Andrà in onda questa sera il servizio che confronterà la scuola italiana e quella finlandese: tanto in Italia non siamo capaci di spendere i fondi europei, per migliorare la qualità dell’insegnamento, tanto in Finlandia sono stati bravi ad intuire che il progresso del paese passasse proprio dall’istruzione.
Giulia Innocenzi racconterà degli allevamenti intensivi dei polli nel mondo e in Italia: sono 26 ml i polli allevati così in Italia, in quali condizioni vivono? Gli scienziati temono che possano essere gli incubatori della nuova pandemia.
Poi
un servizio su una faida attorno ad un presepe: perché se Gesù è
nato in una capanna, i finanziamenti pubblici per il presepe di
piazza San Pietro rendono l’uomo molto poco cristiano.
Cosa
succede negli allevamenti intensivi dei polli
I polli allevati in modo biologico, sono veramente liberi di muoversi all’aperto, come racconta una pubblicità che va in onda in televisione? Report con Giulia Innocenzi è andata a controllare la situazione nell’allevamento biologico di Filemi a Borghi nell’entroterra romagnolo. Sono vecchi allevamenti intensivi riconvertiti a Bio al piano terra: un’operaia della struttura racconta che quando sono piccoli non escono ancora all’aperto, devono passare almeno dieci giorni. Sembra – racconta la giornalista – che gli operai siano stati allertati da qualcuno, per dare le risposte giuste ai giornalisti. In un altro capannone, sbirciando dalla finestra, si vedono però dei polli adulti che, in ogni caso, sembra che non stiano razzolando liberi. Come mai? “Non ti posso dare nessuna risposta..”
Filemi si vanta pubblicamente di usare mangimi senza OGM, del fatto che la loro carne sia senza OGM, ma la giornalista ha letto sui silos usati nell’allevamento dei riproduttori in provincia di Bologna, ad ottobre, l’etichette che dichiarano esattamente l’opposto: “viene usato la soia e il granturco geneticamente modificato”.
È la stessa Filemi nella domanda per ottenere la certificazione B-Corp ad ammettere che la maggioranza degli animali sono allevati con mangime convenzionale che può essere un mix di OGM e non OGM.
Eppure la vicepresidente, all’EXPO di Dubai parlava del bene comune, valorizzare il territorio e le comunità, “siamo la prima impresa produttrice di carne ad avere questa certificazione.”
La scheda
del servizio: POLLESINA
di Giulia Innocenzi
Collaborazione Greta Orsi e
Giulia Sabella
Nel mondo ci sono 26 miliardi di polli, 500 milioni solo in Italia. La maggioranza di tutti questi polli cresce negli allevamenti intensivi, che secondo gli scienziati sono l'incubatoio dove potrebbe svilupparsi la prossima pandemia. Cosa stiamo facendo per evitare nuovi pericolosi virus? E come sono gli allevamenti in Italia? E quelli biologici? Report mostrerà delle immagini esclusive su come vengono allevati i polli in quella che è considerata un'eccellenza del comparto degli allevamenti biologici. Come sono allevati quei polli? Le strutture che li ospitano sono conformi? E chi controlla che tutto venga fatto nel rispetto rigoroso della legge?
La faida per il presepe
Il presepe è il Vangelo tradotto in dialetto secondo l’antropologo
Marino Gnola – racconta Giorgio Mottola nel servizio – sarà per
questo che a Napoli, dove il dialetto è una lingua vivissima, la
tradizione del presepe è più forte che in qualsiasi altra parte
d’Italia. Qui operano i più grande maestri presepisti viventi,
come Salvatore Scuotto che assieme alle sue sorelle e fratelli da
quasi 30 anni costruisce alcuni tra i presepi più belli al
mondo.
Che cos’è il presepe – ha chiesto il giornalista a
Salvatore Scuotto?
“E’
un mezzo di espressione potentissimo, lo strumento che può
consentire di raccontare la vita così com’è tutta insieme, con il
bene e con il male.”
E bene e male, vizi e virtù coesistono
nel presepe donato alla Basilica del Rione Sanità dalla bottega del
maestro Scuotto. Si chiama presepe favoloso ed è la sua opera più
importante: la natività annunciata da un angelo nero è circondata
da scene di osteria, mostri e figure mitologiche tratte dalle favole
napoletane. Come una sirena, la gorgona cattiva che rapisce le
vergini che osano mettere il piede nelle acque incantate.
Nel presepe favoloso non può mancare Maradona, vestito da scugnizzo, accanto a scorci di vita quotidiana, come una donna nell’attimo sospeso della natività mentre si fa il bagno nuda.
Una statua che, quando venne esposta in una chiesa a Roma, generò un grande scandalo nelle gerarchie ecclesiastiche: il parroco poi tolse la scultura, venne censurata, perché tanta gente veniva in chiesa a vederla e il parroco non riusciva a dire messa. Così il prete fu costretto a togliere questo elemento di confusione. Come nella canzone di De Andrè, Bocca di Rosa, dove i carabinieri portarono via dal paese la donna dello scandalo.
Ma dietro la faida per l’allestimento del presepe di San Pietro nel 2023 (tra due comuni della provincia di Rieti, Contigliano e Greccia) è difficile capire se si celi un eccesso di sincera devozione oppure qualche interesse molto più terreno: questa contesa ha scatenato una guerra tra sindaci nella provincia di Rieti, vescovi contro giunte comunali e opposte fazioni di monsignori e porporati a tifare per l’una o per l’altra parte in causa.
LA provincia di Rieti non aveva mai partecipato a questa rappresentazione e quindi mi hanno chiesto ‘Perché non chiedi?’. Ho fatto questa richiesta al governatorato della Santa Sede – racconta il sindaco di Contigliano Paolo Lancia – un mese dopo, nel fine settembre 2019, la segreteria di Stato ha designato Contigliano per il presepe di piazza San Pietro dell’anno 2023.
Nel 2019 il governatorato, l’organismo che si occupa degli affari interni della Città del Vaticano, sceglie il paese di Contigliano, 8000 abitanti in provincia di Rieti, situato nel cuore della Valle Santa, per la presenza di quattro santuari dedicati a Francesco d’Assisi che in questa zona si stabilì per diversi anni. Qui compì molti dei suoi miracoli e scrisse la regola su cui si fonda l’Ordine francescano.
Che progetto avevano in mente a Contigliano?
“Un progetto che fosse rappresentativo esteticamente di quelli che sono i valori della provincia di Rieti, il verde innanzitutto, con degli alberi veri, e le acque.”
La raccolta di fondi tra gli sponsor procede spedita ma l’assegnazione non va affatto giù al comune confinante, Greggio, che è per antonomasia il paese del presepe. Qui nella grotta situata all’interno del suo santuario, 800 anni fa, San Francesco diede vita al primo presepe della storia, con figuranti in carne e ossa. Per questa ragione il comune di Greccio vede l’investitura vaticana al comune di Contigliano come un affronto.
Due
anni dopo la designazione di Contigliano, il comune di Greccio si
solleva anche perché nel 2023 ricorre l’ottavo centenario del
primo presepe realizzato proprio nel comune. Quindi, sostengono a
Greccio, sono loro ad essere più titolati per organizzare
l’installazione.
Così è nata una guerra tra campanili
senza esclusione di colpi, una faida:
“Oddio, non pensavo,
sicuramente non è la parola che assocerei di più al presepe”
commenta di fronte a Mottola il sindaco di Greccio Emiliano Fabi, che
è anche presidente del comitato Greccio 2023 “soprattutto al
presepe di pace che è il presepe di Francesco”.
Anche questi
litigi per un presepe di pace non sono così adatti.
“Io penso
che a non farci una bella figura è chi ritiene un presepe un bene,
diciamo, di proprietà di qualcuno.”
Alla richiesta del
vescovo di Rieti di revocare la nomina di Contigliano il
governatorato oppone inizialmente un diniego, ma monsignor Pompili
non si dà per vinto e per mesi continua a far pressioni sui
cardinali in Vaticano comportandosi come se spettasse a lui
organizzare il presepe per il 2023.
Il presepe di Francesco è
un presepe di pace: perché è scoppiata una piccola guerra tra
comuni: “Quale
sarebbe il problema … il comune di Contigliano ha preso questa
iniziativa in solitaria, per quello che io ne so.. Le polemiche
nascono da una situazione di chi ha voluto, non si capisce per quale
ragione, intestardirsi a fare una proposta che secondo me non era
nella logica delle cose.. ”
Ma
ha accettato la segreteria di stato.
“Io
penso che si sarebbe potuto gestire diversamente, se non ci fosse
stato qualcuno che si fosse messo in testa di fare cose che [non gli
spettavano sembra dire il vescovo].”
La scheda
del servizio: TE
PIACE ‘O PRESEPE? di Giorgio
Mottola
Collaborazione Norma Ferrara
In provincia di Rieti è nata una vera e propria faida tra due comuni per l’allestimento del presepe più prestigioso di tutti: quello in piazza San Pietro in Vaticano. Per il presepe del 2023, Governatorato e Segreteria di Stato avevano inizialmente scelto il comune reatino di Contigliano, che si era proposto nel 2019. Ma due anni dopo si è sollevato il paese confinante, Greccio, che ha reclamato il diritto a occuparsi dell’allestimento in quanto patria del primo presepe a cui diede vita San Francesco d’Assisi nel 1223. Ne è nata una contesa senza esclusione di colpi che ha contrapposto sindaci contro altri sindaci, vescovi contro giunte comunali e cardinali costretti a schierarsi con l'una o l'altra parte. Uno scontro diventato particolarmente aspro dopo l'approvazione di un finanziamento ministeriale di quasi 4 milioni di euro per le celebrazioni dell’ottavo centenario del primo presepe di San Francesco.
La
scuola in Italia (e nel resto del mondo)
Nel
suo discorso di fine anno il presidente della Repubblica Mattarella
ha voluto citare la scuola (e l’università e la ricerca) come le
basi con cui creare gli italiani del futuro, se vogliamo dare al
paese una visione, un futuro.
Report è andata in Finlandia per
capire qual è il segreto dell’educazione in questo paese: la
programmazione dell’educazione segue in Finlandia tutto un ciclo –
racconta il servizio di Lucina Paternesi – dall’infanzia fino
all’università, è il trionfo della democrazia, a tutti viene data
un’opportunità, ma come?
Attraverso una pianificazione dei
posti di studio – spiega a Report Dario Greco, professore
all’università di Tampere ad Helsinky – quindi di quanti medici,
quanti ingegneri avrò bisogno tra cinque, dieci o vent’anni. Dove
voglio che l’economia del paese vada: ad esempio in questo paese
alla fine degli anni ‘80 c’è stata una pianificazione rispetto
all’innovazione tecnologica nel campo delle telecomunicazioni ed
ecco che arriva il miracolo Nokia che, però, in realtà non è un
miracolo perché è stato costruito.
Report
è entrata in una di queste scuola: dentro si trova un asilo nido,
una libreria comunale, un centro giovanile ed è frequentato ogni
giorno da più di 800 ragazzi seguiti da un centinaio di dipendenti
tra insegnanti e personale amministrativo e specializzato come la
psicologa, gli assistenti di pedagogia. Tutto questo ha ovviamente un
costo per la collettività: sono circa 4ml di euro l’anno,
racconta la direttrice Hanna Sarakorpi solo per stipendi, costi di
libri, quaderni e matite. Ma poi ci sono le spese del comune per il
mantenimento dell’edificio, dei consumi e quant’altro. La visione
dietro questa struttura è quella di investire nel futuro del paese,
come conferma la ministra dell’istruzione Li Sigrid Andersson: “le
scuole pubbliche sono finanziate dallo stato centrale in base ad
alcuni parametri a cui vanno aggiunti i fondi delle singole
municipalità. Negli ultimi anni abbiamo deciso di destinare più
risorse in quelle aree in cui il tasso di disoccupazione è più alto
e il livello di studi più basso”.
Qual è il segreto di un
modello così efficiente?
“E’ un
sistema che abbiamo costruito negli anni, cento anni fa eravamo una
nazione povera e rurale, oggi siamo un paese all’avanguardia
proprio grazie all’istruzione pubblica, costruiamo la società del
futuro partendo dalla base, dall’istruzione, e lo facciamo anche
investendo molto sugli insegnanti, sono preparati, competenti e hanno
un buono stipendio e sono molto rispettati per il ruolo che
svolgono.”
I
giornalisti di Report sono andati anche nella regione dei Laghi nella
Finlandia più estrema, dove i bambini trascorrono molte ore
all’aperto per imparare fin da piccoli il rispetto per la natura.
La
Finlandia investe solo 300 ml di fondi europei sull’istruzione e lo
fa per migliorare la formazione e le competenze di adulti con
percorsi formativi mirati. L’Italia invece nell’ultimo PON, il
programma operativo nazionale, ha goduto di oltre di 2 miliardi di
fondi europei di cui solo il 44% è stato effettivamente erogato agli
istituti. Il tema è questo, spendere bene i fondi che si hanno a
disposizione: spiega perché Paolo Iozzi preside dell’Istituto
Comprensivo Fellini a Roma “spesso questi fondi diventano
un incubo magari non sappiamo chi li possa gestire o come gestirli
all’interno della scuola. Quando si parla di PON molto spesso anche
i docenti stessi dicono ‘oddio un altro PON non ce la possiamo fare
’..”
I soldi che
arrivano dall’Europa per gli investimenti strutturali devono essere
rendicontati ma nei nostri istituti mancano le competenze.
Antonello
Giannelli è il presidente dell’associazione naz. Presidi: “una
volta fatta la progettazione in realtà non la conduciamo bene in
porto perché non riusciamo bene ad effettuare la rendicontazione
finale che viene effettuata sulla base di regolamenti europei, quindi
uguali per tutti i paesi membri e lì perdiamo parecchio, perché
circa la metà dei fondi che poi sarebbero impegnati poi non vengono
erogati per questa difficoltà.”
Cosa
impedisce di farci liquidare queste somme?
“Se non abbiamo personale ferrato su queste procedure poi è evidente che la qualità della rendicontazione è bassa e questo esita in un 50% delle somme che non vengono riconosciute dall’Europa.”
Se solo sapessimo spendere bene i fondi che abbiamo a disposizione, potremmo cambiare il volto delle nostre scuole.
La scheda
del servizio: LA
BUONA SCUOLA di Lucina Paternesi
Collaborazione
Giulia Sabella
Nessun compito in classe, né interrogazioni o esami. Gli alunni sono liberi di uscire dall’aula, leggere libri o fare progetti manuali in base alle proprie vocazioni. E i risultati si vedono: secondo il programma PISA dell’Ocse gli studenti finlandesi sono ai primi posti per quanto riguarda la lettura, la matematica e le scienze. Pochissimi i fondi europei investiti, mentre la quota di PIL dedicata all’istruzione è quasi il doppio rispetto all’Italia, il 5% contro il nostro 2,9%. È questo il successo del sistema educativo e scolastico della Finlandia? In parte, ma non solo. Un viaggio nelle scuole migliori del paese per raccontare come, in appena cento anni, la Finlandia si è trasformata da paese rurale e povero in un paese all’avanguardia e tecnologico, dove trovano lavoro i cervelli italiani in fuga e dove ha trovato casa il primo preside italiano.
Le
anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate
sulla pagina FB o
sull'account Twitter
della trasmissione.
Nessun commento:
Posta un commento