Nei gioni in cui una parte politica accusa parte della magistratura di comportamenti eversivi, paragonabili a quelle delle Br, dovrebbe far riflettere quel passo dell'intervista a Chicca Roveri in cui parla di quei magistrati che avrebbero aiutato la mafia, ostacolando le indagini sulla morte del compagno Mauro Rostagno.
Come mettendo da parte certi appunti del giornalista.
Come mettendo da parte certi appunti del giornalista.
Quali sono i nomi in quell'appunto?
"L'appunto ha un titolo. "Trapani. Primi anni 80. Questura. Palazzo di Giustizia". Ne semplifico il significato. Il primo nome che si legge è quello dell'allora procuratore Antonio Coci e una freccia che conduce a un altro nome Antonio Costa, sostituto procuratore, e ancora una freccia verso il nome di Ciaccio Montalto, accanto a questo nome c'è scritto "sulle bobine e trascrizioni/la goccia che trabocca per i Minore". Oggi, con il senno di poi, posso capire che cosa c'è in quel sintetico schizzo. Il sostituto Antonio Costa viene intercettato a colloquio con un imprenditore vicino ai mafiosi Minore mentre tratta il prezzo della sua corruzione. Quelle intercettazioni decine e decine di bobine furono dimenticate in Questura e mai il procuratore Coci ne chiese la consegna mentre Ciaccio Montalto, che le aveva autorizzate, fu assassinato".
Che cosa significano per lei queste note?
"Significano che Mauro aveva capito quel che molti sapevano e tutti avrebbero potuto capire: uomini dello Stato proteggevano gli interessi delle famiglie mafiose. Mauro fece di più. Indicò nella loggia massonica "Scontrino" il luogo dove si incontravano mafiosi e cittadini al di sopra di ogni sospetto. Dopo quella trasmissione, Mauro fu convocato dai carabinieri e interrogato dal brigadiere Cannas che incredibilmente nella sua testimonianza al processo non ne ha più il ricordo. Eppure, a verbale, Mauro gli racconta di aver saputo di due incontri di Licio Gelli con il mafioso Mariano Agate. Ma di interrogatori dimenticati e ambigui consigli di magistrati è piena questa storia".
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