Ferdinando Petruccelli della Gattina,
nel libro-reportage “I moribondi del Palazzo Carignano” traccia
un affresco a tutto tondo dei primo parlamento, a cominciare dalle
statistiche sugli eletti. Scrive:
«Il Parlamento italiano componesi di 443 membri; ciò che sur una popolazionedi circa ventitré milioni di abitanti dà quasi un deputato per sessantamila anime. La Camera ha validate 438 elezioni. Si è in via di rifare le altre. Su questi 438 deputati vi sono: 2 principi; 3 duchi; 29 conti; 23 marchesi; 26 baroni; 50 commendatori o gran croci; 117 cavalieri, di cui 3 della Legion d’onore; 135 avvocati; 25 medici; 10 preti [...]; 21 ingegneri; 4 ammiragli; 23 generali; un prelato; 13 magistrati; 52 professori, ex professori, o dantisi come tali; 8 commercianti o industriali; 13 colonnelli: 19 ex-ministri; 5 consiglieri di Stato; 4 letterati; un bey nell’Impero ottomano, il signor Paternostro; 2 prodittatori; 2 dittatori; 7 dimissionari; 6 o 7 milionari; 5 morti che non contano più, ben inteso; 69 impiegati, sopra 88 che sono ammessi dallo Statuto; 5 banchieri; 6 maggiori; 25 nobili senza specifica di titolo; altri senza alcuna disegnativa di professione; e Verdi! il maestro Verdi.
Non si dirà per certo giammai che il nostro è un Parlamento democratico! Vi è di tutto, il popolo eccetto».
Questo era il parlamento nei primi anni della nostra storia.
Non siamo andati molto avanti: non conosciamo le percentuali di condannati, ma si vede bene di che strati sociali sono rappresentanti gli eletti.
Professionisti, banchieri, nobili, dittatori, ufficiali.
Mi chiedo se, nella prossima legislatura, si avrà un bel cambiamento tra gli eletti in Camera o Senato, anche se non credo. Le uniche novità potrebbero arrivare dal M5S, eletti nel circolo ristretto degli iscritti, senza una vera selezione dei migliori. Anche il quarto polo, rischia di morire prima di aver visto la luce.
Gli altri partiti sarà una gara al seggio da parte dei già eletti (e dunque corresponsabili dell'attuale situazione): non voglio dire che siano tutti uguali, ma in questi lunghissimi mesi è stato difficile cogliere le differenze.
L'attuale legislatura nata sotto il segno della Casta, col buono proposito di essere una legislatura costituente, è stata un fiorire di leggi ad persona, scudi, lodi e legittimi impedimenti.
Le ronde, il presunto federalismo fatto togliendo risorse alle regioni (e non responsabilizzandole dal punto di vista contabile e penale), la caccia all'immigrato criminale perché clandestino. La schedatura dei Rom e gli accordi col dittatore Gheddafi (per poi voltargli le spalle prima che il gallo cantasse tre volte). La protezione civile usata come strumento di propaganda e per gli affari delle cricche di Palazzo Chigi.
Gli scandali: le case all'insaputa del ministro, le prostitute portate da imprenditori riconoscenti in cerca di affari, le grandi opere diventate grande spreco di denaro pubblico.
Ruby nipote di Mubarak.
Chissà se riusciremo a fare pulizia di questi moribondi, a 150 anni e passa dall'Unità. Oppure se i vecchi moribondi riusciranno a riciclarsi nelle liste che stanno nascendo.
Oggi Monti lancia il suo “manifesto per ilpaese”: ancora non ha chiarito se scenderà in campo; sul Fatto Quotidiano leggiamo di voci di un dossier contro il professore.
Che bella campagna elettorale: gli impegni europei usati come alibi per smontare la Costituzione (quella che Benigni ha detto essere la più bella del mondo), i soldi per le grandi opere, per le banche, per le scuole private. E dall'altra parte i soliti slogan (e minacce) del cavaliere. Comunisti, meno tasse, liberismo.
E ambiente, mafie, diritti sul lavoro,
tutele per chi rimane indietro?
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