04 gennaio 2023

Lo sfregio alla democrazia

E io che credevo che lo sfregio alla democrazia fosse quanto ha raccontato lunedì sera Report: nel primo servizio raccontava dei tamponi rapidi usati in Veneto, delle intercettazioni del presidente Zaia contro il professor Crisanti. Dell'appiattimento della medicina in Veneto ai voleri del doge.. E delle morti nelle RSA, su cui la procura sta cercando di capire se siano correlate ai tamponi rapidi.

E poi il servizio sulle stragi di mafia del 1992-93, sulla pista nera che porta all'estrema destra, Avanguardia Nazionale e Stefano delle Chiaie, alla massoneria, a parte delle istituzioni.

Uno stato che non vuole (non solo non ne è capace, non vuole proprio) cercare la verità sulle stragi e su una delle pagine più nere della sua storia non può indignarsi nei confronti di una facciata di un palazzo, sebbene sede istituzionale, imbrattato da vernice lavabile.

Non può indignarsi e basta. Riprendo quanto diceva Sciascia (a proposito del reato contestato al regista Rosi dopo Il Contesto): se le istituzioni pretendono il rispetto (e spediscono a processo per direttissima tre ragazzi) allora che gli stessi rappresentanti siano rispettosi delle leggi e della Costituzione. Altrimenti è solo una presa in giro.

Le istituzioni non vanno vilipese. Ma a patto che ci siano

Non è insomma il caso di fare un discorso sulle libertà, di fronte alle denunce per vilipendio delle istituzioni che colpiscono il film di Rosi. Si può anche, per principio, ammettere che le istituzioni non vanno vilipese: ma a patto che le istituzioni ci siano. Che ci siano, cioè, come organismi stabiliti, certi, uniformemente regolati, e per tutti. Ma le istituzioni d'Italia ormai non sono che involucri vuoti, involucri da pesce d'aprile, da cui altro non può uscire che la paura di essere vilipese. E il vilipendio dunque appunto consiste nel dire la verità sulle istituzioni.

Il film di Rosi di verità sulle istituzioni ne dice molte. Direi che è un mosaico di verità tratte dalla cronaca di questi ultimi anni. Di verità su quel groviglio di non verità che è diventata l'Italia. C'è una sola verità che le istituzioni abbiano detto in questi anni? Da quando, nel cortile della casa di Castelvetrano, è stato rinvenuto il cadavere del bandito Salvatore Giuliano, le istituzioni si sono votate alla menzogna. La verità, quegli italiani che ne sentivano il bisogno, se la sono faticosamente cercata, un tassello dopo l'altro, e sempre con qualche tassello che mancava e che manca. [Questo non è un racconto - Leonardo Sciascia]

Quando il saggio indica i cambiamenti climatici (anche con modi che personalmente non approvo), gli stolti guardano la vernice. 

Gli stolti che poi non si rendono conto che tra dieci anni certe questioni, la mancanza di acqua, i ghiacciai estinti, le temperature in crescita, saranno un problema su cui nessuno avrà voglia di scherzare.

In questi giorni vedo cose che non mi piacciono per niente: abbiamo dato la caccia ai poveri, definiti fannulloni. Il presidente del Consiglio in conferenza stampa si è permessa di riscrivere la storia del suo partito (in relazione all'eredità fascista) a suo piacimento. 

Da domenica sui TG un papa conservatore viene fatto passare per grande innovatore.

Che forse questa sia la cancel culture di cui tanto parlava la destra?

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