Il potere dei vigili di Roma (seconda parte) di Daniele Autieri
Report aveva raccontato la scorsa settimana il sistema di potere dei vigili, dei casi di corruzione in cui sono stati coinvolti anche i comandanti, delle denunce dei commercianti.
Tra le persone citate nel servizio, Stefano Napoli nominato comandante generale dalla Raggi nel luglio scorso: dopo l'inchiesta di Report la sindaca gli ha confermato la fiducia ma ha chiesto la rotazione dei vigili.
Ma il comandante il 30 novembre ha rassegnato le dimissioni e, in una lettera, parla della campagna aggressiva fatta da Report.
Ma Daniele Autieri ha scoperto altro: la scorsa estate il comune di Roma ha abbattuto le case abusive dei Casamonica, con tanto di troupe televisiva, ma a pochi km c'è un complesso completamente abusivo: è il complesso realizzato dal costruttore Di Bonaventura i cui residenti nemmeno sapevano fosse non a norma.
Negli anni passati come consulente del costruttore ha lavorato proprio l'ex comandante Napoli: il corpo dei vigili ha autorizzato questa consulenza part time, sebbene Napoli fosse anche anche l'agente che deve consegnare le case ai proprietari.
Così Napoli doveva da una parte controllare quel territorio contro l'abusivismo e dall'altra lavorava col costruttore: pure un altro comandante, Di Maggio, ha comprato casa in questo comprensorio, un mese dopo anche Napoli compra casa strappando pure ad un prezzo inferiore: a quanto fanno sapere, nessuno dei due comandanti sapeva che le case fossero abusive.
“Ci vedremo nelle sedi competenti” la risposta di Stefano Napoli.
Quelle case avrebbero dovuto essere abbattute, secondo il comune, ma il costruttore e i due comandanti fanno ricorso contro e vincono: il TAR ha dato ragione a loro perché il comune si è accorto tardi che mancavano i titoli.
Roma non è solo capitale del paese, ma anche capitale dell'abusivismo e dell'inciviltà, perché a Roma vale la regola del silenzio assenso, se entro 60 giorni il comune non riesce a controllare le nuove costruzioni, le case non sono più abusive.
Chi doveva controllare? Napoli che però, in un ruolo ambiguo, consegna le case ai proprietari.
Tutto regolare forse. Ma sicuramente in questa storia c'è qualcosa di inopportuno.
Anche da parte della sindaca Raggi (responsabile delle nomine dei comandanti) a cui i proprietari del comprensorio si erano rivolti, portando le carte con le informazioni sulle realizzazioni abusive e che dunque conosceva quale fosse la situazione.
Il piano pandemico e l'Oms – la sempre più consapevole foglia di fico di Giulio Valesini
Giulio Valesini torna ad occuparsi del piano pandemico e del rapporto dell'Oms pubblicato e poi ritirato dietro cui è scoppiata una guerra che coinvolge l'Oms, i vertici europei e il direttore aggiunto Ranieri Guerra.
Il rapporto metteva nero su bianco che in Italia mancava un piano pandemico per affrontare il virus: Ranieri Guerra in una mail scrive di essere stato la consapevole foglia di fico per proteggere il governo italiano, che sarebbe stato messo in difficoltà se quel rapporto fosse divenuto pubblico.
L'Oms può diventare la foglia di fico di un governo?
Ranieri Guerra non parla con Report e ha definito i giornalisti indecenti ma non spiega ancora i contenuti delle mail da cui emergevano le sue pressioni sui ricercatori che criticavano la gestione italiana della pandemia e in cui chiedeva di cambiare la data dell'aggiornamento del piano pandemico.
Il ministero della Salute ha scritto a Report sostenendo che quel dossier secondo loro non fosse un documento ufficiale e che loro non ne sapevano nulla.
Ma quel documento, prima di essere pubblicato, era stato approvato dall'Oms stesso: il lavoro era ineccepibile dal punto di vista tecnico, lo sancisce perfino il capo del team tecnico dell'organizzazione.
Il ministro Speranza a La7 ha affermato che l'Italia ha un piano pandemico, ma non ha spiegato se fosse quello del 2006, sempre lo stesso da anni, né fa capire se fosse a conoscenza del rapporto sparito. A Report risulta invece che fosse stato discusso all'interno dell'Oms e col ministro: dentro l'organizzazione erano preoccupati dalle reazioni di Speranza (in alcune mail si scrive che fosse infastidito dal rapporto, dunque lo avrebbe letto) e così hanno organizzato un comitato per fare una revisione del rapporto.
Dalle mail riservate, emerge poi che Ranieri Guerra aveva portato il rapporto a Speranza: ad oggi solo quest'ultimo è stato sentito dai magistrati (non a titolo personale, come sostiene l'Oms), mentre Zambon è stato bloccato con la scusa dell'immunità diplomatica.
La procura di Bergamo è interessata alla questione, il procuratore capo spera che l'Oms risolva il problema per sentire anche i ricercatori che hanno redatto il piano: la questione dell'immunità non vieta nulla ai ricercatori, perché le agenzie internazionali devono cooperare con le autorità competenti, non devono ostacolare la giustizia.
Nasce il sospetto che l'Oms a guida cinese voglia nascondere gli errori gravi della Cina nel comunicare al mondo il virus.
Ora la procura di Bergamo deve capire il perché di quelle morti, della strage, dall'altra parte, il comitato Noi denunceremo sta depositando le denunce in sede civile a Roma.
In un'ultima mail del 2017 perfino Ranieri Guerra ammette la non esisteva un piano di emergenza aggiornato, laddove scrive
“L’influenza pandemica non è una minaccia teorica(...) È necessario predisporre un nuovo piano nazionale”
Le 5 sfumature di nero – di Giorgio Mottola e Andrea Palladino
Il partito di Giorgia Meloni sta crescendo nei sondaggi (grazie anche alle continue ospitate nei programmi che hanno consentito al suo partito di godere di un'ottima visibilità): ma tra i molti politici che sono saliti sul carro del vincitore ci sono anche degli impresentabili.
A cominciare dall'ex forzista Roberto Rosso, assessore alla legalità che voleva trasformare fratelli d'Italia nel partito amico dei cantieri delle imprese e del lavoro. Ma poche settimane prima delle elezioni veniva ritratto mentre pagava i voti comprati della ndrangheta. Dopo l'arresto, la presa di posizione del partito della legge e dell'ordine è nelle parole di Guido Crosetto, fondatore di FDI: “non mi è mai sembrato uno che possa intrattenere rapporti con la mafia”.
Giuseppe Caruso presidente del consiglio comunale di Piacenza , altro acquisto recente di FDI, è stato arrestato pochi mesi fa per voto di scambio (avrebbe aiutato le cosche ad accedere ai fondi europei).
Enzo Misiano, consigliere comunale di Ferno (Va) di FDI e responsabile locale del partito, curava gli interessi delle cosche in comune e faceva da autista al boss.
C'è un problema nella selezione della classe dirigente ha chiesto Mottola a Giorgia Meloni?
“Io ho cominciato a fare politica quando hanno ucciso Paolo Borsellino e l'ultima cosa che è possibile nella mia vita e nella mia attività politica è che qualcuno utilizzi i sacrifici che sto facendo per fare favori alla criminalità organizzata”.
Alla successiva domanda, perché certi politici con relazioni pericolose scelgono FDI, Meloni ha gettato la palla in corner tirando un ballo il servizio pubblico, vi pagano gli italiani ..
“Ci sono tre casi ..”, cerca di minimizzare, ma la segretaria del partito si dimentica di Gianfranco Pittelli, ex parlamentare di FI, nel 2017 entrò in FDI, la Meloni lo definiva in un tweet “valore aggiunto per la Calabria e per tutta l'Italia”. Lo scorso dicembre è stato arrestato con l'accusa di essere l'elemento di cerniera tra la ndrangheta, la massoneria e le istituzioni.
Ai 4 arresti del 2019 si sono aggiunti gli arresti di quest'anno: Domenico Creazzo, consigliere regionale in Calabria, arrestato prima che potesse insediarsi in consiglio. In carcere è stato preceduto da un altro consigliere regionale, Alessandro Nicolò arrestato con l'accusa di essere al servizio delle cosche.
“Ma secondo lei io c'ho una sfera di cristallo? Mi dica lei come si fa a sapere se uno ha dei problemi quando non c'è un'indagine, comunque se anche chiedi non te lo dicono.. secondo lei dovevo conoscere personalmente tutte le migliaia di candidati nelle liste di FDI che ci sono in Italia? ..”
Meloni ha sempre risposto alle domande di Report: certo, non può conoscere tutti i candidati, ma un leader deve sapere che quando un partito cresce, su quel carro possono salire opportunisti che vogliono solo continuare a fare affari sul territorio.
Giorgia Meloni deve saper fare anche un filtro sui candidati, come, per esempio l'ex tesoriere, Pasquale Maietta: oltre che parlamentare è stato commercialista e anche presidente del Latina calcio.
Ma a bordo campo c'era il capo del clan Di Silvio, accusato di associazione mafiosa, condannato in appello a dieci anni per questo reato: secondo alcuni collaboratori il clan Di Silvio avrebbe dato appoggio ai candidati di Fratelli d'Italia.
Di Silvio avrebbe messo in pista un sistema di riciclaggio, con società che hanno dato contributi anche per la campagna di Maietta, società che portano ad uno studio in Svizzera.
A Latina c'è la migliore classe dirigente di Alleanza Nazionale, dice la Meloni in un video del 2014: si riferiva proprio a Pasquale Maietta, allora presidente del Latina Calcio e tesoriere alla Camera.
La sua carriera è stata favorita dai successi del Latina calcio, dopo la ripartenza della Promozione: durante gli allenamenti si vedevano a bordo campo esponenti del clan Di Silvio, imparentato coi Casamonica, che hanno dominato nell'Agro Pontino grazie all'usura e al racket.
L'attuale sindaco di Latina racconta di come, una volta, il questore sia stato ricevuto in tribuna da un capo clan, che era presente anche alla partita di play off per la serie A dove in tribuna c'era anche la Meloni.
Secondo Maietta (che non nega il rapporto con Di Silvio) Di Silvio era solo un magazziniere: in realtà era qualcosa di più, essendo anche il possessore dello stemma del Latina calcio.
E i reati? Li ha commessi per conto suo, io prendevo solo un caffè ogni tanto si giustifica Maietta, ma in realtà, secondo le testimonianze raccolte da Mottola, Di Silvio e Maietta erano molto amici.
Non solo, Di Silvio inizia a partecipare alle iniziative di FDI con Maietta, facendo anche da servizio d'ordine con metodi bruschi.
Maietta non si è ricandidato nel 2018, dopo le inchieste, ma nessuno nel suo partito ne ha preso le distanze.
“Cari signori inquirenti, quando avete informazioni, datecele, per combattere le infiltrazioni mafiose..”
Questo dice la Meloni oggi, ma già nel 2014 si sapeva chi fosse Di Silvio, il magazziniere del Latina calcio, quello che appende i cartelli elettorali per Maietta, che fa servizio d'ordine..
I pentiti della mafia di Latina hanno consentito di scoprire le piste del riciclaggio, che portano fino in Svizzera: secondo i magistrati Maietta, indagato per riciclaggio, finanziava la sua campagna pubblicitaria con tre aziende.
Dietro queste storie di riciclaggio ci sono anche due strani suicidi avvenuti a Latina: il primo è quello dell'avvocato penalista Paolo Censi.
Nel cestino del suo studio sono stati trovati pizzini dove compare il nome di Maierra, 10 anni, riciclaggio, parole come “dentro c'è Pasquale”..
L'altro suicidio è di un elettrauto, Francesco D'Agostino, che i magistrati sostengono fosse il prestanome di Maietta per le sue società.
Un pentito ha raccontato che la morte di Censi sia legata al riciclaggio: Censi infatti, prima di morire, fece un viaggio in Svizzera a Lugano presso la SMC nello studio di Max Spiess, figlio dell'avvocato di Licio Gelli che, da quanto risulta a Report, fosse consapevole che il denaro che arrivava da Maietta era non registrato.
I magistrati ritengono che Censi fosse andato a Lugano per far rientrare i capitali di Maietta con la voluntary disclosure: su cui lo stesso Maietta aveva fatto un'interrogazione parlamentare al governo, perché sapeva che c'erano delle indagini contro di lui.
Le fortune di Casa Pound.
Cinque anni fa Casa Pound aveva puntato su Salvini: Simone Di Stefano tirava la volata per il lumbard Salvini, per poi sentirsi traditi.
Ad un convegno di neofascisti europei, un dirigente di CP spiega come a Salvini manchi un requisito fondamentale, “non ha nel DNA i valori il fascismo” e così ora Casa Pound sta veleggiando verso il partito della Meloni.
Quasi ogni iniziativa pubblica di CP ha a fianco un esponente di FDI e alle prossime elezioni comunali di Roma sarà presente una lista civetta volontà romana, assieme al partito della Meloni.
Da dove ha preso i soldi CP per far partire le loro attività imprenditoriali che negli ultimi due anni hanno portato ad un fatturato di 5ml di euro?
C'è la casa editrice, Altaforte, dell'ex picchiatore Francesco Polacchi: due anni fa, molti esponenti della “brigata Voltaire” si batterono contro la sua esclusione dal Salone del libro di Torino usando la storiella del fascismo degli antifascisti.
Polacchi non è un imprenditore qualunque come i suoi libri non sono libri qualunque: è stato arrestato anni fa per tentato omicidio reato poi caduto in prescrizione, è stato condannano per lesioni e rinviato a giudizio per apologia di fascismo, dopo le frasi pronunciate durante una trasmissione radiofonica, La Zanzara, nel maggio del 2019 (“Mussolini è stato il miglior statista del secolo scorso”).
Non rinnegano nulla i fascisti del terzo millennio, anche perché trovano terreno fertile in un certo giornalismo che considera il fascismo solo un'opinione come le altre.
Nemmeno Polacchi rinnega quello che ha detto: di fronte a Giorgio Mottola, non vuole più ripetere la parola fascista, ma si definisce sovranista (“sono fascista ma non fesso”).
E proprio perché non sono fessi, quelli di CP hanno iniziato a commercializzare la propria identità: pochi anni fa Polacchi ha fondato Pivert, un marchio di abbigliamento che produce abiti e scarpe per un pubblico sovranista, non a caso il primo testimonial è stato Matteo Salvini che per primo ha esibito in pubblico un giubbino di questo marchio.
E' bastato avere Salvini come testimonial per lanciare il marchio, il sito è andato in tilt, racconta lo stesso Polacchi che non nasconde il sogno di vestire tutto il mondo sovranista.
Altro testimonial è stato Bobo Vieri, fotografato accanto al capo ultras (fascista) dell'inter Nino Ceccarelli, arrestato l'anno scorso per violenza.
La pubblicità al marchio è stata affidata a Nina Moric, personaggio del mondo dello spettacolo che recentemente si è avvicinata a Casa Pound e a Di Stefano.
Polacchi ha messo in piedi una Holding, con dentro una casa editrice e una rivista, Primato Nazionale, dentro cui scrivono persone note a livello nazionale come Sgarbi e Fusaro.
Questa attività imprenditoriale ha avuto come effetto quello di sdoganare l'immagine pubblica del movimento?
Risponde Polacchi: “l'obiettivo soprattutto della mia attività editoriale, è quello di creare una influenza sull'opinione pubblica, sia tramite una linea editoriale dove si è riusciti a coinvolgere altri giornalisti o altri personaggi che condividono o sposano le nostre idee, lo reputo uno dei successi della mia attività”.
Influenzare ma anche incassare: negli ultimi due anni la holding di Polacchi ha registrato un fatturato di 2,5ml di euro, soldi che finanziano anche il movimento, perché i negozi della catena Pivert sono gestiti dai dirigenti.
Da dove sono arrivati i primi finanziamenti? Da cose che avevo messo da parte con parsimonia, risponde Polacchi.
Ma se non lavorava da dove li prendeva? Domanda ad un certo punto Mottola:
“Dalle paghette de papà ..”
Sarà vero?
La Minerva Holding ha acquisito le quote della Virgo SRL, comproprietaria e la Compagnia Fiduciaria Italiana, che era di proprietà della Fonsai di Ligresti, un grande imprenditore, dice Polacchi, che però non sapeva che Ligresti fosse finito in carcere.
Dietro Forza Nuova
Da quando è iniziata la pandemia, l'estrema destra soffia sul fuoco della protesta: le piazze sono state infiltrate dalle formazioni neofasciste come Forza Nuova che ha rivendicato le ultima manifestazioni, con cui cerca di risollevarsi dall'epidemia di iscritti.
FN ha sede in un palazzo controllato dalla fondazione Alleanza Nazionale, un contratto privato di cui Roberto Fiore non ne vuole parlare: oggi FN ha stretto una alleanza coi gilet arancioni, coi negazionisti, in manifestazioni che si fanno beffe delle norme sul distanziamento.
Ad arringare le folle c'è il braccio destro di Fiore, Luciano Castellino: “voglio respirare libero”, dice, ma è stato condannato per violenze, indagato per estorsione.
E' un simbolo di una liberazione in atto, dice Fiore: oggi Castellino è fautore della collaborazione tra FN e gli ultras lazioli, gli irriducibili.
Anche loro, gli ultras, sono una forma di liberazione civile, dice Fiore: nella sede degli irriducibili della Lazio, dove si ipotizza che siano stati pianificati gli scontri a Roma del 27 ottobre, Giorgio Mottola ha incontrato Franco Costantino, braccio destro di Diabolik, Fabrizio Piscitelli, il capo della curva (e narcotrafficante) ucciso in un agguato due anni fa.
Nella rete di estrema destra e ultras sono finiti molti minorenni: molti dei fermati dopo gli scontri di Roma e Milano hanno meno di 18 anni.
Nulla di sconvolgente per Roberto Fiore, capo di Forza Nuova: “noi siamo disposti anche a farci qualche giorno di galera, non è la fine del mondo”. In piazza c'erano sia Fiore che Castellino, altro capo di FN ma non sono stati fermati: Fiore ha iniziato a far politica a 13 anni, il fermo dei 16 minorenni per lui è un fatto positivo “vorrei vedere tantissimi giovani di 15-16 anni entrare in Forza Nuova ”.
L'attenzione verso i giovanissimi da parte di FN inizia con storie di pestaggi di bengalesi, da parte di ragazzini: pestaggi senza alcun motivo, dove i giovani erano affiancati da esponenti di FN adulti, come se fosse una prova di iniziazione.
Ma i giovanissimi che entrano in FN ci sono regole e gerarchie da rispettare: poco tempo fa, tre giovani esponenti tra i 18 e i 22 anni, accusati di comportamenti scorretti, sono stati portati di notte in un casale fuori Roma per essere sottoposti ad un rituale punitivo violento.
Lo racconta in una intercettazione proprio uno dei tre: messi in ginocchio al buio, sotto la pioggia, uno dei capi di FN alle spalle dopo aver scarrellato la pistola, ha esploso un colpo vicino alla tempia di uno dei ragazzi, che pensava di essere ucciso “te giuro ho pensato, mo questo m'ammazza”.
Tante volte a chi sta dietro ai rosari, ci sono i diavoli – il commento di Massimo Perrone fondatore di FN, un invito ai genitori a vigilare sulle frequentazioni dei figli.
Cosa abbiamo capito da questa storia, commenta Ranucci: che il nero dell'anima e dell'ideologia, si mescola col nero degli affari.
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