24 luglio 2006

La concessione del telefono di Andrea Camilleri

Camilleri prende spunto dalla richiesta, da parte di un commerciante vigatese, Pippo Genuardi, della concessione di una linea telefonica, per imbastire una storia che mette in luce tutta la burocrazia sabauda, che, come un'orda di cavallette, calò sulla Sicilia dopo l'Unità d'Italia.
Quello stato che avrebbe dovuto combattere la mafia, ma che invece si "appattò" con essa (come il commendator Longhitano) per controllare il voto attraverso il controllo del territorio.
Quello stato che avrebbe dovuto portare la democrazia (uguali diritti per tutti), invece mantenne un sistema basato sulle amicizie, sulle bustarelle (per sbloccare iter burocratici, per bloccare accertamenti giudiziari), dove la realtà può essere manipolata a piacere secondo i propri disegni.
Come il processo contro Genuardi, per aver sparato a Sasà, nel quale il ferimento viene fatto pasare come avvenimento accidentale (ricorda un pò l'esito della commissione Warren per il delitto JFK).

Viene fuori tutto un mondo di funzionari dello Stato incapaci, nella migliore delle ipotesi (il prefetto che parla coi numeri della smorfia), che vedono complotti socialisti ovunque e non vedono (per miopia? per collusione!) il pericolo della mafia.
E i pochi che cercano di compiere onestamente il loro lavoro, come il delegato della polizia, vengono allontanati e spediti in Sardegna.

Ma la grandezza di Camilleri è nel raccontare questa storia con uno stile divertente. Alcune delle pagine sono veramente spassose: la confessione della moglie del Genuardi, accusato di essere socialista, dunque eretico; il dialogo tra il mafioso Longhitano e Genuardi, che si caca sotto "per lo scanto"
“Oddio ... oddio ... mi pigna a pagnittuna?”
“Sì, accussì si sveglia”
“Oddio ...a botte mi vuole ammazzare?”
“Ma quali botte! Che è questo feto?”
“Addosso mi cacai, commendatore. Prima di .. mi consente una pregliera? Posso recitare l'atto di dolore? Mio Dio, mi pento e mi dolgo ..”
“Signor Genuardi, la finisca con queste buffonate”

Ma più di tutte, le scene d'amore (amore socialista):
“Maria Maria Maria sì sì sì Maria Maria morta sognu ..”
“Alla spajacarretto, Taninè!”
“Sì sì sì sì Maria Maria Maria sìsìsìsì morta sognu”
“Alla socialista, Taninè!”
“Aspetta ca m'assistemu. Accussì Maria chi mali! Chi mali! Chi ma .. Sì. Sì. Sì. Sìsìsìsìsìsì. Morta sognu ...”

Si ride molto, nella lettura della storia. Ma si ride amaro. Povera Sicilia, come dice Pirandello nell'introduzione:
"E qual rovinio era sopravvenuto in Sicilia di tutte le illusioni, di tutta la fervida fede, con cui s'era accesa la rivolta! Povera isola, trattata come terra di conquista! Poveri isolani, trattati come barbari che bisognava incivilire! ..."
Luigi Pirandello I vecchi e i giovani

I link su bol e ibs.

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1 commento:

Eva Carriego ha detto...

piacevole quando scrive di Montalbano, grandioso quando scrive d'altro ( cito "La scomparsa di Patò" e "Il birraio di Preston": godimento allo stato puro)