Prologo
Robi continuava ad agitare le mani sotto lo spicchio di luce di un lampione che illuminava il cruscotto dell’auto. Assomigliava a un prestigiatore che prova un nuovo trucco di magia.
«Smettila» lo ammonì Michi, passandosi un fazzoletto sul collo.
«Questi guanti verdi sono ridicoli.»
«Al supermercato avevano solo quelli» mentì l'altro.
Dopo “La signora del martedì”, Massimo Carlotto ci regalo un altro giallo dove si cambiano ancora una volta le regole e dove l'autore torna nel suo nordest, nella provincia italiana a chilometri di distanza dalla grande città ma soprattutto ad una distanza di secoli dal presente.
Perché nella valle dove avviene questa storia di delitti, ricatti e tradimenti, di maggiorenti e di popolino, sembra di essere tornati indietro al secolo passato. Ai tempi dei nobili, per volere di Dio, che potevano disporre del come e del quando della vita del loro feudo, una sorta di casta chiusa, dove chi sta sopra era bene che non si mischiasse con chi stava sotto, pronto a raccogliere tutte le briciole cadute dalla tavola dei commensali.
Dimenticatevi il giallo con un delitto, un colpevole che si nasconde nel buio tra i tanti sospettati e un investigatore che, tra mille difficoltà, riesce a sbrogliare la matassa: niente di tutto ciò, nessuna lotta tra buoni e cattivi, nessuno si salva tra i protagonisti della storia che inizia con due balordi, i cugini Michele e Roberto Vardanega che sono stati pagati per spaventare Bruno Manera, marito della figlia di una famiglia di industriali del posto
La loro vittima arrivava dalla città. Si chiamava Bruno Manera. Poco più di un anno prima aveva sposato Federica Pesenti, una donna del posto
Bruno nel paese è considerato uno di fuori, non si è mai stato accettato dalle persone della valle quando si è trasferito qui dopo il matrimonio con Federica Pesenti. Tanto che, imbeccate dal maresciallo del paese che più che tutore dell'ordine, sembra la pettegola del paese, iniziano a circolare voce secondo cui gli attentanti che ha subito derivano dai suoi loschi rapporti di affari.
L'unica persona con cui può confidarsi è una guardia giurata, che staziona davanti la banca tutto il giorno, a controllare che nessuno rubi i beni dei maggiorenti della valle, Manlio Giavazzi.
E' proprio Manlio a fargli aprire gli occhi, a fargli capire che la moglie ha una relazione e che proprio questa relazione è la causa delle violenze che sta subendo.
Potrebbe finire così, una storia di corna, i pettegolezzi nel paese, un marito ancora innamorato della moglie, molto più giovane di lui e una moglie che invece si è accorta troppo tardi di non amare quell'uomo, così diverso da lei.
Per un attimo era stata anche tentata di lasciare Bruno. Il problema era che la famiglia Pesenti non glielo avrebbe mai perdonato, perché in quel modo avrebbe servito su un piatto d’argento occasioni irripetibili di pettegolezzo ..
E invece, no.
Perché in questa storia i personaggi hanno un volto meschino e malato: come la guardia giurata, un uomo all'apparenza così dimesso, pacato, rimasto solo dopo la morte del figlio che non ha saputo curare dalla sua malattia e abbandonato dalla moglie, che non riusciva più a stare accanto ad una persone incapace di superare quel dramma.
Il signor Manlio Giavazzi decide di risolvere lui tutta la situazione, andando a parlare con i responsabili degli atti di violenza. Risolverla a modo, senza mettere in mezzo la legge, senza raccontare in giro la verità
«E Manera?»
«Bruno è un uomo per bene ma è di città, è arrivato da poco e non ha ancora avuto modo di capire come funziona da queste parti» rispose il vigilante. «Dobbiamo sistemare la faccenda tra paesani, ..»
Salvare il buon nome dei Pesenti, evitare il carcere ai due cugini balordi, due uomini deboli e insicuri, salvare il posto all'uomo che li aveva pagati per gli attentanti al signor Pesenti : non solo per soldi, ma per avere la riconoscenza dei maggiorenti del paese, per uscire da quella vita sempre dove ogni giorno è uguale agli altri, dove ogni inverno è destinato a cedere il passo ad una nuova stagione, in attesa di un altro inverno...
La guardia giurata metterà un moto un meccanismo che porterà a mettere i protagonisti gli uni contro gli altri, rosi dal sospetto di finire ricattati, sospettati o peggio ancora, esposti al pettegolezzo e al disprezzo delle persone del paese.
Qualcuno dovrà essere sacrificato in questo gioco cinico e fuori dalla legge, ma pazienza. Tutto pur di poter entrare nelle confidenze, essere vicino ai maggiorenti della valle, “gli appartenenti alle famiglie di imprenditori e industriali”.
Ma questo gioco di ricatti e di meschinità, organizzato dalla guardia giurata, sarà destinato a scontrarsi col potere dei maggiorenti, la loro influenza, la loro consapevolezza nel saper manovrare e influenza le persone, con le loro relazioni e coi loro soldi.
«La verità è che alla fine, qui in valle, siamo sempre noi maggiorenti, le famiglie con il nome a caratteri cubitali sui tetti delle aziende, a trovare le soluzioni giuste per superare i momenti difficili. Voi siete solo capaci di approfittare, di chiedere e di lamentarvi.»
Quello che esce da questo romanzo è il “cuore di tenebra della provincia ricca” (come lo ha definito Carlotto in una intervista), l'animo oscuro e anche un po' malato di persone cresciute in un ambiente chiuso e senza contaminazioni dall'esterno, dove l'amicizia e le relazioni diventano complicità, dove chi arriva da “fuori” è visto con sospetto. Dal maresciallo del paese “terrone”, al signor Manera.
Un mondo dove il cinismo e il disprezzo delle regole, l'assenza di ogni umanità, non è solo di chi sta in basso, (muratori, sciampiste o consulenti bancari), ma anche dei signorotti locali: in diversi passaggi si fa cenno alle tante morti sul lavoro, nei cantieri e nelle fabbriche, sicuramente causate dalla sbadataggine dei dipendenti
La mortalità in valle non era un evento così raro, con tutti gli incidenti sul lavoro che si verificavano nelle fabbriche e nei laboratori. I dipendenti erano sempre sbadati.
Morti che non causano alcun rimorso perché sono cose che succedono, perché tutto finirà nel dimenticatoio, perché nulla deve perturbare questo mondo imperfetto e cristallizzato nelle sue divisioni di casta.
Forse questa valle è un po' l'emblema di tutta l'Italia, di quello che sta diventando.
La scheda del libro sul sito di Rizzoli, il pdf del primo capitolo
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