19 gennaio 2023

Crimini della città di M

Una ragazza uccisa nel suo appartamento con un narvalo. L'ex re delle rapine del quartiere ticinese che torna nel suo reame dopo anni di carcere per vendicarsi. L'amico di un ragazzo cieco ucciso, aiuterà l'ispettore Bagni a ricostruire una storia di corruzione.
Leggendo le pagine del libro si capisce che Colaprico quando parla dei quartieri di Milano, delle persone (ex ladri, politici riciclati, investigatori privati, professionisti che monopolizzano le conversazioni), dell'aria che si respira in via Fatebenefratelli, alla Questura, è perché le ha viste e vissute in prima persona.
Durante le indagini fatte dall'ispettore Bagni, scarpinando per le strade della città di M., spulciando le carte negli archivi della Questura per riannodare i fili della vecchia criminalità con quella emergente, sembrerà anche al lettore di poter partecipare alle inchieste.
Ma i casi sono anche un'occasione per l'autore per raccontare dei cambiamenti di Milano. Cosa è successo alla città di M. e ai milanesi?

Fu alle 17.47 del 18 aprile di quell'interminabile 2002 [quando un aereo privato si schiantò contro il Pirellone per un errore del pilota] che assegnò un nome al suo tarlo. Era di servizio pomeridiano in Questura: corse tra i primi al Pirellone mentre un fumo nero usciva dalle finestre del grattacielo [..].
Bagni salì insieme ai pompieri al ventiseiesimo piano , dove tirava un forte vento che portava odori di pesco e fuliggine, di primavera e corpi bruciati, di platica fusa e acqua stagnante. I vetri erano tutti rotti, in frantumi, e lassù in alto, osservando la fila che non riusciva a credere a quello che vedeva, capì all'improvviso a cosa era dovuto il cambiamento: Milano non era più Milano. Il proprio non essere, questo stava scoprendo la città di se stessa. Era come la non vita dei barboni [..].
Era stata la città palestra per tutta l'Italia, per l'economia, per la finanza, la politica, la cultura, le innovazioni. Era stata la patria delle idee, del cambiamento. Qui era nato il fascismo ed era stato appeso Mussolini. Qui era nato il boom economico, questa era la città che aveva trainato il paese facendolo diventare una potenza mondiale e qui c'era stata la contestazione più forte dalla fine degli anni sessanta. Era stata la città di Mani Pulite, la Tangentopoli che aveva fatto crollare la prima Repubblica e qui erano nate la Lega e Forza Italia, i partiti che volevano far nascere una nuova Repubblica, senza però riuscirci. Qui s'era visto tutto e il contrario di tutto, ma ormai la spinta propulsiva sembrava esaurita.
In un epoca in cui a vincere erano i soldi e il successo di pochi, i cittadini erano ridotti al ruolo di miserabili spettatori: avevano smesso di essere i grandi attori capaci di far sognare , i grandi registi delle storie italiane, i grandi produttori di idee. S'erano imbambolati. S'erano assopiti. Ognun per sé Dio o Allah per tutti e Milano non c'era più.
Il narvalo di piazza Piola, pagina 99 La criminalità milanese: "si uccide con discrezione".
Morti su morti: se mai uno avesse voluto fare lo storico e non lo sbirro, e prendersi la briga di contarli, avrebbe capito che la Milano degli ultimi 30 anni era una piramide innalzata con i mattoni di paura. Più di Palermo, più di Napoli: mattoni impastati di una paura diversa. Non una paura diffusa, dozzinale, da coppola e lupara, da negozi bruciati e ruspe saltate in aria, sa carnefici di bimbi e bidoni di acido. Milano si era elevata al rango di una misconosciuta Cheope del crimine grazie ad una paura ben mirata, che colpiva in maniera selettiva: l'imprenditore, il politico, il magistrato, il giornalista.
[..]
La violenza si consumava all'interno delle bande col massimo della crudeltà, ma si esercitava con stile nei confronti dei ricchi e dei potenti, cercando di costruire quello che era necessario per coesistere. Il bianco e il nero diventavano il grigio milanese, colore della nebbia, del cielo e dello sporco che copriva tutto, ma anche del bon ton e dell'eleganza che, stando ai canoni internazionali, non si dovevano notare. E si ammazzava con discrezione.
Ultimo sparo al Ticinese - pag 141

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