Iniziata ufficialmete ieri la rassegna a Monticello Brianza dedicata al giallo.
Assente Leonardo Gori e Divier Nelli, l'onore della prima presentazione è toccato interamente a Marco Vichi, che presentava assieme al giornalista Enrico Marro il libro "Morte a Firenze".
E non morte a Venezia, piccolo lapsus del giornalista ...
L'indagine più difficile per il commissario Bordelli: la sparizione di un bambino, di cui non si sa nulla.
Un romanzo in cui attorno al protagonista compaiono anche vechci amici: Ennio Botta il ladro, Rosa la ex prostituta; Piras, figlio di un commilitone durante al guerra.
Un libro che ha un prima e dopo: in mezzo l'alluvione del 1966 (già raccontato tra gli altri da Leonardo Gori ne L'angelo nel fango).
Un indagine che squaderna i piani di indagine di Bordelli, forse per sempre.
Oggi dell'alluvione sappiamo tutto: ho voluto ricostruire invece la sopresa del personaggio all'alluvione per il personaggio. Parlale di una alluvione personale e non generale - spiegava Vichi.
Grande attenzione, oltre al disastro dell'Arno, anche alla ricostruzione dell'epoca, così lontana. Niente telefoni (anzi telefoni a gettone), televisore. Le trattorie, i film dell'epoca (Il bello il brutto e il cattivo, i film di Totò).
Altro aspetto le amare riflessioni sull'Italia di oggi (cioè del 1966) fatte dal commissario, che attraversano il libro.
Spiegava l'autore che "è inevitabile che non ci siano riferimenti all'oggi".
Il fascismo dentro la società, dentor le istituzioni. Il boom del consumismo, e la nuova borghesia italiana alle porte.
Vichi ha voluto parlare anche di quella "funzione didattica" del noir, specie del giallo storico: il raccontare in chiave romanzata la storia ai lettori di oggi.
"La memoria spesso mette in piedi umori ed emozioni che arrivano al lettore, meglio che nei saggi storici".
Quanto c'è di Vichi in Bordelli e viceversa?
Non mi piace l'idea di assomigliare ad un personaggio. Ma inevitabilmente qualcosa ci finisce dentro: come per certi tratti del padre, da cui Marco ha preso spunto per il nome (si chiamano Franco tutti e due).
Un giallo o qualcosa d'altro?
Morte a Firenze non sembra nemmeno un giallo. Il romanzo scorre via in attesa di un colpo di scena che non c'è.
Vichi ha confessato di non amare molto il genere giallo, per le insidie narrative che una certa trama può nascondere.
L'attesa di qualcosa, ad esempio, che nasconde le descrizioni , le persone.
Quali i riferimenti letterari di Vichi?
I grandi scrittori russi dell'800; John Fante, Simenon, Levi, Fenoglio, Durrenmatt. Da ognuno spero di aver imparato qualcosa.
Di Simenon ha voluto ricordare una citazione "io rileggevo i romanzi e quando trovavo una frase che mi piaceva molto, la toglievo".
Ovvero lo scrittore che deve scomparire dal romanzo.
Un insegnamento che ha fatto suo.
Il finale del libro.
E' un finale aperto. State tranquilli: c'è un seguito, ancora non l'ho scritto, ma è tutto dentro qui (nella sua testa ..).
Il prossimo libro con Bordelli dovrebbe uscire nel 2010.
Buona lettura.
Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati: Marco Vichi
Assente Leonardo Gori e Divier Nelli, l'onore della prima presentazione è toccato interamente a Marco Vichi, che presentava assieme al giornalista Enrico Marro il libro "Morte a Firenze".
E non morte a Venezia, piccolo lapsus del giornalista ...
L'indagine più difficile per il commissario Bordelli: la sparizione di un bambino, di cui non si sa nulla.
Un romanzo in cui attorno al protagonista compaiono anche vechci amici: Ennio Botta il ladro, Rosa la ex prostituta; Piras, figlio di un commilitone durante al guerra.
Un libro che ha un prima e dopo: in mezzo l'alluvione del 1966 (già raccontato tra gli altri da Leonardo Gori ne L'angelo nel fango).
Un indagine che squaderna i piani di indagine di Bordelli, forse per sempre.
Oggi dell'alluvione sappiamo tutto: ho voluto ricostruire invece la sopresa del personaggio all'alluvione per il personaggio. Parlale di una alluvione personale e non generale - spiegava Vichi.
Grande attenzione, oltre al disastro dell'Arno, anche alla ricostruzione dell'epoca, così lontana. Niente telefoni (anzi telefoni a gettone), televisore. Le trattorie, i film dell'epoca (Il bello il brutto e il cattivo, i film di Totò).
Altro aspetto le amare riflessioni sull'Italia di oggi (cioè del 1966) fatte dal commissario, che attraversano il libro.
Spiegava l'autore che "è inevitabile che non ci siano riferimenti all'oggi".
Il fascismo dentro la società, dentor le istituzioni. Il boom del consumismo, e la nuova borghesia italiana alle porte.
Vichi ha voluto parlare anche di quella "funzione didattica" del noir, specie del giallo storico: il raccontare in chiave romanzata la storia ai lettori di oggi.
"La memoria spesso mette in piedi umori ed emozioni che arrivano al lettore, meglio che nei saggi storici".
Quanto c'è di Vichi in Bordelli e viceversa?
Non mi piace l'idea di assomigliare ad un personaggio. Ma inevitabilmente qualcosa ci finisce dentro: come per certi tratti del padre, da cui Marco ha preso spunto per il nome (si chiamano Franco tutti e due).
Un giallo o qualcosa d'altro?
Morte a Firenze non sembra nemmeno un giallo. Il romanzo scorre via in attesa di un colpo di scena che non c'è.
Vichi ha confessato di non amare molto il genere giallo, per le insidie narrative che una certa trama può nascondere.
L'attesa di qualcosa, ad esempio, che nasconde le descrizioni , le persone.
Quali i riferimenti letterari di Vichi?
I grandi scrittori russi dell'800; John Fante, Simenon, Levi, Fenoglio, Durrenmatt. Da ognuno spero di aver imparato qualcosa.
Di Simenon ha voluto ricordare una citazione "io rileggevo i romanzi e quando trovavo una frase che mi piaceva molto, la toglievo".
Ovvero lo scrittore che deve scomparire dal romanzo.
Un insegnamento che ha fatto suo.
Il finale del libro.
E' un finale aperto. State tranquilli: c'è un seguito, ancora non l'ho scritto, ma è tutto dentro qui (nella sua testa ..).
Il prossimo libro con Bordelli dovrebbe uscire nel 2010.
Buona lettura.
Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati: Marco Vichi
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