20 marzo 2009

Annozero: il rosso e il nero

La lotta all'evasione, come strumento per recuperare i soldi; la crisi del settore tessile nel distretto di Prato; l'invasione dei laboratori cinesi che hanno colonizzato e messo in crisi le aziende del settore. Da una parte gli imprenditori del settore (dimenticato) del tessile: molti non godono degli ammortizzatori sociali e, per la crisi da una parte e per la concorrenza sleale e illegale dei laboratori cinesi.

Dall'altra il mondo del lavoro nero, non solo dei cinesi, ma di tutte le aziende non in regola col fisco.
I numeri dell'evasione:
- 3 miliardi il calo delle entrate fiscali
- 9% calo entrate IVA

Qualcuno forse pensa che in tempi di crisi, è meglio far evadere in pò le aziende.
E per le persone fisiche?
Il lavoro nero è stimato in 3 milioni , con mancati introiti per l'Inps dell'ordine di miliardi.
L'evasione fiscale, per le persone fisiche è stimata in 250 miliardi di euro.
La proposta di Franceschini, di tassare una tantum gli imponibili oltre 120000 euro, porterebbe ad una raccolta di 9 ML di euro.
Colpa delle regole e di una mentalità (ispirata anche da certe dichiarazioni di presidenti del Consiglio) per cui evadere il fisco non è così grave. Tra la depenalizzazione del reato (che prevede una specie di fondo nero legale), le difficoltà oggettive nell'accertare l'evasione, le prescrizioni che arrivano in 7 anni, la giustizia ingolfata ... l'unico rischio è dover pagare l'avvocato.

Magari non in nero.Un esempio è l'ex manager Madoff che rischia in america 150 anni di carcere, mentre Tanzi in Italia si è fatto solo 100 giorni di cella.

Se, come sostiene oggi il governo, i soldi devono essere recuperati dall'evasione, bisogna cambiare leggi, mentalità e manager.

Crisi del tessile a Prato.
Sono circa 8000 le imprese del tessile, che il 28 febbraio hanno manifestato: dei laboratori cinesi che producono (in modo illegale perchè ricorrono al nero e schiavizzano i propri dipendenti) ne aveva già parlato Report.

Quanto di quello che compriamo oggi che ha l'etichetta di "Made in Italy" lo è veramente?
Chi ha venduto il tessile italiano, i lavoratori e le imprese, alle lobby del commercio mondiale, si chiedeva uno dei tanti imprenditori intervistato da Ruotolo.

A dare una risposta politica al problema l'ex ministro Ferrero e l'attuale sottosegretario Castelli.
Che ha esordito con "noi parlavamo del rischio della concorrenza sleale dal 2000". Castelli, come Tremonti qualche puntata fa, segue la strada del "noi l'avevamo detto". Eh, no, signori, non va bene così. Chi ha governato dal 2000?

Secondo: come mai la tolleranza zero non si riesce mai ad applicare su queste realtà?
Mancano gli ispettori del lavoro (2 per tutte le aziende di Prato)? Le forze di Polizia? La finanza?

Colpa della magistratura che non vede, o che non vuole vedere (come si chiedeva scandalizzato il senatore leghista)? Come sono entrati in Italia i cinesi? Chi li ha chiamati? A chi vendono i loro prodotti?

Sono 4000 le aziende nella zona di Prato, che sfruttano non solo i lavoratori nei lager dai vetri oscurati.
Ma anche il mercato, senza arricchire il territorio: nel 2008 ogni giorno 1 milione di euro viaggiava verso la Cina. I soldi non rimangono in Italia a fare impresa, ad investire sul territorio.

Aziende che aprono e chiudono in 18 mesi, quando è più difficile sanzionare l'evasione.
E non solo per il decreto Brunetta che ha riunito i due libri contabili in uno solo (per semplificare la giungla normativa delle aziende). Sebbene le nuove leggi del governo abbiano le loro colpe: nei cantieri una volta riscontrato il reato (il lavoratore non in regola) si poteva chiudere tutto e applicare sanzioni pesanti.
Oggi il costruttore ha tempo qualche giorno per presentare i documenti e mettere in regola la persona.

Poi ci sono i tempi lunghi dell'iter giudiziario, i pochi controlli e i pochi controllori.
Nel 2008 ci sono stati meno controlli (-5%) che hanno riscontrato il +10% di lavoratori irregolari.

Il risultato è che un cappotto "cinese" col marchio made in Italy costa 15 euro contro i 140 di uno fatto da italiani: dunque viene comprato più il primo che il secondo, ammazzando la produzione italiana. Il 70% di questa produzione viaggia in Europa, non solo in Italia.

Secondo Bankitalia, sono sparite 70 ML di banconote da 500 euro. Che fine hanno fatto?
Se questa è la situazione della crisi, viene da chiedersi se veramente si sia fatto tutto il possibile, come sentiamo ripetere.
I Tremonti Bond, i prefetti che controllano, i 9 miliardi in ammortizzatori sociali ...

Gatti
, giornalista de L'Espresso, autore di molte inchieste su capolarato, lavoro nero, spiegava come la colpa non è solo dei cinesi, ma dei committenti italiani e stranieri: dare la colpa ai clandestini significa guardare solo la coda del problema.
"Lei è dell'Espresso dunque è di sinistra ..." se ne usciva in questo modo Castelli, spiegando la sua visione del giornalismo.Per cui la soluzione sono i dazi, la protezione. E la colpa è l'Europa, l'euro, il mercato globale arrivato troppo presto ...

Ma come mai in Francia, pure lei in Europa, le associazioni di categoria, riescono a tutelare i lavoratori francesi? Gli autisti francesi dalla concorrenza di quelli polacchi.
La realtà è che il mercato mondiale ha cambiato il mondo del lavoro. Lasciandolo senza controlli, senza tutele.
E qualcuno ne ha approfittato.

E mentre qui si continua a litigare (Ferrero contro Castelli ) "tu non hai mai lavorato .. " "tu non hai mai fatto l'imprenditore ..", nessuno risponde alle persone di Prato.
Le cui richieste sono ben precise: una moratoria di un anno con le banche e l'estensione della CIG a tutte le piccole imprese.
Qualcuno saprà dargli una risposta?

Il link della puntata.
Le vignette di Vauro.
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