le pagine dedicate alle indagini si incrociano con le vicende personali dei personaggi: il dolore per un rapporto interrotto, per Alex (fior di Aconito) per non aver avuto la forza di mostrare sé stessa; il dolore e i dubbi per un rapporto che forse non ha futuro, come quello tra Lojacono (fior di Loto) e la Piras; le difficoltà per tenere nascosto una nuova storia d'amore, come deve fare Romano (fior di Echinacea) per tenersi la piccola Giorgia. E come devono fare anche Palma (fior di Campanula) e la Calabrese (fior di Potentilla).


Scopriremo un altro pezzo del passato di Giorgio Pisanelli (fior di Bouvardia), che anche se in pensione rimane un “bastardo“.

Scopriremo un tassello nuovo della vita passata e del segreto del vice commissario Elsa Martini (fior di Lavanda) che riguarda quella figlia così speciale.

Così come scopriremo che anche il vanesio, l'insopportabile, Aragona (fior di Geranio) è capace di fare scelte importanti.

Fiori è una storia che, partendo da un delitto e da una indagine su racket (e poi usura), ci parla del dolore di nascondersi, del far finta di essere qualcos'altro, della lotta ai pregiudizi, non solo quelli etnici, che ci fanno puntare il dito contro gli altri. Forse uno dei migliori romanzi della serie dei Bastardi.

Maurizio De Giovanni legge le prime righe del libro:

La scheda del libro sul sito di Einaudi e il pdf del primo capitolo

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


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