06 aprile 2008

L'ottava vibrazione di Carlo Lucarelli

La battaglia di Adua, nel 1896: la più grande sconfitta mai subita da un esercito coloniale europeo. Seimila morti tra ascari e nazionali, millecinquecento feriti e duemila che sono ancora prigionieri. Tutta l'artiglieria persa. Un corpo di spedizione di diciassettemila uomini distrutto.

Carlo Lucarelli prende spunto da questo evento storico appartenente al nostro passato, con una storia apparentemente lontana ambientata nel periodo coloniale italiano, a Massaua, in Eritrea , nei giorni precedenti la battaglia di Adua, dove l'esercito invasore italiano venne sconfitto dai soldati di Menelik.

“Credevamo di imporci a quattro beduini da comprare con le perline e invece siamo andati a rompere i coglioni all'unica grande potenza africana, cristiana, imperialista e moderna. Anche i francobolli aveva fatto fare il negus”.

Questo scrive un giornalista, uno dei personaggi di questo romanzo corale, scampato al massacro della battaglia.
“Ci siamo andati impreparati, mal comandati e indecisi e quel che è peggio, senza soldi. Fidando della nostra fortuna, nell'arte di arrangiarsi e nella nostra bella faccia. Lo abbiamo fatto per dare un deserto alle plebi diseredate del Meridione, uno sfogo al mal d'Africa dei sognatori, per la megalomania di un re e perchè il presidente del Consiglio deve far dimenticare scandali bancari e agitazioni di piazza. Ma perchè le facciamo sempre così, le cose, noi italiani?”

Ecco: una storia così lontana ma eppure così attuale. Attuale come quell'italianità presente in quei personaggi come i messi coloniali che praticano la “magia” per rubare sulle forniture che arrivano dall'Italia.
Attuale come l'impreparazione dei vertici militari, dei vertici politici, che usano imprese militari e il “posto al sole” per nascondere problemi interni (vi ricorda qualcosa?) e che subito dopo la sconfitta cerca l'eroe da dare in pasto agli italiani.
Magari l'eroe sbagliato...
Ma non è solo una storia di guerra, di soldati e di arraffoni con la patente di messi coloniali. Di spie del negus e di Questo grande romanzo è anche una storia di amore, che nasce nei luoghi e tra le persone più diverse. Una storia di inganni e tradimenti.
Ma anche una storia di omicidi, di un assassino seriale che uccide bambini e di un carabiniere che cerca di fermarlo.

Tutto questo insieme di uomini, donne, bambini si ritrova lì, sull'orlo della catastrofe che cambierà la vita di molti di loro.
O forse no: la storia cambia ma non per tutti, come insegna l'amaro finale, dove in realtà, come nella migliore tradizione italiana, tutto cambia perchè nulla cambi.

Cambiò il governo (da Crispi a Rudinì), cambiarono i generali .. ma non cambiò l'Italia.

Leggendo le pagine de “L'ottava vibrazione” si vede tutto il lavoro che Lucarelli ha svolto sulla lingua delle popolazioni che si incriciavano a Massaua , sui dialetti degli italiani di quella Italia nata da poco, e sui dialetti delle popolazioni locali (roani, abissini, tigrini), sulle divise dei militari, gli equipaggiamenti dei soldati italiani invasori, degli ascari ...

Una storia scritta in un crescendo di tensione, come l'approssimarsi di un temporale africano, in cui il cielo sembra volgere all'improvviso al nero: “L’ottava vibrazione nella scala dei colori è il nero, è l’energia rarefatta che si concentra sul cielo plumbeo di Massaua: il nero che avvolge la storia di un soldato in incognito, così come nera è la guerra che, inesorabilmente, si appresta a travolgere l’esercito italiano.”
La battaglia di Adua su
wikipedia.
Il link per ordinare il libro su
internetbookshop.
Il blog di Carlo Lucarelli.
Technorati: Carlo Lucarelli

2 commenti:

JCaffelatte ha detto...

Il libro scorre via bene ma non c'e' niente che ti faccia venir voglia di rileggerlo o che ti faccia dire: "e' una bella storia": non c'e' un'idea portante, non c'e' un'invenzione...
L'autore ha creato lo sfondo, ci ha buttato dentro una manciata di personaggi e gli ha fatto vivere un piccolo numero di vicende (abbastanza banali a dire il vero) che si intrecciano tra loro nella piccola colonia.
Tutta roba gia' vista: c'e' il soldato buono che fraternizza con il nemico, l'eroe che cerca la gloria militare, una storia di tradimento con omicidio annesso, un carabiniere che cerca un assassino etc...
Ma nessuna di queste sottostorie e' abbastanza interessante da meritare attenzione da parte di chi legge.
I personaggi non sono granche' approfonditi e ci si limita a caratterizzazioni abbastanza superficiali per es: il caporale Cicogna e' genovese, quindi in ogni frase dice "Belin"... beh, mi sembra un po' poco...

Insomma, il libro si lascia leggere, la storia e' buona per farci uno sceneggiatino RAI con il personaggio di Serra che sembra tagliato apposta per Beppe Fiorello, ma nulla piu'.

alduccio ha detto...

Tra tutte le critiche che ho sentito, forse questa è l'unica con cui concorso. La storia meritava uno sviluppo di maggior respiro.
Forse alla fine allo scrittore di gilli è mancato il coraggio di fare il salto nel romanzo ..
In ogni caso, il mio personaggio (e la storia) preferito è il carabiniere Serra.

Devi ammettere però che le pagine finali sul massacro sono molto intense..