Quale è il significato della festa per il 25 aprile? Perchè è così importante festeggiarla?
Provo a rispondere, pensando a che paese avremmo se non ci fosse stato il 25 aprile 1945, la guerra di Liberazione, la vittoria sulla dittatura fascista.
Non avremmo la libertà di espressione.
Non avremmo i sindacati, liberi (qualcuno più , qualcuno molto meno) di difendere i diritti dei lavoratori.
Non avremmo i diritti dei lavoratori: sciopero, rappresentanza, rivendicazioni, malattia, gravidanza.
Non avremmo il voto alle donne.
Non avremmo la magistratura come potere indipendente.
Non avremmo un sistema di informazione pubblico, la Rai, libero (beh, su questo siamo andati un po' indietro, con la Rai berlusconiana).
Mi rendo conto che in Italia ci sono persone per cui queste conquiste (come anche la scuola pubblica aperta a tutti, l'università aperta anche alle classi meno abbienti) non sono importanti espressioni di un paese civile e democratico.
Ma piaccia o non piaccia, sono tutte cose che sono venute dopo quel 25 aprile, dopo la caduta della dittatura. E sono venute con la democrazia, cresciuta dopo la Resistenza, con la Costituzione, antifascista.
Se oggi, ancora oggi, i nostalgici del manganello, dell'uomo forte, dello squadrismo, possono esprimersi è, paradossalmente, perchè 60 anni fa c'è stata una guerra di liberazione che ha garantito a tutti quelle libertà.
L'antifascismo è alla base della nostra Democrazia. Una lotta che messo assieme soldati, studenti, insegnanti, operai, contadini, preti. L'Italia.
Da quella lotta, e anche dalle persone che ne hanno fatto parte, è nata la Costituzione. Con la centralità del lavoro e del popolo, al primo posto.
Chi è contro, a questa Costituzione, perchè la definisce comunista, vecchia, da rottamare, è contro le fondamenta del nostro paese.
Chi equipara le morti (non il rispetto dovuto ai morti) tra repubblichini e partigiani.
Chi cerca di stravolgere i principi della nostra Costituzione (i contrappesi tra i poteri cui si regge lo Stato) è, de facto, fuori da essa. Eversivo.
Come dicevano i primi versi di quella canzone?
“Una mattina mi son svegliatoNon sta arrivando un'invasione dalla notte alla mattina, ma giorno dopo giorno, assistiamo ad una piccola erosione (decreto dopo decreto, esternazione dopo esternazione, proposta di riforma dopo proposta) dei nostri diritti.
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor”.
Sto rileggendo, come ogni anno, le “Lettere dei condannati a morte” (ibs) e come ogni volta, mi emoziona rileggere le ultime testimonianze di quei ragazzi, giovani e meno, che nell'ultimo istante, trovano la forza di dare coraggio alla moglie, ai parenti, ai genitori.
“ Caro papà, sappi che non ho amato come mio insegnante di vita
laboriosa ed onesta altro che te.
Scusami se ti scrivo in questa maniera ma queste sono
parole che mi escono dal cuore in questo triste e nello stesso tempo
bel momento di morte.”
Nel libro “Taccuino degli anni difficili” [Nodo libri, ibs] ho trovato invece una raccolta di testimonianze degli anni della guerra di liberazione, qui dove abito, nell'alta Brianza e Valassina.
Le storie di Giancarlo Puecher (fucilato dai repubblichini a Erba), Carlo Bianchi (ucciso a Fossoli nel 1944), don Carlo Banfi (parroco di Sormano).
Dovremmo essere orgogliosi di discendere da un così glorioso passato.
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