14 gennaio 2011

Annozero - tutti uguali?



Nel giorno in cui la consulta stabilisce (o forse rafforza) il principio per cui gli impegni del premier valgono l'impedimento alle udienze, ma solo se giutificate dai magistrati e che dunque, grazie al cielo (o alla Consulta), siamo ancora tutti uguali, Annozero ha affrontato la questione del referendum alla Fiat di Mirafiori.

Referendum per un piano che stabilisce che esistono lavoratori con meno diritti o, forse, viste le precisazioni del professore Ichino, meno tutele.

Nella puntata si è deciso di sentire non i Fassino (che voterebbe si, perchè da certezza del lavoro e perchè la gestione dei turni e della mensa non è un diritto), ma soprattutti chi lavora alla catena di montaggio e i sindacalisti sia quelli firmatari che Landini della Fiom.

Persone come Mery, ragazza madre il cui unico welfare sono i genitori. Niente mensa, nè aiuti per la casa. 1000 euro di stipendio e 600 di mutuo. Con i turni da 10 ore, il bambino lo vede solo per pochi momenti: per lei, anche soli 10 minuti, dopo ore di lavoro, di riposo significano tanto (e su questi minuti si pensa di giocare la partita della produttività).
"Non è vero che non abbiamo voglia lavorare, ma non a queste condizioni. Chi vota si, ha paura di rimanere disoccupato, ma io lo faccio per lui [il figlio], perchè anche lui un giorno entrerà nel mondo del lavoro".
Per Mery quei 10 minuti, quei cambi di turni, quegli straordinari sono significativi: ma quanto è significativo per il Partito Democratico il voto di Mery?

Carlo lavora in Fiat da anni, è in cassa integrazione e alle domande di Corrado Formigli rispondeva di essere preoccupato per il suo lavoro e per il lavoro (che non c'è) per il figlio.
Voterebbe sì, anche se il tutto gli sembra ricattatorio.

Quale è il costo del lavoro? A cosa si può rinunciare, per avere un lavoro?
Nessuno degli operai, e questo è un dato di fatto che dovrebbe far riflettere, dice che vota sì perchè è un buon contratto. "Non abbiamo scelta", dicono in molti.

La nota politica sul legittimo impedimento.

Vedremo oggi come reagirà il presidente del Consiglio alla sentenza: se mantiene un tono pacato (come ieri sera il senatore Gasparri) significa che intende proseguire con la legislatura. Se invece prosegue nell'attacco (ai giudici, ai comunisti), significa che è iniziata (ma è mai finita?) la campagna elettorale.
Questo il pensiero anche di Santoro, che "lo conosco da anni, siamo come fratello e sorella".

In studio a commentare il fatto il senatore Gasparri, Gianni Vattimo, Pietro Ichino, Nicola Porro, Massimo Giannini.
L'impressione, dietro le parole, è che se dal punto di vista formale non sia cambiato nulla (certi impedimenti esistevano già nel codice di procedura penale), dal punto di vista politico possa essere un passo in più verso le elezioni. Giannini ha dato una data, il 22 maggio.
Di certo ora, la possibilità di vedere B. in tribunale, si fa concreta: non solo per i processi in corso, a rischio prescrizione, ma quelli futuri.

Torniamo al caso Fiat.
Nonostante il gran parlare che se ne è fatto sui TG e sui giornali, di alcuni aspetti della storia se ne è parlato poco. Come dei compensi (di cui ha parlato sia il TGzero che Travaglio nel suo intervento), non proprio da precario, di Marchionne: i 4,5 milioni di euro quasi fissi, senza obiettivi. Le azioni che ha potuto comprare e che, se dovesse vendere, arriverebbe ad un guadagno di 144 milioni di euro. Come 9130 volte lo stipendio di un suo operaio.
Questo in un momento in cui l'azienda non vende sul mercato italiano ed europeo.

Difficile da spiegare alle madri operaio, come Mery. Che portano avanti la loro lotta anche per i propri figli. E che vorrebbero contribuire alla crescita dell'azienda alla pari, non come semplici robot.
Non solo: secondo il piano a Mirafiori arriveranno i motori del Suv Chrysler che qui verranno assemblati. Per poi essere rispostati in America. quando è economico e sostenibile questo modello?
Si era detto che Termini Imerese andava chiuso perchè non era conveniente, e qui si fa la stessa cosa.
Formigli ha formulato l'ipotesi che questo serva ad aumentare le vendite che la Chrysler fa nei paesi non americani (non nell'area Nafta), per il raggiungimento dei suoi obiettivi come manager.

I nodi dell'accordo che più fanno discutere sono tre: la mancata elezione dei responsabili sindacali, il fatto solo i sindacati firmatari possano rimanere in azienda e il diritto di sciopero.

Vero o falso.
Claudio Chiarle, sindacalista FIM, portava l'attenzione che con l'accordo si garantisce il lavoro anche alle persone come Carlo, preoccupate per il futuro del figlio.
Non esiste divieto di sciopero, ma è stato chiesto un impegno sugli orari: non è d'accordo sulle 10 ore in catena e i sindacati dicono che questo punto andrà contrattato in seguito.

Però è finito nell'accordo. E in Italia siamo abituati a vedere brutti accordi, che diventano dei precedenti brutti.
Ichino, senatore nonchè giuslavorista poi, ha voluto esporre i motivi che frenano lo sviluppo: infrastrutture, burocrazia, costo dei servizi, assenza di concorrenza, e scarsa attrazione per i capitali esteri.
E sulla rappresentanza sindacale, ha citato il referendum del 1995, che non obbliga su cui l'accordo Fiat si appoggia.

Tutto vero: forse non ci sono diritti costituzionali violati. Ma la seconda clausola dell'accordo sta scritto :
" .. per cui la trasgressione (collettiva o anche individuale) di uno solo degli impegni assunti costituirebbe un'infrazione grave, tale da fare decadere tutti i diritti acquisiti dalle organizzazioni sindacali contraenti".

Come potrebbero contrattare le persone se uno sciopero spontaneo (per una linea che non funziona o che mette a rischio la sicurezza) diventa presupposto per sanzioni disciplinari ?
Se l'accordo è così buono, perchè i sindacati unitari non l'hanno distribuito ai propri iscritti?
Perchè non si dice che, dovendo firmare poi gli operai un contratto individuale per la newco, perdono i diritti acquisiti?

E sui maggiori guadagni: sono i 3600 euro all'anno lordi, ma a fronte di 200 ore di straordinario anche notturno.
Non è tutto oro che luccica.
Specie se si pensa che il costo degli operai incide per il 7% al costo complessivo: lo stesso Marchionne aveva detto nel 2006
".. E cioè che il costo del lavoro rappresenta il 7-8 per cento e dunque è inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi. Se avessi tagliato metà dei dipendenti, a parità di volumi, non avrei riportato Fiat Auto al pareggio. Quando si perdono 3 milioni di euro al giorno, come succedeva fino a due anni fa, e uno pensa che sia colpa degli operai vuol dire che ha saltato qualche ponte sulla sua strada. Questi sono metodi che forse possono andar bene nel sistema anglosassone, ma che da noi non funzionano".

Nel suo intervento, Travaglio ha evidenziato le analogie tra M. e B.: capaci di far parlare di sè, e di parlar d'altro e non dei problemi reali.
Persone che hanno attorno a se uno stuolo di adulatori (i giornalisti che lo definiscono uomo dell'anno, ignegnere perfetto, riformista, innovatore, grande personaggio della storia).
Persone abituate a non rispondere di quanto detto nel passato: gli investimenti di 10 miliardi, il modello americano che una volta non andava bene.

Ci si dimentica però che la Fiat vende auto, meglio se ecologiche: oggi questo non accade.

Qui veniamo alla questione politica dietro il piano industriale che ancora non si vede in Fiat.
All'estero i governi mettono soldi pubblici nelle imprese dell'auto per dare incentivi, per uno sviluppo nei motori (verdi), per il rilancio dell'impresa. In Europa gli unici stabilimenti a chiudere sono quelli italiani.
E in Italia gli unici soldi, si danno per la cassa integrazione.
Come se il problema fosse passeggero.

I Germania Marchionne ha dovuto presentare un piano preciso, ma è stato bocciato. Obama ha preteso dalla fiat il mantenimento del lavoro, degli impianti e ha voluto vedere i modelli.
Si dice che costruendo Suv e Alfa Romeo a Mirafiori, ci sia maggiore profitto anche per aumentare gli stipendi degli operai.
Sarà vero? Quante auto grosse e costose (e con motori a benzina che consumano) si venderanno in Italia in tempo di recessione?

La realtà è che il governo, dopo la difesa per l'italianità di Alitalia nella camapagna elettorale, non ha fatto
nulla per la riorganizzazione/conversione dell'industria italiana.
Continuiamo a fare i vecchi motori di una volta?
Con le stesse condizioni di lavoro (anzi peggiori) di una volta?
Senza i sindacati?


Nessun commento: