La penultima puntata di W l'Italia diretta si è occupata di cinema: dell'industria del cinema, dei registi, attori, produttori, fino ad arrivare alle maestranze, senza di cui nessun film vedrebbe la luce.
Qual'è la situazione dell'industria del cinema? Siamo in crisi di valori, di linguaggio (non è più capace di comunicare e dare una chiave di lettura della realtà) o è una crisi industriale?Lo stato italiano è troppo generosonei finanziamenti al cinema? Si tratta anche qui di sprechi (come qualche giornalista nei giorni passati ha sostenuto)?
Dal set di Villa Boghese a Roma, dalla mostra di Venezia, dal seti di Paolo Virzì ("Tutta la vita davanti"), dai set di cinecittà, le persone di questa industria hanno portato la loro testimonianza.
Come il giovane vecchio, Mario Monicelli, sempre arzillo: "del cinema italiano se ne parla poco. Prima perhcè non ci si credeva, oggi per questa crisi, che è di tutti i settori industriali, dunque anche del cinema".
La crisi - continuava - si registra dai numeri: "siamo passati da 800 milioni di biglietti a 80 milioni".
Monicelli non ci sta a sentir parlare di crisi di valori o linguaggio: il problema è la mancanza di soldi per investire in idee e proposte nuove.
Se la performance del cinema italiano è inferiore a quella frnacese è anche perchè i francesi sanno difendere meglio i loro prodotti. E la crisi del cinema si riflette in una forma di autocensura: come una limitazione della libertà di espressione da parte dei registi.
Stesse idee espresse da Venezia dalla Comencini e da Ferzetti: il cimena oggi si ferma su poche tematiche, quelle che funzionano al botteghino; non ha il coraggio di trasgredire e rischiare.Si investe più nella fiction a basso costo.
Un pò di numeri:
In Italia sono usciti l'anno scorso 90 film. 203 in Francia e 274 in Germania.
La spesa per i film è stata di 2 ML di euro in Italia, 6 ml di euro in Francia e 4 ml di euro in Germania.
Nonostante ciò, ogni anno escono film che raccolgono consensi anche all'estero (come "Mio fratello è figlio unico"): i film italiani raccolgono il 40% degli incassi, al botteghino.
Ma possiamo continuare a a fare le "nozze coi fichi secchi" (con poche risorse, stanziamenti, dati ai soliti noti ..), come sosteneva Iacona con una battuta?
Quella del cinema non è una crisi: semmai è una crisi del mondo attorno al cinema.
A cominciare dalle poche sale di proiezione, in a pochi gruppi. Non è un problema dei registi se mancnao 1000 sale al sud.
E' un problema il fatto che esistano in pratica solo due grandi distributori in Italia: 01 distribution (Rai) e Medusa Mediaset.
Gratta gratta, viene fuori che i problemi di questa industria culturale sono gli stessi delle altre industrie italiane: scarsa concorrenza, monopoli, mancanza di libertà di impresa, ingerenza della politica (che nomina i direttori delle scuole di cinema).
Assenza del libero mercato.
01 distribution e Medusa hanno distribuito 12 dei 20 film che hanno fatto i maggiori incassi dello scorso anno (> 1 ml di euro).Ma è anche un discorso sociale, aggiungo io: il cinema racconte storie, cerca di insegnare, di darci una morale, di usare un punto di vista diverso dal nostro scomodo. Per darci una chiave di lettura del presente, del passato e magari per capire il futuro. Non è che non abbiamo più viglia di stare a sentire queste storie, che ci farebbero riflettere, ragionare, indignare, che ci insegnerebbero qualcosa?
Quale è la situazione in Francia? qui esiste il C.n.c., un ente dello stato che si preoccupa della protezione del cinema d'oltralpe.
Ha un fondo di 500 Ml di euro per combattere la concorrenza internazionale.
- finanzia i produttori
- finanzia il cinema d'autore, che magari avrebbe più difficoltà nella distribuzione, produzione.
In Francia una tassa del 10% sugli incassi nelle sale torna al cinema stesso, come 5% del fatturato delle televisioni.In Italia si è creato un comitato di registi, "Il movimento dei 100 autori", col compito di chiedere alla politica una maggiore attenzione a questo settore. Minori ingerenze e maggiori contrinuti.
Il regista Luchetti proponeva una legge antipirateria per cui parte degli introiti dei provider internet (da cui i ragazzi scaricano i film) finiscano a finanziare il cinema.
Arriveremo a questa legge?
Technorati: Riccardo Iacona, W l'Italia diretta
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