Sarà perché l'ho appena finito di rileggere il libro di Purgatori, Lucca e Miggiano su Ustica, e dunque è un periodo che ho fresco nella mia testa, ma penso che se dobbiamo proprio fare un parallelo storico col passato con quanto sta succedendo oggi in Italia, allora si dovrebbe pensare al periodo attorno al 1980.
La tensione internazionale, la corsa al riarmo, l'equilibrio del terrore sull'uso dell'arma nucleare (di cui aveva parlato Berlinguer in una intervista al corriere del luglio 1980).
«Io non sono d'accordo con chi dice che la guerra non sarebbe una guerra nucleare, che sarebbe una guerra convenzionale. Le guerre si fanno per vincerle e per vincerle si usano le armi di cui si dispone. Le armi di cui si dispone sono armi nucleari e [..]insomma bisogna ridurlo questo equilibrio del terrore»
Enrico Berlinguer intervista al Corriere della Sera luglio 1980
C'è poi tutto il capitolo dell'eterna ambiguità dalla politica estera italiana, sulla carta nell'area atlantica di fatto con ottimi rapporti commerciali e militari col colonnello Gheddafi nel 1980. Negli anni del nuovo millennio i rapporti ambigui sono stati quelli con Putin, grande amico del più volte presidente del consiglio Berlusconi, ma in buoni rapporto con tutti i successivi presidenti.
Giusto per citare un episodio, Putin è stato ben accolto da Renzi all'Expo del 2015 (dove chiese la fine delle sanzioni contro la Russia): il suo governo acconsentì alla vendita di blindati Lince, nonostante l'embargo dopo la guerra in Crimea del 2014.
Quel periodo di tensione a cavallo tra gli anni 80 culminò poi con l'abbattimento dell'aereo dell'Itavia sui cieli del Tirreno, il 27 agosto del 1980: l'areo civile si trovò nel mezzo di una battaglia tra aerei della Nato e aerei libici. Colpito per un errore di un caccia (al momento non sappiamo di quale nazionalità, possiamo solo fare ipotesi) che pensava di colpire un altro aereo militare nascosto sotto l'ombra del DC9.
Presumibilmente, secondo la ricostruzione degli esperti (e secondo il giudice Priore, autore della sentenza di rinvio a giudizio che ha portato al processo di diversi ufficiali dell'aeronautica), si trattava di caccia americani Phantom che dall'Inghilterra stava arrivando in Egitto, per proteggere l'alleato Sadat contro "il pazzo di Tripoli", all'interno dell'operazione Proud phantom.
Su quella battaglia, per la solita ragione di Stato, per l'essere stati l'anello debole della Nato (per i rapporti ambigui con Tripoli, a cui avevamo venduto armi e forse anche spifferato il trasferimento dei Phantom dall'Inghilterra), i vari governi italiani non hanno potuto rivendicare giustizia per quelle 81 vittime.
E ora, cosa vogliamo fare? Continuare con la corsa agli armamenti, con questo crescendo di tensione?
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