Metto qui assieme le prime impressioni raccolte a fine lettura di questo romanzo, parte dell'intervista di Carlo a “Che tempo che fa” e altri commenti apparsi sui giornali.
La prima cosa da dire è che è un libro che si legge anche con gli occhi della mente: la proiezione del lettore nel caldo suolo africano è totale. Leggi le parole scritte sulle pagine e vedi le immagini della capanne, degli uffici della burocrazia coloniale, dei forti, della latrine, dei costoni, delle montagne ..
Se bello è leggerlo, per le sensazioni che suscita, deve essere bello anche scriverlo un romanzo. Spiegava Lucarelli nell'intervista a Fazio:
“scrivere un romanzo è bello come leggerlo .. mentre le scrivi le cose le riesci anche ad immaginare. Come diceva un altro scittore, scrivere è meglio che lavorare”.
Lucarelli appartiene alla razza dei narratori di storie: se anche in questi anni non ha scritto noir o romanzi, nel corso della trasmissione Blu Notte ci ha raccontato tante storie del nostro passato. Piazza Fontana, Ustica, La Mattanza ...
Questo libro parla dell'Italia coloniale prima della battaglia di Adua, in Eritrea: Lucarelli spiegava di come sappiamo tutto di Custer, di Little Big Horn, mentre non sappiamo nulla di questo pezzo di storia. Del Far West italiano, pieno di traditori, spie, codardi, pavidi ed eroi e avventurieri.
È un libro che da forti sensazioni extrasensoriali al lettore: l'afa per il caldo e per il sole (ti immagina la goccia di sudore che scende dalla nuca e attraversa le scapole...); la luce del sole che abbaglia; il fastidio per il sudore, per l'aria ferma, la puzza dei corpi sudati ..
Il confronto con il presente: ossia guerra e colonialismo. Soldati che combattono senza un perchè. Imperialismo o civilizzazione.Un libro a più piani di lettura, in cui è facile il confronto col presente, con le guerre di oggi fatte per esportare la democrazia. Raccontare il presente con una storia del passato. Sempre Lucarelli: “alcuni discorsi presenti nel libro sulla civilizzazione nelle colonie ricordano i dibattiti in aula dove si discuteva sulla guerra, per l'esportazione della democrazia .. non è una guerra imperialista per mettere le mani sulle risorse..”.
Dopo la battaglia di Adua molti italiani scesero in piazza a gridare viva Menelik .. e questo ricorda altri, di italiani, che incitavano a Nassiriya.
La babele di lingue: la babele di lingue, dialetti e suoni rappresenta il caos assoluto di quella Italia, post unità. Il dialetto era la lingua di molti soldati provenienti dalle regioni del sud, o dai monti dell'Appenino (come per il soldato fantasma, Sciortino, l'unico vero eroe del romanzo).
De Cataldo ha scritto che questo è un romanzo sugli italiani di ieri e di sempre:
“perchè noi italiani le facciamo sempre così le cose?” si chiede il giornalista nel libro, in un articolo che poi non ha il coraggio di scrivere, perchè preferisce battere il tasto della retorica nazionale degli eroi morti ..
Noi italiani facciamo le cose sempre così: così come? Con leggerezza, superficialità, con slanci di eroismo, ma anche con una forte inconsistenza.
Un libro sull'Italia di ieri e di oggi. Lucarelli ha trovato una nuova chiave di scrittura. Ma non una rinuncia al noir.
Technorati: Carlo Lucarelli
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