02 luglio 2006

Il peccato e i reati

Insomma non c'era il reato, ma il più quello che i cattolici chiamano peccato. Che sono due cose ben diverse. Che laicamente non dovrebbero coincidere; altrimenti ci si ritrova appunto tra i taleban”. Così commenta Marina Corradi su l'Avvenire, la revoca degli arresti domiciliari di Salvo Sottile.
Se la furia moralistica confonde gli inquirenti”. Come se la legge bastasse “a rendere tutti più onesti a colpi di codice penale”.


Dunque nessuna questione morale o nessun problema di coscienza: viene da chiedersi se lo sconto della morale sia valido solo per il dottor Sottile, o valga anche per noi comuni mortali.
Fino a ieri la chiesa e i suoi portavoce avevano altro atteggiamento su questioni come Pacs, divorzio, aborto, fecondazione artificiale ...

Da domani anch'io potrò anch'io dedicarmi al reato di “concussione sessuale” (o me la dai o non lavori), col beneplacito di Avvenire e soci “tanto è solo un peccatuccio”. Lo fanno persino i re e i principi: noblesse oblige.

Intanto l'ordinanza del tribunale del riesame ha stabilito che, per motivi di competenza territoriale, dovranno essere i giudici di Roma ad occuparsi della presunta corruzione ai Monopoli di Stato e anche della concussione sessuale di cui è accusato a Potenza Salvo Sottile.
Toccherà ai giudici di Como occuparsi della presunta corruzione del l'affare dei casinò di Camione d'Italia. Una devolution processuale, che spezzetta un'unica inchiesta in tante parti, su tante procure. Basta che non se ne occupi quella di Potenza.
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