09 marzo 2009

Presa diretta Guerre

"Finchè c'è guerra c'è speranza" recitava un vecchio film di Alberto Sordi.
Il business della guerra, della distruzione delle case, degli edifici pubblici, delle armi (le tante lobby che hanno popolato Washington in questi anni). E infine il business della ricostruzione.

Iraq, Libano, Afghanistan e Gaza.

Il governo italiano donerà 100 milioni di euro per la ricostruzione di Gaza (poi taglia i fondi di aiuto ai paesi poveri): ma non era meglio investire quei soldi nella diplomazia per evitare la guerra ai civili e ai terroristi di Gaza?

Forse avremmo avuto qualche morto in meno sulla coscienza.
Cosa è successo a Gaza? Le telecamere e i giornalisti di Presa Diretta sono entrati nelle città della striscia, negli ospedali per mostrare il vero volto della guerra. Guerra giusta, hanno detto, in risposta alle aggressioni dei razzi Kassan contro le città israeliane.
E in risposta a questi si sono bombardate città, ospedali, scuole, facendo uso di bombe al fosforo (senza aver avvisato i medici palestinesi di come curare i feriti), e di altre bombe che facevano "ferite strane".
Corpi ustionati fino alle ossa, parti del corpo mutilate senza sanguinamento (Le Dime bomb "less lethal bombs", nel gergo ipocrita dei militari)....

E a Gaza la guerra non è ancora finita: non solo per i feriti che ancora sono presenti negli ospedali (e che lì rimarrano per parecchio tempo); ma per l'economia messa in crisi sia dall'embargo di Israele, che ha bloccato i rifornimenti dai valici di medicnali e aiuti. Ma anche per il blocco contro i pescatori di Gaza, che possono uscire a pescare entro una fascia stabilita unilateralmente dagli israeliani.Che rischiani di essere sparati dalle motovedette.
Come a rischio cecchinaggio sono anche i contadini.
Il governo israeliano ha avuto persino il coraggio di denunciare Amnesty, per i suoi rapporti di denuncia di violazione dei diritti umani.
"Il rapporto è scorreto, perchè usa i dati forniti da Hamas" spiegava il portavoce del governo.
Questa è la guerra: dai morti per gli attentati kamikaze in Israele, ai morti civili sotto i bombardamenti. Una spirale di sangue senza fine. Violenza che chiama altra violenza. Un affare per qualcuno.La morte per molti altri.
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