05 settembre 2012

Maigret e il signor Charles, di Georges Simenon

In una mattina di marzo, in cui un principio di primavera inizia a far capolino nel cielo, una signora si presenta dal commissario Maigret, per denunciare la scomparsa del marito. È la moglie del notaio Gerard Sabin-Levesque, un famoso professionista conosciuto e stimato sia dai suoi clienti, che dai suoi collaboratori. Sebbene non sia suo compito, quello di indagare sulle persone scomparse, Maigret accetta di ascoltare la donna. Nathalie (questo il nome della donna), che ha chiesto proprio di Maigret conoscendone la fama, ha un'aria strana, che lo colpisce. Sicuramente, forse per darsi anche coraggio, ha bevuto qualche bicchierino. 


Anche il signor Sabin-Levesque, come racconta la moglie a Maigret, ha le sue stranezze: come il vizio di sparire per due o tre giorni, in compagnia di una ragazza “raccattata” in qualche locale notturno. Per poi tornare sempre a casa: ma questa volta la vacanza dura da più di un mese.

Parlava con un certo sforzo, e non solo per via dei due cognac che aveva bevuto. Né li aveva bevuti per darsi coraggio: il volto devastato e la difficoltà a mantenere il controllo rilevavano una bevitrice abituale.  
«Aspetto che lei mi fornisca qualche particolare». 
«Mio marito è fatto così». 
«Così come?». 
«E' un tipo che perde la testa. Se incontra una donna che gli piace, non può fare a meno di vivere con lei per qualche giorno. Finora, il più lungo dei suoi, diciamo così, capricci è durato due settimane». 
«Mi sta forse dicendo che che queste donne le raccoglieva per strada?».«Più o meno. Generalmente, nei locali notturni». 
«Usciva da solo?».«Sempre». 
«Non la portava mai con sé?».  
«E' da un pezzo che non siamo più niente l'uno per l'altra».
Per Maigret, che assieme ai suoi collaboratori inizia una sua indagine, come se fosse un fatto personale: indagine che diventa un'esperienza umana, per il dover entrare in modo anche prepotente a volte, nella vita delle persone. Come quello della signora Sabin-Levesque, del suo dover bere, per quel suo tic alla bocca. Cosa nasconde quel suo atteggiamento scostante, a volte insofferente alle domande. E anche in quella del signor Gerard, il professionista dalla doppia vita: di giorno notaio sulla migliore piazza di Parigi, di notte allegro playboy, col nome di Charles.
Il notaio, che prima conduceva una vita da playboy di punto in bianco si era sposato. Perché? Il classico colpo di fulmine? O forse Nathalie, che si faceva chiamare Trika, aveva adottato una strategia abilissima? Che cosa sognava? 
Una vita mondana in un appartamento di lusso, viaggi, soggiorni in località alla moda? Fatto sta che, dopo circa tre mesi di vita coniugale, Sabin-Levesque aveva ricominciato ad uscire da solo. Perché? 

Sono tante le domande cui Maigret fa fatica a darsi una risposta: come si era arrivati a questa situazione, di condurre una vita separata, nella stessa casa? È per questo che aveva iniziato a bere? 
“Perché non se ne andava? Perché sopportava quell'esistenza soffocante?Al pomeriggio andava al cinema. Almeno così diceva. Ogni tanto si faceva accompagnare dall'autista in un bar del quartiere degli Champs-Elysées dove beveva da sola, appollaiata su uno sgabello. I barman, senza neanche aspettare che lei glielo chiedesse, le riempivano il bicchiere non appena lo vedevano vuoto. Non parlava con nessuno. Nessuno parlava con lei. Per gli altri, lei era «quella che beve»”.
Come in altri romanzi, anche questa indagine si rivelerà un viaggio nell'abisso dell'anima. Solitudine, ambizione, egoismo, ricerca del piacere.

“Maigret e il signor Charles” è l'ultimo libro scritto da Simenon nel 1972: dopo questo scrisse soltanto opere autobiografiche. Un Maigret a chiudere la sua bibliografia, così come fu un Maigret (Piotr il Lettone) ad aprirla, tanti anni prima.


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La scheda sul sito di Adelphi.

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