08 aprile 2011

La donna della domenica di Carlo Fruttero e Franco Lucentini

"Il martedì di giugno in cui fu assassinato, l'architetto Garrone guardò l'ora molte volte. Aveva cominciato aprendo gli occhi nell'oscurità fonda della sua camera, dove la finestra ben tappata non lasciava filtrare il minimo raggio. Mentra la sua mano maldestra per l'impazienza, risaliva lungo le anse del cordoncino cercando l'interruttore, l'architetto era stato preso dalla paura irragionevole che fosse tardissimo, che l'ora della telefonata fosse già passata." [incipit del romanzo, grazie a opinioninrete]
Il primo giallo della coppia Fruttero e Lucentini: siamo a Torino a metà degli anni 70, dove l'architetto Garrone viene trovato morto nel suo studio.

Ucciso da un fallo in pietra.

Inizia così questo giallo, che coinvolge l'alta borghesia che vive sulle ville attorno la città di Torino ed ha come investigatore il commissario Santamaria.

L'omicidio è in realtà uno spunto per raccontare della vita dei personaggi: ad iniziare dalla borghesia torinese, che si dibatte per la corretta pronuncia della parola Boston (Baast'n), di cui fanno parte i due primi indiziati Anna Carla Dosio (moglie di un ricco industriale presidente dell'azienda Dosio Spa) e Massimo Campi (figlio di un'altra famiglia benestante, con villa sulle colline della città), per una lettera in cui si parlava di uccidere proprio il Garrone.
Nel circolo degli indiziati rientrerebbero il critico d'arte Vollero, che compra le sue opere al mercatino del Balun.
L'esperto di cultura americaca Bonetto, perso nelle sue congetture su improbabili complotti di suoi colleghi contro le sue opere.

Un'indagine in cui Santamaria deve guardarsi le spalle, per il terreno minato in cui si deve muovere (vista l'importanza delle persone) sia cercare quale possa essere la vera causa dell'omicidio, distrincandosi nella selva di ipotesi.
In questo l'aiuteranno sia Anna Carla, di cui si innamorerà, che l'amante di Massimo Campi, Lello Riviera: che seguirà una sua pista investigativa in cui si appasiona anche per poter riconquistare il rapporto con Massimo.

Fino ad un finale che si mantiene all'altezza del resto del libro, e che personalmente mi ha costretto a ritornare indietro con le pagine perchè, fino alla fine, non avevo capito niente.
La l'aspetto migliore del libro è l'analisi dei personaggi: le loro manie, i tic, le ipocrisie e le involontarie comicità. Una borghesia snob, che dedica la propria intelligenza a oziosi ragionamenti. Ma protagonista è anche Torino, in pieno cambiamento, per l'ondata di immigrazione (i terroni dal sud), e dall'altra parte le famiglie "bene", a lottizzare i loro terreni per far posto a locali e ai palazzoni per i nuovi arrivati.

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