24 maggio 2021

I demoni di Berlino di Fabiano Massimi

 

Il calore è così intenso che gli lacrimano gli occhi, il fumo così fitto che non sa dove girarsi. Al di là delle vetrate infrante, nella grande piazza illuminata a giorno, le sirene gridano senza sosta, attirando altre autopompe e migliaia di curiosi. L'acqua prelevata dallo Sprea entra a fiotti dalle finestre, ma nemmeno questa basta a fermare le fiamme. Nella fredda notte di febbraio, il palazzo del Parlamento brucia come un falò di fine estate, e lui è in trappola al suo interno.

Continuiamo a vigilare: Fabiano Massimi termina così la sua nota alla fine di questo romanzo storico incentrato sull'incendio del Reichstag la sera del 27 febbraio 1933. Continuiamo a vigilare perché è stato facile, nella Germania del 1933, passare dalla fragile democrazia di Weimar alla dittatura nazista del reich millenario.

Continuiamo a vigilare, perché per spegnere quell'incendio ci vollero delle ore, ma per spegnere l'incendio che Hitler, i suoi sgherri, appiccarono all'Europa occorsero dodici anni e sessanta milioni di morti.

Non è un caso quel titolo, I demoni di Berlino, che richiama i demoni che infestano i nostri sogni e richiama il fatto che Berlino fosse chiamata per la sua energia, la città che “non dormiva mai, ma nemmeno smetteva di sognare. E di generare incubi..”.

Sono i demoni che indicano nello straniero, ebreo, il colpevole di tutti i mali della nazione, i demoni che arringano la folla con parole d'odio, che barattano la sicurezza nella vita di tutti i giorni con le tue libertà.

Quella sicurezza usata come clava da Hitler all'indomani dell'incendio del Reichstag per imporre la dittatura: i poteri speciali alla polizia, l'arresto dei nemici del popolo (comunisti, intellettuali ebrei) le cui liste erano preparate da giorni, i decreti fatti firmare d'urgenza dal presidente Hindenburg

Il cosiddetto Decreto dell’incendio del Reichstag autorizzava il governo a limitare a piacimento i diritti di libertà personale, di espressione, di stampa, di assembramento, di riservatezza e di proprietà dei comuni cittadini.

Continuiamo a vigilare, ci dice l'autore, perché anche oggi, a quasi novant'anni di distanza, l'impressione che i nostri diritti, le nostre libertà, siano sempre a rischio, in nome della sicurezza.

Questo secondo romanzo di Fabiano Massimi non è un saggio storico: sull'incendio al parlamento tedesco ancora oggi non abbiamo tutti i pezzi del puzzle, sebbene nessuno creda alla teoria del gesto isolato di Marinus van del Lubbe, l'unico che ha pagato con la vita per questo rogo, non sappiamo chi veramente lo ha appiccato. Hermann Goering, all'epoca presidente della Camera, è l'unico che anni dopo si prese le colpe di tutto.

Fabiano Massimi ha cercato di ricostruire il contesto di quei giorni (dove si era all'imminenza delle elezioni) usando il meccanismo del romanzo, immaginando uno scenario plausibile partendo dai pochi fatti certi, assodati: la presenza di Hitler quella sera a Berlino, i dossier di Himmler con cui poteva ricattare altri gerarchi e l'invidia tra Goering e Himmler per assicurarsi i favori di Hitler.

Nel romanzo sono presenti personaggi realmente esistiti, come “Putzi” Hanfstaegl, segretario e portavoce di Hitler che, racconta Massimi, quella sera era presente nel palazzo presidenziale assieme a Goering; Rudolf Diesl, capo della polizia politica che uscì indenne dalla fine del nazismo.

Sono reali gli incendi appiccati da squadre delle SS, che poi venivano attribuiti ad avversari politici (vi ricorda qualcosa di quanto avvenuto in Italia durante la strategia della tensione?), incendi che colpivano proprietà di ebrei.

GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 1933 Quattro giorni prima

Nella notte era andato a fuoco un negozio. Quando Peter Rach scese dal tram in Boschstrasse, poco lontano dall’appartamento che occupava al Karl Marx-Hof, l’alba gelida di Vienna era ancora screziata dal fumo..

Per raccontare questo contesto, questa storia, l'autore usa alcuni personaggi inventati, ma allo stesso tempo molto verosimili, già conosciuti nel suo precedente romanzo, L'angelo di Monaco.

Il commissario di polizia Sigfrid Sauer e la sua compagna Rosa, il commissario “Mutti” Furster e i suoi colleghi: l'avevamo lasciato un fuga da Monaco, al termine del precedente romanzo, per sfuggire dal suo mortale nemico, il capo della servizio di sicurezza delle SS Heydrich.

E ora Siggi Sauer ha un nuovo nome, un nuovo volto e un nuovo lavoro a Vienna, ma deve lo stesso guardarsi le spalle tutti i giorni, deve sempre girare con una pistola.

Finché un giorno non si ritrova nel suo appartamento, il suo ex sergente a Monaco, Julian

«Quanto tempo» disse il giovane al pianoforte esibendo un sorriso beffardo. «Ma la vedo in forma, commissario Sauer.»

il suo ex collega lo informa che Rosa, la donna che ha amato e che con lui è scappata a Vienna, ora si trova a Berlino, per fare qualcosa contro Hitler assieme alla resistenza, per fermare la sua ascesa. Ma a Berlino Rosa è sparita, gli ha lasciato solo una cartolina, che gli ha fatto arrivare attraverso una persona fidata.

Scava una fossa, e siediti al suo interno.

Un messaggio in codice, che si rifà ad un opera di Wagner, in cui l'eroe deve sconfiggere il drago, il suo nemico. Come Heydrich.

Così Sigfried decide di seguire Julian a Berlino, per ritrovare Rosa per salvarla prima che sia troppo tardi. Perché forse, nonostante si siano lasciati in malo modo poche settimane prima, lui la ama ancora. Perché forse si sente responsabile verso Rosa, e forse perché salvare Rosa significa salvare il paese, salvare tutti.

Ma di chi fidarsi a Berlino, una città che non è la sua città? Può veramente fidarsi di Julian e dei suoi colleghi che lo accompagnano nella città, tutti legati alla resistenza gli dice l'ispettore («A Berlino abbiamo appoggi ovunque, anche in polizia» – e gli venne da sorridere. Bentornato nel gran gioco dei segreti, caro Sauer)?

L'unica è rivolgersi a due suoi ex commilitoni della prima guerra mondiale, due persone che con lui hanno condiviso il fango e la paura della morte sul fronte francese. Un proprietario di un locale notturno ebreo e un baro ungherese con un forte ascendente con le donne.

Ma anche di loro, può veramente fidarsi? E può fidarsi di Julian, di Johanna Tegel (la prima poliziotta nella sezione criminale), del sergente Mann, che lo accompagnano in giro per Berlino per cercare un posto dove possa essere stata Rosa?

L’ex commissario non aveva risposte, ma una cosa la sapeva: l’unico modo per uscire da un labirinto di specchi è smettere di guardare la propria immagine riflessa e affidarsi alla logica.

Sauer si trova di fronte ad un gioco degli specchi, dove non riesci più a capire quale sia l'immagine vera e quella riflessa, di chi fidarsi e di chi no.

L'invito a Berlino è solo una trappola per catturarlo e far fuori quella cellula della resistenza contro il partito nazista? Che attentato hanno in mente queste persone, di così grosso, tanto da scuotere l'opinione pubblica dei tedeschi prima delle elezioni?

Il presidente del Reichstag, un uomo corpulento avvolto da una nuvola di profumo, sedeva dietro una scrivania monumentale, chino su una saliera in argento ..

In un giro di intrighi sempre più intricati e pericolosi, Sauer arriva a stringere la mano perfino a Goering (come nel precedente romanzo l'aveva stretta a Himmler, il capo delle SS), comprendendo che perfino una parte del mondo nazista sa di questo attentato e intende sfruttarlo a proprio favore.

Anche in questo suo secondo romanzo, l'autore ci racconta un episodio della storia con la S maiuscola, mettendo a fianco personaggi reali e altri piccoli, comparse sul palcoscenico reale: la morte di Geli Raubal, la nipote di Hitler, la prima vittima della propaganda nazista. E l'incendio del Reichstag un anno e mezzo dopo, un evento che segna l'inizio della fine della Germania e che Sauer cerca di fermare, per tentare di cambiarne il corso. Un episodio della storia del secolo passato che è anche un monito, racconta l'autore nelle sue note finali:

..il Reichstag bruciò in una sera, ma per spegnerlo occorsero dodici anni e sessanta milioni di morti. Oggi può sembrare una storia lontana, lontanissima, quasi ininfluente, eppure le sue fiamme continuano a covare sotto la cenere. I nostri tempi non sono così diversi..

La scheda del libro sul sito di Longanesi e il link al pdf del primo capitolo

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