27 gennaio 2023

La giornata della memoria (quando è la memoria che manca)

Voglio essere più ottimista di Liliana Segre: non penso che la maggior parte degli italiani siano insofferenti al ricordo della Shoa, si siano stufati di ricordare lo sterminio degli ebrei (e degli oppositori politici, degli omosessuali, dei rom). Semmai è vero che, passati gli anni, rischiamo di perdere la memoria di quanto è stato: non basta una sola giornata, la memoria ha bisogno di tempo per consolidarsi nelle persone, ha bisogno di testimoni che raccontino (i carnefici, gli indifferenti, le vittime e chi non ha voltato la testa dall'altra parte). 

Serve qualcuno che racconti cosa sia stato il fascismo veramente: sta passando, in questi anni e in particolar modo con questo governo di destra (con tanta voglia di riscrivere la storia e anestetizzare il fascismo) il concetto che il fascismo in fondo avesse fatto cose buone, almeno fino alle leggi razziali. Dimenticandosi della compressione delle libertà e dei diritti portate avanti dal regime negli anni precedenti.

Non si può da una parte ricordare l'orrore delle leggi razziali e poi celebrare il regime di Salò, come hanno fatto e faranno esponenti di questo governo (e mi riferisco al presidente del Consiglio Meloni e al presidente del Senato La Russa).

Non si può celebrare la persecuzione degli ebrei dopo aver strizzato l'occhio ai novax che manifestavano con la stella cucita al petto.

Serve qualcuno che racconti quello sterminio mettendolo in relazione ai grandi genocidi avvenuti nel novecento, come quello degli armeni e per le tante dittature del secolo passato.

Servono testimoni che cerchino di spiegare quello che la ragione, il raziocinio, rende difficile da comprendere: qual era il disegno dietro Auschwitz, dei ghetti, delle stelle di diverso colore appiccicate al vestito per rendere riconoscibili le persone. Dietro quei treni piombati che portavano persone nei campi verso lo sfruttamento come corpi e la morte.

E' un disegno che è nato dalla fine della pietà, dal vedere negli altri non persone come noi, con un nome e un cognome. Con una dignità da difendere.

Un disegno che ci tocca da vicino: non solo perché i carnefici siamo stati anche noi non solo i cattivi nazisti, ma perché i lager dove stipare persone nell'indifferenza delle brave persone esistono ancora oggi. 

Nessun commento: