L'Italia si governa con i Vicerè. Politici e politicanti capaci di grandi proclami nelle piazze.
Non importa se a governare ci siano i Borbone o i Savoia. Non importa se a governare ci sia un governo di destra o di sinistra.
“Destra e sinistra oggi non significano più nulla, in questo periodo dove tutto cambia in fretta, troppo velocemente. Gli italiani nono possono stare dietro alle etichette.
E la gente? Che penserà il paese?
La gente, il paese sono solo astrazioni, cose che non esistono.”
I Vicerè è il racconto della formazione dell'Italia nel sud, nella Sicilia governata dalle superstizioni, dal clero e dal feudalesimo di una aristocrazia gretta, vecchia, per nulla illuminata.
Una storia cui il passaggio dai borboni, all'avvento dei mille di Garibaldi e al regno dei Savoia fanno da sfondo alle vicende familiari degli Uzeda, ricca famiglia della nobiltà terriera nel catanese.
Lo scontro tra il padre autoritario, Giacomo Uzeda, teso a fare imbrogli per mettere le mani sulle eredità dei parenti, con il figlio Consalvo, che viene cresciuto nell'odio verso il padre.
Crescita segnata, da una parte dai riti della superstizione e dai monaci del monastero che lo dovrebbero educare, i “i porci di Cristo”, come vengono chiamati, per la loro dedizione ai piaceri della carne.
Parenti che pregavano sulla salma di uno di loro, ma che in realtà non aspettavamo che il momento di spartirsi l'eredità.
Da questa educazione, tesa al mantenimento del potere, con tutti i mezzi, cresce il futuro onorevole Consalvo. Ecco da dove nasce l'Italia, come sono stati educati e cresciuti le nostre classi dirigenti.
Educati ad essere come dei Vicerè: a sentire certi passaggi del film (che richiama molto il Gattopardi di Visconti) sembra di sentire discorsi di oggi.
Il sentimento verso i giornalisti: “I giornalisti? Sono la razza più fitusa che ci sia” dice lo zio di Consalvo, già onorevole.
Potere che si consolida con matrimoni, alleanze, da una parte con il popolo (deluso dalle aspettative della rivoluzione garibaldina) e con il papa. Il diavolo e l'acquasanta.
I Vicerè vanno bene per tutte le stagioni:
"Io auguro la formazione di un partito capace di darci l' ordine all' interno e la pace con l' estero. Che protegga i laici ma anche la Chiesa. Che realizzi riforme ma conservi anche le tradizioni. Il passato e l' avvenire. Machiavelli ma anche Bacone. E dopo aver studiato Proudhon sono convinto che la proprietà è un furto. Ci sono tuttavia delle proprietà che dobbiamo riconoscere legittime. Viva il Re! Viva la Rivoluzione! Viva Sua Santità"
Voltagabbana per convenienza, pronti a servirsi degli eventi della storia, perchè “la storia è una sola monotona ripetizione, perchè gli uomini sono sempre gli stessi.
E il dovere della nostra famiglia e di servirsene, capire il nuovo corso della storia. Per sconfiggere il male, il bene non basta. [..] Come una volta che per curare il male si iniettava nel corpo un po' del malanno. Io mi accingo a fare lo stesso”.
Il figlio Consalvo, morto il padre, entra così nel parlamento del Regno d'Italia, per continuare a portare avanti il suo potere.
“Oggi c'è una cosa che conta ormai più del danaro: il potere. Per non soccombere. Per non essere schiacciati mai”.
Il mantenimento, come fosse un titolo nobiliare, come fosse una casta, non è forse l'obiettivo primario di chi si fa eleggere?
Il potere di chi non si lascia scegliere, con un nome su una lista. Di chi non si lascia giudicare. Di chi vuole giudicare su tutto e tutti. Eccoli qui gli antenati dei padreterni di oggi, i politici abili al trasformismo, oggi garibaldini, domani papisti o dei Savoia (ma potemmo anche dire, ieri giustizialisti, oggi per il garantismo...).
L'Italia è fatta, concludeva, con un'ironia amara il vecchio Consalvo, il suo ragionamento, anni dopo.
Seduto nel parlamento dove i deputati litigavano, dove si concludevano accordi o affari.
“Avevamo promesso il regno della correttezza e della giustizia. Si era fatta l'Italia: chissà quando si sarebbero fatti gli italiani”.
Il link per ordinare il DVD su internetbookshop e la sua scheda su wikipedia.
Il libro di Federico De Roberto, censurato per 100 anni, da cui il film è tratto: la scheda su Wikipedia e il link su ibs.
Technorati: I vicerè, Roberto Faenza
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
28 aprile 2008
I Vicerè di Roberto Faenza
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