A cura di Anna Vinci
La storia della commissione parlamentare di Inchiesta sulla loggia P2, raccontata attraversi gli appunti, finora custoditi nella csa di Castelfranco Veneto di Tina Anselmi.
A cui fu affidato il compito da un'altra donna, Nilde Iotti, di fare luce su questa loggia segreta, dopo la scoperta delle liste alla Giole di Licio Gelli.
Cos'era, nell'Italia della Prima Repubblica, che usciva dagli anni di piombo, la Loggia P2?
E, soprattutto: è tutto finito?
Giovanni Di Ciommo scrive, nella prefazione, che in Italia forse la storia non si ripete, ma spesso fa rima.
Pretesti di lettura:
a pagina 441
"Perchè tutta questa volontà pertinace di sottovalutare, di ignorare, persino di scacciare dalla mente il fenomeno P2 e tutte le allarmanti vicende connesse che sono emerse negli ultimi trent'anni?"
Giuliano Turone, magistrato che con Gherardo Colombo, ha scoperto gli elenchi della P2
a pagina 368
"Mi sento oggetto di una persecuzione odiosa"
Licio Gelli, maggio 1981
a pagina 397 e 405
"Della P2 non ne sapevo nulla, al di là di quello che leggevo e di qualche battuta scherzosa .. "
"Con i giudici faremo poi i conti".
Bettino Craxi, nel 1984 e nel 1983
La P2: 12 generali dei carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito, 4 generali dell'Aeronautica militare, 8 ammiragli, direttori e funzionari dei vari servizi segreti, 44 parlamentari, 2 ministri dell'allora governo, un segretario di partito, giornalisti, imprenditori, faccendieri, magistrati ..
a pagina 106
"Gelli era un uomo di grande prestigio, aveva relazioni ad altissimo livello. Telefonava spesso ad Andreotti, a cossiga, era di casa al Quirinale con Saragat".
Generale Franco Picchiotti, audizione del 9 marzo 1982.
a pagina 352
"Cossiga aveva buoni rapporti con la P2 e Gelli, ed è rimasto vittima, durante il rapimento di Moro, dell'azione di Gelli e della P2. Coò spiega il suo crollo e le dimissioni".
Appunto sull'incontro con Flaminio Piccoli del 13 aprile 1983.
a pagina 390
"Come è possibile che Piccoli Berlinguer e Andreotti non sapessero nulla della P2 prima del 1981".
Appunto del 26 gennaio 1984 sull'incontro con Marco Pannella
a pagina 8
".. una grande abbuffata di potere, nutrita dalla cultuta consolidata in luoghi storicamente, superbamentente maschili: massoneria, chiesa, esercito, mafia, polizia".
a pagina 276
"Le P2 non nascono a caso, ma occupano spazi lasciati vuoti, per insensibilità, e li occupano per creare la P3, la P4 .."
Appunto sull'incontro del 25 novembre 1982 con Orazio Bagnasco, banchiere.
Su vecchio.blogautore, continuano altri appunti
Dalle carte di Tina Anselmi: “30 ottobre 1981. Ore 17,15. Sono convocata dall’onorevole Iotti, e mi propone di assumere la presidenza della Commissione inquirente. Chiedo quindici minuti di riflessione. Sento per telefono Leopolodo Elia e mi consiglia di accettare. Mi telefona Piccoli. Mi fa gli auguri, m’incita ad andare avanti: con il partito non interferirà: è interessato a che si faccia luce”.
Il 5 dicembre scrive: “I socialisti sono terrorizzati”. È socialista Fabrizio Cicchitto. Verrà sentito il 10 giugno 1982: “Entrai nella massoneria per avere protezione, sicurezza. Era un momento difficile della mia vita personale e politica, lettere anonime che descrivevano nei particolari la mia giornata. Gelli dava l’impressione di un’intelligenza modesta”. Gelli ha il suo quartier generale all’Hotel Excelsior, nel cuore della Roma del potere, dove riceve Maurizio Costanzo che gli farà un’incredibile intervista per il Corriere della Sera, segno che la P2 aveva infestato anche il maggior quotidiano italiano. “Valuto Gelli un abile uomo d’affari, che mescolava piccole verità a millanterie” dirà Costanzo alla commissione il 2 febbraio 1982.
L’anno scorso, Giorgio Stracquadanio, uno dei pretoriani del Pdl, definì la P2 “il primo brand politico-giudiziario, nulla di pericoloso”.
Ma c’è da avere paura. “Ho avuto segnalazioni preoccupate per il pericolo in cui sarei. Avvertimenti anche di stampo mafioso” scrive Tina Anselmi il 20 ottobre 1982.
Tutto a volte sembra tornare in questo Paese: Flavio Bisignani è al centro dell’ultima inchiesta di Napoli, e Flavio Carboni (il cui nome compare negli appunti 50 volte) s’è appena fatto sei mesi di galera per la P3. Scrive Anna Vinci: “E’ impressionante notare come, in questi trent’anni, si siano rafforzate le ossessioni che erano di Gelli, quelle per il controllo della magistratura e dei mezzi di comunicazione”.
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