11 gennaio 2011

2012: la grande crisi di Aldo Giannuli

Le guerre finanziarie e segrete, la possibile fine di Obama, l'incognita Cina, l'Europa sotto attacco, l'Italia a rischio secessione: il peggio deve ancora arrivare?

Dalla crisi finanziaria del 2008, cui ancora non siamo usciti, alla previsioni di quelli che possono essere gli scenari futuri, che ci attendono in questo biennio a rischio 2010-2012. Per capire quale futuro ci aspetta, come italiani e europei, lo storico Aldo Giannuli non ha fatto ricorso alla palla di cristallo (e nemmeno ha usato la profezia dei Maya): occorre “pensare storicamente il presente”, afferma nelle prime pagine del libro, per comprendere le cause e i percorsi che ci hanno portato qui. In particolare gli aspetti finanziari che vengono ben spiegati nella prima parte: la bolla finanziaria (che in pochi avevano previsto, come l'economista Nouriel Roubini) sugli immobili che ha portato alla crisi dei mutui e al crollo della banche.
Il salvataggio da parte dello stato americano (ma anche in Europa) di queste col piano Paulson che ha spostato i debiti dalle banche agli stati; il sistema finanziario mondiale, popolato da Hedge Funds, strumenti finanziari sofisticati come gli strumenti derivati, che han permesso la creazione di un sistema finanziario ombra, poco trasparente e poco o per nulla regolamentato.

Il timore del double dip (ovvero che ad una prima ripresina, segua una seconda crisi più profonda), la perdita di posti di lavoro (che accomuna sia l'America che i paesi europei): per mesi abbiamo sentito fior fior di esperti dire che questa crisi non era come quella del '29. Le stesse persone che non solo non avevano previsto nulla ma che, alla prima risalita delle borse, festeggiavano la fine del tunnel.

Ma per capire, appunto, che il mondo stava cambiando e seguendo una strada non più sostenibile sarebbe bastato usare la memoria storica: le bolle finanziarie venute prima della finanziaria; il voler comprendere i meccanismi della finanza tramite leggi della matematica cui sfuggono troppi aspetti della società e degli investitori. Il voler dare del valore non a delle merci, ma a della carta; il voler vendere i debiti delle banche (per i mutui concessi allegramente), in prodotti finanziari (i derivati). L'alta liquidità in circolazione che, anziché finire in investimenti al sistema produttivo, ma su prodotti finanziari per speculazioni. E' la globalizzazione bellezza, ma anche la velocità delle transazioni nel mondo moderno, l'assenza di barriere e regole (e pare che anche dopo la crisi non si sia riusciti e mettere degli argini al turbo capitalismo).

Il mondo che verrà sarà diverso da quello che conosciamo: non solo perchè la crisi sta cambiando la nostra economia, e il sistema produttivo. Ma anche per i riflessi che questa ha portato sulle economie e sugli equilibri tra i paesi.
Oggi le guerre non si combattono più sui campi di battaglia: esistono le guerre informatiche, le speculazioni (come per la Grecia, come potrebbe succedere per l'Italia).

Un brano del libro:
"In questo libro, non si vuole preannunciare alcuna catastrofe imminente, ma solo esaminare con lucidità alcuni dati che meritano attenzione. Certamente sono prospettati anche degli scenari piuttosto foschi, sia per quel che riguarda la crisi economica sia per le sue eventuali ripercussioni politiche, tanto a livello globale quanto europeo e italiano in particolare. Quando si fa una analisi politica sono proprio gli scenari peggiori e meno desiderabili che vanno presi in maggior considerazione. Ciò non significa che essi debbano necessariamente verificarsi e volgere al peggio. Non ho mai creduto in alcuna forma di determinismo, né economico né politico, e pertanto sono convinto che anche le prospettive più pessimistiche, se debitamente esaminate, possano essere scongiurate, a patto di intervenire in tempo e nella giusta maniera. E, comunque, maggiore è la consapevolezza della portata dei problemi da affrontare, maggiore è la probabilità di uscirne rapidamente e con il minor danno possibile."

Nel 2012 si intrecciano scadenze politiche (le elezioni presidenziali in America, in Russia e in Francia), con scadenze finanziarie ( la scadenza di titoli di Stato e obbligazioni per il mostruoso totale di circa ventimila miliardi).
Giannuli, nella seconda parte, va a guardare dentro i paesi protagonisti della crisi e nello scenario mondiale: la Cina, gli Stati Uniti, l'Europa (a rischio il suo futuro, per la sua incapacità di essersi costituita come entità politica, economica e militare) e per finire l'Italia.

La Cina
Nell'epoca dell'integrazione tecnologica e della globalizzazione, il termine guerra non è più riconducibile alla nozione di conflitto armato e non è più determinabile per via giuridica, perchè il diritto internazionale, su questo piano, è obsoleto. La guerra ha ormai un volto indistinguibile da quello della pace e non c'è più un confine certo tra l'una e l'altra. Si afferma piuttosto un concetto di conflitto globale che opera in modo onnidirezionale,mescolando indifferentemente il piano militare con quello politico, economico, sociale, ecc. Questo modo di intendere il conflitto esige capacità di saper colpire in modo sincronizzato in spazi e campi diversi, concentrandosi su obiettivi limitati e commisurati all'effettiva efficacia dei propri mezzi, ma con misure illimitate, cioè senza alcun particolare limite sulla natura dei mezzi usati. Esso inoltre implica un coordinamento multidimensionale tra i diversi piani – politico, militare, economico, monetario, ecc – che sottintende la costituzione di 'stati maggiori misti' tra politici, militari e attori economici. Il centro di questo ragionamento è il concetto di asimmetria”

[commento al libro di due ufficiali dello stato maggiore dell'esercito cinese Quiao Liang, Wang Xiangsui, sulla visione neoliberista del governo cinese]

La Cina sta diventando una nuova potenza sul piano internazionale: una potenza economica (per i ritmi di crescita industriale, favoriti dalle delocalizzazioni, dall'enorme massa lavoro con stipendi bassi e dal reverse engineering della tecnologie occidentali), ma anche militare (per gli investimenti nella sua marina). Cosa ha in mente? Un nuovo ordine asiatico, in cui mantenere le sue zone di influenza, forse.
Ma questa sua crescita quanto è mantenibile? Non fino all'infinito e nemmeno per molti anni ancora. La Cina paga la sua crescita con le devastazioni ambientali, con le crescenti tensioni sociali (che non potranno essere sempre più soffocate con l'esercito e con le deportazioni al centro). Gli squilibri territoriali tra le regioni costiere e le regioni centrali, le tensioni in Tibet, nello Xinjiang ; le tensioni tra i diversi strati della popolazione, impiegati e operai, che hanno avuto aumenti in proporzioni diverse, pagando però gli aumenti con ritmi infernali di lavoro. La speculazione edilizia (anche in Cina) ha portato alla costruzione di palazzi che alla prima scossa son crollati causando migliaia di vittime (nel Sichuan); la corruzione nel partito e nei dirigenti.
Altre tensioni saranno generate dall'allungamento della vita con un calo delle nascite (la politica del figlio unico) che porterà al fatto che si dovranno mantenere sempre più persone con meno giovani.
Altre note dolenti per la Cina saranno i ricambi dentro il gruppo dirigente del partito comunista cinese (PCC) nel 2012: partito diviso in correnti in concorrenza tra loro.
Insomma, anche il futuro della locomotiva cinese, patria dei neoliberisti ma soprattutto paese che ha in mano buona parte del debito pubblico americano e italiano, non è del tutto chiaro.

L'american Golem.
Altra potenza mondiale è quella americana: patria dell'American dream, delle libertà e delle opportunità. Ma anche la stessa patria del Ku Klux Klan, delle guerre preventive, dei teocon e del peggiore bigottismo cattolico, chiamato Tea party. Le due nature, American dream e American Golem, sono in lotta tra loro e questo porta ai problemi di politica interna del presidente Obama. Che nei prossimi mesi si gioca le sue chance per la rielezione (anche questa nel 2012) proprio sul debito pubblico, i titoli di stato che nel 2011 andranno in scadenza e l'enorme disoccupazione a seguito della crisi del 2008.
Crisi cui si è arrivato con l'ultima bolla immobiliare, che ha portato ai crac di alcune delle più grandi banche del paese salvate con soldi pubblici (il piano Paulson): crisi che oltre ad aver segnato la temporanea sconfitta del turbocapitalismo (e del falso concetto che questo mercato è capace di regolarsi da solo) e del neoliberismo, ha anche notevolmente appannato l'immagine degli Stati Uniti come potenza mondiale.
Dopo il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, molti analisti avevano parlato di un nuovo ordine mondiale con l'america in mezzo.
Ordine mondiale che si poteva reggere solo con la disposizione di un enorme, potente e sofisticato esercito, in tempo di pace, capace di colpire con “guerre lampo” in qualsiasi parte del mondo per spegnere ogni focolaio di guerra. Così è successo in Iraq, così è successo in Jugoslavia.
Ma questo sistema non era destinato a reggere: prima di tutto perchè è troppo costoso (la difesa costa il 5% del PIL) da mantenere; poi perchè al modello NATO si è sostituito un genere di alleanza sul genere “coalition of the willing”, in cui l'America aveva un rapporto di superiorità con gli altri eserciti (alleati “stupidi”).
Inoltre, nel passaggio dagli anni 50-60, agli anni 80, è avvenuto un passaggio industriale e sociale che ha portato il paese a perdere le sue capacità di produzione (e alla Working class, la possibilità di mantenere lo stesso tenore di vita), con le delocalizzazione e con i tagli alla spesa pubblica portati avanti da Reagan prima e Bush poi (nel cui governo è anche aumentato il debito pubblico).
La società USA si stava trasformando in una società basata sul debito, in cui le lobby a contatto con la politica potevano fare enormi guadagni (si pensi alle società di contractor, molto vicine agli uomini di governo e alle società petrolifere). La middle class si trasformò in poor worker col miraggio di potersi comprare una casa, grazie a mutui concessi senza troppi controlli.

L'idea di imperium è naufragata con l'11 settembre e con la fine poco decorosa della guerra in Iraq e con la guerra ancora in corso in Afghanistan. Guerra cui non si vede ancora fine.
Guerra che è stata anche una sconfitta politica, oltre che una sconfitta economica visto che è costata (secondo le stime citate nel libro) 3000 miliardi di dollari, tenendo conto di tutti i costi. Sconfitta che però ora tocca ai democratici pagare.
Se fino ad ora gli Stati Uniti per mantenere la loro posizione hanno potuto valersi del dollaro come unica materia per gli scambi economici (Bretton Woods) , dell'egemonia sulle altre potenze, basata anche sulla superiorità militare, non è chiari quale sarà il loro futuro. Probabilmente non ci sarà più un mondo a prevalenza occidentale, ma diviso in zone di influenza (Russia, Cina, Europa, America).
Il rischio, per le elezioni del 2012, è di vedere la peggiore ondata di populismo e conservatorismo (che sarebbero usati per prendere voti dalla riserva dei ceti medi messi in crisi in questi anni), in risposta alla crisi economica e alla mancanza di lavoro.
Quelle che è certo, come per la Cina, è che non potrà mantenere l'attuale livello di spesa per l'esercito; che la popolazione WASP è in declino e sarà sempre maggiore l'influenza (anche politica) delle altre etnie. Anche l'America imparerà la tecnica della guerra asimmetrica, abbandonando la sola strategia militare ma bensì usando tecniche coperte (appoggio ai terroristi e rivolte, aggressioni informatiche) che non militari (destabilizzazione politica ed economica, guerra monetaria, spionaggio industriale .. )?

Il grande gioco del 2012.
Cosa accadrà nei prossimi anni.
In Asia probabile l'esplosione della questione islamica, per le tensioni nei paesi con questa religione; a rischio anche i rapporti tra la Cina (in espansione nell'Oceano Indiano) e l'India e il Pakistan (paese che ha dietro gli Stati Uniti).
In Cina il malcontento potrebbe essere pilotato usando la valvola della lotta alla corruzione e la spinta a sentimenti nazionalistici. Malcontento che potrebbe vedere tra i protagonisti anche l'esercito (se dovessero continuare i tagli ai fondi della difesa), in attesa del rinnovamento tra i vertici del Partito Comunista Cinese (vincerà la fazione neoliberista, quella “conservatrice”)?
Riuscirà a portare avanti la sua politica di influenza in Asia, la Cina? O verrà ostacolata dagli Stati Uniti (al momento l'unica potenza mondiale, con un esercito capace di colpire ovunque)?
Riuscirà Obama a creare nuovi posti di lavoro, oppure dovremmo assistere, alla prossima campagna presidenziale, ad una campagna a colpi di populismo con la destra che cavalcherà la crisi?
Come farà il governo USA a ridurre i debiti: alzerà le tasse o riuscirà a diminuire le spese militari (a discapito dell'immagine di paese egemone per la sua forza), i consumi (per l'indebitamento delle famiglie)?
In Europa si arriverà alla doppia moneta (e in che modo verranno divisi i paesi)?
Come sarà la prossima campagna elettorale in Russia: vedremo lo scontro (che si preannuncia pesante) tra Medvedev e Putin?
Si arriverà ad una nuova bolla (dopo quella sulle borse asiatiche, su internet e sugli immobili), magari sui beni primari (le commodities)?

Come si capisce, sembra quasi un gioco. Come un gioco pare sia diventata la finanza mondiale: finanzia cui la politica non è riuscita al momento a dare delle regole.
Nelle ultime righe si torna a citare per l'ennesima volta Keynes:
“… quanto più perfezionata è l’organizzazione dei mercati di investimento, tanto maggiore sarà il rischio che la speculazione prenda il sopravvento sull’intraprendenza. (…) Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di un casinò da gioco, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene”.

E Giannuli chiude così il libro: Adesso il Casinò è una bisca in cui la roulette è truccata, il croupier mette le amni in tasca ai giocatori che, però, usano fisches false. O pensate che un cmo valga più di una fiche falsa?

Il sito di Aldo Giannuli
L'intervista su Wuz.
La recensione su antimafia2000
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
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