Lo scontro politico dentro e fuori il parlamento sul caso Ruby: il voto sul conflitto di attribuzione, le tante leggi ad personam per salvare il premier dal processo, la riforma "epocale" della giustizia. L'opposizione che si è messa finalmente a fare opposizione e ostruzionismo (e ottenendo finalmente qualche risultato). Ma prima di parlare di tutto ciò, nell'anteprima della puntata Santoro ha commentato il rigetto dell'appello contro Annozero, presentato da parte della Rai. Ricorso che un giudice ha detto "inammissibile". Ricorso che voleva entrare nel merito della conduzione della trasmissione: orario, conduttore, contenuti. Non sarebbe meglio che la politica si tenesse fuori dalla televisione, senza fare ingerenze? Forse, concludeva Santoro, tutto nasce dal fatto di avere un presidente del Consiglio che vuole fare tutto: il conduttore, il barzellettiere e anche il giudice. Servirebbe una una distinzione delle funzioni. Intanto nel paese.. La puntata è iniziara alternando le immagini del ballo di ruby a Vienna ("da lui ho ricevuto solo del bene") con l'auto difesa del cavaliere ("sono accuse totalmente infondate", "ho aiutato i giovani, ma mai in cambio di denaro"). Con le immagini della piazza, divisa nei piccoli fan di Silvio da una parte e l'opposizione (finalmente unita) dall'altra. Le parole di Bersani (con la confusione tra Cassazione e Corte Costituzionale per il conflitto), sul voto dei parlamentari che credevano che Ruby fosse la nipote di Mubarak. E le interviste volanti del coraggioso Bertazzoni ai solerti onorevoli. Lei credeva che Berlusconi stesse telefonando per evitare una crisi? Saverio Romano "io credo a Berlusconi". Stracquadanio "in Egitto il concetto di nipote è più ampio". Infine il responsabile Scilipoti con guardia del corpo, da cui si è pure preso uno spintone. Il tutto a spese del contribuente. Partiamo dalla provocazione della Mussolini: "in Italia c'è stato il golpe". si riferiva ovviamente alla decisione della procura di voler processare il presidente del Consiglio. Ma forse il golpe è un altro: il tentativo di cmabiare la faccia costituzionale di questo paese, di sfornare leggi ad personam che, per difenderne uno, renderanno impuniti molti reati. Il golpe è forse quello che vediamo in atto in parlamento. Il processo breve, la responsabilità civile, il processo lungo e la prescrizione breve. Una Rosi Bindi, al solito pacata nonostante tutto, lo ha spiegato bene: stiamo introducendo norme pericolosissime, peggio di una amnistia, perchè queste non solo limitate nel tempo e solo per alcuni reati. Non bisogna dimenticarsi poi della natura dei reati per cui il premier è accusato (e per cui sono tutti mobilitati): frode fiscale, corruzione testimone, prostituzione minorile, concussione. Dove è la natura ministeriale? "Qui non c'è conflitto alla pari" continuava la Bindi: nessun conflitto insanabile tra magistratura e politica, come i politici e i giornalisti del centrodestra. B. dovrebbe dimettersi per togliere il paese dall'imbarazzo. Dall'altra parte, l'onorevole Stracquadanio, new entry per la trasmissione. Esperto nel giuridichese e delle regole parlamentari, e bravissimo a sfuggire alle domande e alle questioni. Il conflitto di attribuzione? Tutto regolare, lo dice anche Ainis su La Stampa. Bertazzoni, un ragazzotto scagliato di fronte al parlamento per importunare i poveri politici, distogliendoli dal lavoro (mai fare domande scomode, per carità). Quello della Bindi, un comizio. Bersani ignorante in diritto penale, come anche Santoro, che dunque non può candidarsi a guidare il paese. Infastidito dal ridacchiare di Travaglio ("non è colpa mia se lei fa ridere"), dalle punziecchiature di Stella, di Santoro. "Se non conoscete la Costituzione ..". Detto da un parlamentare di un gruppo che ha sfornato molte leggi bocciate proprio da quella Corte Costituzionale, definita "comunista" dai berluscones, cui oggi la maggioranza si affida per spostare il processo da Milano. Ci ha provato il giornalista Valentini, a mettere un pò di ordine. Il conflitto di attribuzione (per dirimere uno scontro tra poteri dello stato) sollevato in Corte Costituzionale sarebbe credibile se il PDL si impegnasse poi a votare in modo favorevole all'autorizzazione a procedere. Per fare il processo di fronte al Tribunale dei ministri. Altrimenti diventa chiaro che si sta facendo tutto per garantire l'impunità. Sul caso Ruby, sul caso concreto intendo, abbiamo assistito ieri ad uno scontro semicomico tra conduttore e parlamentare. "lei non è arbitro" .. "lei è della squadra della procura di Milano". Per fortuna che poi si è messo a leggere l'Ipad e si è calmato. non avrei sopportato oltre. Come faccio sempre più fatica a sentire giornalisti come Belpietro che ritornano al discorso del conflitto politica magistratura (come se i giudici scoperti nell'inchiesta su P3 e P4 non fossero mai esistiti), dei processi basati sul nulla (che tanto poi finiscono in prescrizione). Della politica che non si fida più della magistratura ed allora è giusto che si faccia le leggi per evitare i processi. In collegamento Stella, coautore del film "Silvio forever", ha ricordato un episodio citato da B. stesso: quando mentre attaccava manifesti elettorali nel 1948, a 11 anni, e fu picchiato da energumeni comunisti. Un episodio poco verosimile che però è usato, nei racconti del cavaliere, per costruirsi un'immagine di anticomunista (e la sua vocazione per la politica) che colpisce l'ascoltatore. A prescindere dalla verità. B. ha scelto di spaccare il paese, o con me o contro di me, andando oggi a mettere insieme le due immagini di comunista e giudice. Nel corso della puntata è stata trasmessa l'intervista a Lele Mora, quella in cui ha tirato fuori la pista di Fini, dietro le parole della ballerina Makdoum e dietro il prefetto Ferrigno. Da Lele Mora ad Aldo Moro. La lezione di storia di Stracquadanio, che ha tirato fuori il PCI degli anni '50, Pietro Secchia, colpevole, alla fine della guerra, di non aver consegnato le armi, da usare per fini insurrezionali. Il tutto per giustificare il timore anticomunista del cavaliere. Peccato che le armi della struttura di Secchia fossero tenute proprio per timore di un golpe di destra in chiave anticomunista. Peccato che le armi le avevano anche le formazioni della Democrazia Cristiana, come ha rivelato Cossiga in un intervista a Blu Notte. E che, se è vero che esiste un legame tra Brigate Rosse e PCI (perchè il gruppo di Reggio Emilia proveniva dalla FGCI), è altrettanto vero che Franceschini e gli altri si staccarono dal partito perchè ritenuto incapace di portare avanti la lotta armata. Bisognerebbe parlare anche del terrorismo di destra e delle protezione che ha goduto da parte di servizi segreti e dei partiti di governo. Ma tutto questo porterebbe a pensare che forse in Italia, il problema non sono i comunisti. L'intervento di Travaglio. Le vignette di Vauro.
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