Italia Viva e Renzi vogliono fare un'inchiesta parlamentare sul commissario Arcuri per capire quanto sia stata trasparente la sua gestione durante la pandemia.
Ma, come racconterà Report, sono stati tanti i furbetti del Covid (tra cui anche un ex presidente della Camera).
Sempre in tema di spese poco oculate, per usare un eufemismo, il capitolo Mose a Venezia: emblema di come non vanno gestite le opere in questo paese (e un monito a questo governo che si appresta a mettere a piano tanti lavori in fretta coi soldi del recovery plan).
Un servizio sulla posa dei tubi del gas (che doveva andare in onda la scorsa settimana) e infine un servizio su un palazzo di Roma, la sede dell'ex Istituto Geologico.
Chi ha fatto affari col Covid
Piccoli imprenditori, faccendieri, ditte nate poco prima della firma dei contratti, come hanno fatto ad aggiudicarsi appalti milionari per proteggerci dal virus?
A questa domanda cercherà di rispondere il servizio di Rosamaria Aquino, partendo dalla società ENT di Vittorio Farina, che si sarebbe rivolta all'ex ministro Saverio Romano, poi finito in una indagine per traffico di influenze assieme a Farina e al capo della protezione civile siciliana, per un appalto per la fornitura delle mascherine e di guanti.
Dopo aver incassato il primo assegno per l'appalto di guanti, la società di Farina ha effettuato un bonifico sul conto dell'ex ministro Romano, senza causale, un'operazione segnalata come sospetta dalla polizia tributaria.
Romano ha risposto alla giornalista che la fattura è del 13 maggio, che ha una causale e che è relativa ad un contratto di marzo per una attività professionale non legata alla vicenda Covid.
Una consulenza da 58mila euro, una bella somma, "Sono una bella somma ma non mi stravolgono la dichiarazione dei redditi".
Nulla di strano dunque. Tranne che la società di Farina poteva portarsi a casa un appalto da 15 ml di euro, che Saverio Romano si è dimenticato di segnalare la sua società al capo della protezione civile, di cui era amico, anzi “conoscente”
La scheda del servizio: Covid business di Rosamaria Aquino con la collaborazione di Norma Ferrara, mmagini Dario D'India, Alfredo Farina, Davide Fonda, Cristiano Forti, montaggio di Lorenzo Sellari
Durante l'emergenza Covid-19 ditte minuscole, che si occupano di tutt'altro, o nate pochi giorni prima della firma dei contratti, si sono aggiudicate appalti milionari. Hanno venduto gel igienizzante, tute protettive, guanti e mascherine. Come ci sono riusciti? Un viaggio tra facilitatori che avrebbero mediato appalti con le loro conoscenze politiche e imprese improvvisate che hanno venduto dpi alla pubblica amministrazione.
Le mascherine della Pivetti
Lo scorso maggio, Report aveva raccontato la storia delle mascherine acquistate dalla Cina e importate dalla società di Irene Pivetti, ex presidente della Camera.
Com’è andata a finire? LA MASCHERINA DELL'EX PRESIDENTE di Manuele Bonaccorsi
Report torna sul caso delle mascherine cinesi importate dalla società dell’ex presidente della Camera Irene Pivetti e sequestrate dalla Procura di Savona. Un affare che a distanza di un anno rappresenta ancora un salasso per le casse pubbliche. Anche per colpa di un clamoroso errore della Protezione civile.
L'eterno Mose (un monito ai fan del modello grandi opere)
Ce ne siamo un po' dimenticati del Mose, dello scandalo dei 6 miliardi spesi per un'opera ancora incompiuta, che forse non salverà Venezia dall'acqua alta, dei soldi pubblici finiti in mano ad un consorzio dove controllato e controllore erano la stessa cosa.
Poi succede che arriva l'acqua alta, come due anni fa nel novembre 2019 e ci si chiede, ma che fine ha fatto il Mose? L'acqua alta ha riempito tutta la cripta della Basilica, alcuni dei suoi preziosi mosaici sono andati quasi distrutti. L'acqua ha sommerso i mosaici ma è anche sgorgata dalla pavimentazione stessa dei mosaici, spinta dal basso, acqua salmastra, che ancora oggi lascia a ricordo di quanto avvenuto cristalli di sale sui mosaici e sulle lastre di marmo che ricoprono le pareti.
A proteggere il patrimonio artistico non c'è quasi nulla, perché le barriere del Mose, l'opera pubblica costata quasi 5,5 miliardi di euro, da sole non proteggono la Basilica di San Marco.
“Se il Mose deve proteggere la Basilica di San Marco, deve stare alzato sempre” spiega l'ex sindaco Cacciari (che era contrario a questi tipo di opera), “perché la Basilica va sotto di 70 centimetri.”
Mentre il Mose si alza solo se l'acqua si alza tra i 110 e i 130 centimetri: per salvare tutta l'insula di San Marco serve un'altra opera, dice il provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone, che costerà altri 40ml di euro, che vedrà la luce – racconta il giornalista Luca Chianca – non prima di 3-4 anni.
“Sapesse quale sentimento affligge anche noi, ci vuole tempo perché ci sono mille istituzioni che devono partecipare a questa approvazione, non le parlo dei Beni Culturali, non le parlo della commissione salvaguardia, non le parlo dei Vigili del Fuoco, del ministero dell'ambiente.. messi tutti insieme fanno anni”.
I soldi non ci sono e ora le aziende hanno fermato i lavori: in un video, che si può vedere nell'anteprima del servizio, sono riprese le paratie della bocca di Lido, la più vicina a Venezia, che devono essere sottoposte ad interventi di continua manutenzione per evitare i rischi della corrosione.
L'ex commissaria del consorzio per il Mose avrebbe dovuto sbloccare i lavori fermi: se i lavori sono fermi, negli scorsi mesi c'è stato un giro di nomine attorno al consorzio, l'ex amministratore Ossola richiamato come consulente per 1100 euro al giorno, “un tecnico di altissimo livello, necessario per garantire il completamento dei lavori.. ”
La cerimonia della prima posa del Mose è del 2003, ai tempi dell'altro governatore del Veneto, l'altro doge Galan: “Venezia è salva”, diceva ai giornalisti, “non è facile trovare le parole giuste ..”
La scheda del servizio: Povero San Marco di Luca Chianca, con la collaborazione di Alessia Marzi, immagini di Matteo Delbò, montaggio di Emanuele Redondi
A luglio scorso Report aveva partecipato al primo test per il sollevamento del Mose, l'opera che dovrebbe salvare Venezia dall'acqua alta. Finalmente dopo 17 anni dalla posa della prima pietra tutte le barriere mobili si sono alzate contemporaneamente. Un evento senza precedenti a cui hanno partecipato ministri, politici e forze armate. Di fatto una vera e propria inaugurazione, con tanto di benedizione, dopo anni di lavori e commissariamenti. A distanza di quasi un anno Report è tornato sull'Isola Novissima che divide la bocca di San Nicolò da quella di Treporti, documentando con immagini esclusive come i cantieri siano di fatto fermi perché le ditte che devono completare l'opera non ricevono soldi da dicembre scorso. Cosa sta succedendo all'opera che avrebbe dovuto salvare San Marco e la sua Basilica dall'acqua alta?
Lo stato dei tubi
Con che criteri di sicurezza sono posati i tubi del gas posati sotto le strade?
Il servizio di Report racconterà di quanto sia impostante che siano posti alla giusta profondità, che siano ben segnalati, per evitare problemi di fuoriuscita di gas per interventi sul manto stradale.
Ma non sempre questi criteri sono rispettati.
La scheda del servizio: La grande fuga di Max Brod in collaborazione di Greta Orsi con immagini di Paolo Palermo, Fabio Martinelli, Cristiano Forti e Andrea Lilli, ricerche immagini di Eva Georganopoulou, montaggio di Andrea Masella
Vicino alle nostre case, sotto il manto stradale, passano chilometri di tubazioni del gas. Quando si verificano delle perdite da queste condotte, il metano può arrivare anche dentro alle abitazioni e provocare gravi incidenti. Per questo motivo i tubi vanno posati a profondità di legge e gli scavi per ripararli vanno poi riempiti con materiali specifici. Ma avviene sempre così? Report ha girato l'Italia per capire come stanno le cose, scoprendo tubazioni superficiali e gestori che hanno dovuto correre ai ripari dopo la posa delle condotte. E i Comuni quanto controllano? Il problema della profondità sembra importare a pochi nonostante ciò che racconta chi sulle strade lavora tutti i giorni: le tubazioni superficiali sono all'ordine del giorno.
Il palazzo dell'ex Istituto Geologico
La scheda del servizio: Intrighi a palazzo di Chiara De Luca, con la collaborazione di Greta Orsi, immagini di Chiara D'Ambros, Paolo Palermo, Fabio Martinelli e Andrea Lilli, montaggio e grafica di Michele Ventrone, montaggio di Andrea Masella
In largo Santa Susanna, in pieno centro a Roma, c'è lo storico palazzo dell'ex Istituto Geologico. Su di esso gravano due vincoli, uno archeologico e uno architettonico. Nonostante l’importanza storica il palazzo ha perso la sua funzione originaria perché nel 1995 fu svuotato delle sue opere, oggi inscatolate in un magazzino, e nel 2005, dopo essere stato cartolarizzato, fu venduto a una serie di società riconducibili a Cassa depositi e prestiti che a breve ci farà gli uffici del Fondo nazionale innovazione. Proprio per questo motivo sono in corso dei lavori, ma di che lavori si tratta?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.