30 dicembre 2020

Perché siamo ancora fascisti - la narrazione falsa dei totalitarismi

Italia 2020, a 75 anni dalla fine del regime fascista, a 72 anni dall'emanazione della carta costituzionale che sancisce come questa Repubblica democratica si fondi sull'antifascismo.

Ancora oggi ci si chiede come mai l'antifascismo non sia una valore riconosciuto da tutti quanti in questo paese.

Anzi, a quanti ogni volta tirino fuori il tema dell'antifascismo si sente rispondere con "e allora le foibe?", "e allora Stalin?".

Come siamo arrivati a questo?



Il saggio di Francesco Filippi (già autore di "Mussolini ha fatto anche cose buone", dove si smontano i miti della propaganda fascista che ancora vive e lotta assieme a noi) prova spiegarlo:

La visione storica del comunismo viene anche in Italia ridefinita non solo dall'evidenza del crollo dei regimi dell'est Europa, ma anche da un fiorire di saggistica e letteratura che analizza e ridefinisce, per lo più negativamente, il comunismo nel suo complesso: testi come "Il libro nero del comunismo", in cui come premessa ad una critica dei regimi liberticidi si presentano in successione raccolte quantitative di crimini ed efferatezze. 

Con operazioni simili il giudizio sui fatti storici viene fatto passare solo attraverso il computo delle vittime, aspetto primario ma non unico nella complessità dell'indagine storiografica, e si insinua l'idea che il "male assoluto" rappresentato dal nazismo sia paragonabile e in qualche modo riducibile di fronte alla brutalità Sovietica. 

Nel confronto tra le due forme estreme di totalitarismo, il fascismo italiano quasi scompare: anche perché oggettivamente il numero di vittime prodotte dal fascismo è minore rispetto a quello del nazismo e stalinismo, se non altro perché la popolazione italiana negli anni trenta è meno della metà di quella del terzo Reich e meno di un quarto di quella dell'URSS. 

In più andando escludere dalla memoria e dalla responsabilità pubblica, come è stato fatto per oltre 50 anni, le violenze e crimini italiani commessi fuori dai confini -colonie campagne militari-, si ha una situazione imparagonabilmente favorevole per il fascismo italiano così dipinto. 

Gli antifascisti uccisi prima e durante la presa del potere di Mussolini, le migliaia di italiani sottoposti alla violenza del regime in patria o in esilio, i tanti assassinati prima e dopo il 1943, di fronte alle cifre milionarie delle purghe staliniane, della rivoluzione culturale cinese e dei lager nazisti appaiono di fatto meno rilevanti. Non a caso, all'interno del dibattito politico, alcuni politici possono strumentalmente minimizzare le violenze fasciste. 

Anzi si rafforza l'idea sempre sottese nella società italiana, che in fondo il fascismo non sia stato molto più che un regime autoritario.

Ma perché siamo ancora fascisti di Francesco Filippi (Bollati Boringhieri)

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