06 dicembre 2012

Ricchi e poveri, un'inchiesta di Nunzia Penelope


Il 10% degli italiani possiede metà della ricchezza nazionale, il 90% si divide quel che resta. La prima inchiesta sulla disuguaglianza: come vive chi può spendere 10000 euro al giorno, come sopravvive che ne guadagna 1000 al mese.

L'Italia immaginata come un grande condominio, dove ai piani alti e altissimi vivono ricchi e super ricchi, e poi, man mano che si scende, quello che rimane del ceto medio, per arrivare ai piani bassi dei poveri. Ma anche a quelli che, in questa metafora, vivono sul marciapiede perché nemmeno si possono permettere un posto in condominio.

"La metà della ricchezza nazionale, e cioè oltre 4 mila miliardi di euro, appartiene a una piccola minoranza pari al 10% della popolazione: sei milioni di persone che vivono nell’assoluto benessere. Al 90% dei cittadini, 54 milioni di persone, resta da dividersi l’altra metà. Sembra quasi un gioco di parole, ma spiega la ragione fondamentale per cui l’Italia è quel paradosso che è: un paese ricco, abitato da poveri.

L'inchiesta di Nunzia Penelope è una radiografia del paese suffragata da cifre, analisi e episodi di vita reale: un paese che sempre più, per colpa della crisi mondiale ma soprattutto dei rimedi posti in atto dalla politica, si sta dividendo in ricchi da una parte e poveri, sempre più poveri dall'altra. Un paese con una ricchezza privata da 8640 miliardi di euro, che è privata appunto, ma con un debito pubblico, in crescita (come corruzione e evasione) e pari a 1972 miliardi.
L'Italia non è più una repubblica democratica basata sul lavoro, come sancisce la Costituzione, che pure garantisce cure sanitarie e istruzione (fino ad una certa età) gratuite e per tutti.
L'Italia, rischia di diventare un paese costruito per ricchi, a discapito dei poveri. Ricchezza che non si può misurare solo con la dichiarazione dei reddtiti che, invece parla di un paese di poveri (ricchi). Bisogna guardare al patrimonio delle famiglie del condominio Italia.
Le famiglie superricche rappresentano appena l'1% della popolazione, hanno un patrimonio 65 volte superiore alla media e da sole si spartiscono il 13% della torta, pari a 1120 miliardi di euro. Se sommiamo gli abitanti di attico e superattico, scopriamo che il 10% della popolazione italiana controlla il 50% dell'intera ricchezza nazionale per un totale di circa 4 miliardi e spicci, mentre alla metà della popolazione (quelli del piano terra e del marciapiede) tocca solo il 10%, poco più di 800 miliardi.I più ricchi, tra l'altro, sono anche i più vecchi. Diversamente che dal passato, per la prima volta negli ultimi decenni il rapporto tradizionale si è invertito: le nuove generazioni viaggiano inesorabilmente verso la miseria mentre le anziane si godono i frutti dell'accumulazione concessa loro da anni di benessere pre crisi.[pagina 19]

Come si misurano queste diversità?
Si comincia dal mondo del lavoro e dalle buste paga: ad aumentare la forbice contribuisce l'eccesso di precariato, le buste paga più basse d'Europa. Questi sono redditi tassati fino all'ultimo centesimo. Cosa che non succede con le famiglie che vivono invece di rendita finanziaria. 

Il dato che colpisce è che le somme stabilite dagli indicatori di povertà [1011,13 euro al mese ] sono molto vicine alle medie delle retribuzioni nazionali: 1286 euro per un lavoratore a tempo pieno indeterminato, 700 per un lavoro part-time, 800 per un precario. Il che spiega la recessione che sta vivendo il paese: se sei povero non hai soldi da consumare, quindi le aziende non vendono le loro merci, non hanno fatturato e chiudono; quindi licenziano e creano altri poveri.”[pagina 23]
Ai piani alti chi troviamo, dunque? I manager delle aziende pubbliche, i burocrati della macchina pubblica (che oggi magari sono pure diventati ministri tecnici) e, in cima, i super manager delle aziende private (in special modo i banchieri). Una forbice, quella dei salari e delle tutele, che fa pesare la crisi di più su chi abita ai piani bassi.

Basta guardare le retribuzioni di altri suoi fedeli servitori, dal capo della polizia ai dirigenti dei ministeri, fino ai presidenti delle authority.La busta paga più pesante è quella del capo della polizia, Antonio Manganelli: 621000 euro. Molto al di sopra del comandante generale dell'arma dei Carabinieri, che si ferma a 462.642 euro.[..] Il compenso le forze dell'ordine italiane sono tra le peggio pagate d'Europa: 1200 come primo stipendio, che con gli scatti d'anzianità arriva poi a circa 1600 euro, contro le cifre ben più consistenti che ricevono in Francia (1680 euro come primo stipendio), Spagna (1420 euro), Germania (1626), Gran Bretagna (3200).”[pagina 58] 

Mentre nel paese infuria la polemica sulla casta e sui costi della politica, ci si dimentica di un'altra super casta: i top manager delle imprese private. Quelli che preferiscono evitare (a differenza dei politici) le prime pagine e l'ostentazione della ricchezza.
“.. i soli primi venti top manager italiani nel 2011 hanno incassato circa 90 milioni di euro; i primi 43 superburocrati dello Stato, come abbiamo visto, si fermano a 16 milioni complessivamente; i venti ministri del governo Monti, sempre complessivamente, arrivano a 4 milioni. Il solo Marco Tronchetti Provera, nel suo dorato 2011, con 22 milioni ha guadagnato l'equivalente di tutti i 43 superburocrati più tutti i venti ministri, premier compreso. Complessivamente, amministratori delegati, presidenti e dirigenti di primo livello delle prime 38 aziende italiane nell'anno di crisi 2011 si sono portati a casa ben 364 milioni di euro. E non solo quelli che hanno lavorato duro: 80 milioni sono andati, infatti, ad amministratori «non esecutivi», cioè con incarichi poco più che di rappresentanza.[..].. Esaminando le 38 società comprese nell'indice FTSE MIB [..] si evidenzia che, a fronte di aumento complessivo degli emolumenti dei vari manager pari al 15% in un anno, le società hanno perso il 19% in termini sia di valore delle azioni che di dividendi distribuiti agli azionisti.”[pagina 68-69] 
E anche i banchieri:
A livello europeo quello delle retribuzioni dei banchieri è un problema considerato serissimo, da risolvere ad ogni costo. Il capo dei verdi del Belgio, Philippe Lamberts, ha dichiarato di non riuscire a trovare alcuna prova ce le politiche di remunerazione di banche come Deurtsche Bank o Societé Générale corrispondessero a una reale «creazione di valore». Anzi, era vero il contrario: «Siamo stufi – ha detto il parlamentare europeo – di gente che sostiene che questo è un discorso populista: non credo proprio che i banchieri abbiano bisogno di prendere due, tre, dieci volte lo stipendio base per poter fare un buon lavoro».”[pagina 75]
Altro punto analizzato, la piaga dell'evasione: Cleptocrazia la chiama la giornalista, ovvero “la gestione del potere politico da parte di un'elite avente come obiettivo primario il furto e la spoliazione sistematica di risorse ai danni della popolazione amministrata” (dalla Treccani).
Come definire altrimenti un sistema in cui questa elite, gli evasori, hanno possibilità e mezzi per evadere il fisco, sottraendo risorse per il pubblico?

Si parte dalla “Relazione finale del gruppo di lavoro sull'Economia non osservata e l'evasione fiscale”, del governo Berlusconi:
Entrate fiscali 2010: 406 miliardi
Contribuenti: 41,8 milioni.
Persone che dichiarano da 0 a 15000 euro: 20 ml
Da 15000 a 35000: 17 ml
Da 35000 a 100000: 3,5 ml
Sopra i 100000: 398000 persone.
Sopra i 300000 euro: 30000
Sopra i 500000: 3106
Sopra il milione di euro: 682.

E la domanda, nasce spontanea:
[..] Ma chi diavolo sono, allora, quei 30 milioni di persone ricche o superricche, o anche semplicemente benestanti, che vivono nei piani alti del condominio Italia e sono dotate di patrimoni medi che vanno da 5 milioni a un minimo di 40000 euro?[pagina 86]

Effetto della grande evasione: un paese povero con aziende che dichiarano bilanci da onlus. Non solo per colpa della crisi, ovviamente.
Lo conferma una relazione della Procura di Milano secondo cui dal 2009 al 2011 i reati fiscali sono quintuplicati. Non stiamo parlando di baristi che non rilasciano lo scontrino del caffè: qui si parla di imprese di medie dimensioni e di reati penali, che presuppongono quindi l'evasione di somme molto consistenti, attraverso sistemi molto sofisticati. Nelle pratiche aperte dal primo dipartimento della Procura di Milano, che si occupa di illeciti economici e finanziari, emerge l'impennata di reati come: omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture false, mancati versamenti IVA, false scritture contabili.[..]I grandi evasori li portano altrove: nelle banche e nei caveau della sola Svizzera ci sono tra i 150 e i 200 miliardi di euro che battono bandiera tricolore. Ma ancora non si è trovato il modo di riportarli a casa.”[pagina 89]
Nella seconda parte del libro “Il denaro non fa la felicità. Ma fa la differenza”, l'autrice si sofferma su come cambia la vita, per gli utenti dei piani alti, rispetto a quelli dei piani bassi. L'acquisto della casa, e le difficoltà nel pagare il mutuo: da una parte famiglie con case in ogni dove, alle famiglie costrette a vivere nelle roulotte o nei camping, come successo ad Azzate, in provincia di Varese.
Lo scandalo di affittopoli e le relative svendite di beni previdenziali:
Le compagnie di assicurazione, gli enti previdenziali, le banche hanno affittato per anni a prezzo di favore , nel vero senso della parola: cioè facendo un favore ai politici, amici di politici, parenti di politici. Poi, di colpo, dalla seconda metà degli anni novanta hanno messo in vendita lo sconfinato patrimonio immobiliare, sfrattando senza tante storie gli inquilini che non potevano acquistare la casa in cui vivevano; mentre i soliti noti acquistavano appartamenti a dozzine, a prezzi stracciati, e le grandi compagnie immobiliari private facevano affari d'oro rilevando in blocco interi stabili.”[pagina 122] 

Come la crisi ha cambiato anche le abitudini alimentati:
Gli unici che quanto a cibo non badano a spese né a quantità sono i politici. Non è un problema di Casta o anti-casta, ma un dato di fatto: onorevoli, assessori, presidenti di regioni, enti locali, municipalizzate, sono gli ultimi privilegiati che si attovagliano nei templi del cibo del lusso.”[pagina 137]
La scuola, quella pubblica per tutti e sempre più misera, e quella privata per le elite, dove si possono coltivare le relazioni utili poi quando si entrerà nel mondo del lavoro:
La scuola italiana è pubblica, gratuita e obbligatoria fino a una certa età. Lo stabilisce la Costituzione, ed è un elemento fondamentale per ridurre le differenze tra ricchi e poveri; i costi dell'Istruzione, così come quelli per la salute, sono tali che se non intervenisse la mano dello Stato solo i ceti più benestanti sarebbero in grado di coprirli.”[pagina 139]
La scuola dovrebbe avere una funzione basilare in una democrazia: garantire a tutti, a prescindere dal reddito, le stesse possibilità di carriera. Di raggiungere i propri obiettivi. Ma non è così:
Proprio dalla scuola, infatti, deriva la straordinaria lentezza dell'ascensore sociale italiano, ormai del tutto fuori servizio. Come si potrebbe rimediare? Rinforzando l'istruzione pubblica e riversandovi il massimo delle risorse economiche e umane, come fanno tutte le nazioni sviluppate dal nord al sud del mondo: dalla Svezia che, grazie ai generosi investimenti nel sapere ha ottenuto l'eccellenza della sua industria tecnologica, al Brasile, che investe tutti i proventi dei ricchi giacimenti di petrolio in un grandioso programma di istruzione generale, fino alla Cina.” [pagina 149]

E ancora:

Presa diretta su Rai3, ha calcolatoche in Lombardia il contributo agli istituti privati ammonta a 51 milioni e 460 mila euro, contro i 24 milioni e 589 mila euro che la stessa regione eroga alle scuole pubbliche. Gli iscritti alle scuole pubbliche sono quasi un milione, quelli delle private 98000, e il conto è dunque semplice: solo 3 euro e 30 centesimi per gli studenti pubblici, 478 per quelli privati.Il finale della storia è altrettanto semplice: la scuola pubblica sarà sempre più povera, più piccola, più basica, mentre l'eccellenza, l'innovazione, le opportunità saranno riservate al mondo privato e a chi se lo può permettere; ai soli inquilini dell'attico e super attico del condominio Italia.[pagina 150] 

Dopo la scuola, la salute: con la sanità pubblica finita al centro degli scandali, e sotto i tagli degli ultimi governi. Per arrivare alla domanda che ci viene posta: ce la possiamo permettere una sanità pubblica efficiente e per tutti? Prima di smontare la Costituzione, magari esistono altre soluzioni:
Ma c'è anche chi ripropone il problema di come finanziare la spesa sanitaria e, soprattutto, per chi finanziarla: è giusto, è possibile, continuare a fornire un servizio universale a tutti, indipendentemente dal reddito? O sarebbe il caso di far pagare in base alla disponibilità, magari con ticket differenziati rispetto al reddito, come da proposta del governo Monti? In altre parole: si potrebbe immaginare di far pagare ai ricchi la loro parte?”[pagina 166] 
Anche se rimane il problema dell'evasione:

“Giusto, ma anche facendo pagare ai ricchi la loro parte, il problema degli evasori resterebbe intatto. [..] Prima di far pagare la sanità a chi se lo può permettere, quindi, occorre risolvere il solito, antico problema: quello che in Italia non consente di distinguere tra ricchi veri e poveri finti, nemmeno nella malattia.”[pagina 167] 
Infine, l'ultima parte: "Effetti collaterali della povertà". Calo delle nascite, per chi abita i piani bassi; calo dei matrimoni. E chi non ha altri mezzi, si affida alla fortuna per cercare di cambiare la sorte.
Riprodursi, in questo paese, sta diventando (come comprare casa, come studiare, come andare all'università come farsi una vacanza), una cosa da ricchi.
E non solo: lo scandalo dei festini, o cene eleganti ad Arcore, ha raccontato di un cambio di mentalità da parte delle nuove generazioni e delle rispettive famiglie. In assenza di meritocrazia, per andare avanti occorre affidarsi a quello che madre natura ti ha dato. 
Oltre alla prostituzione occasionale, frutto avvelenato della crisi sono anche gli aumenti dei piccoli reati, in un contesto in cui le stesse forze dell'ordine hanno subito dei tagli. 
L'effetto collaterale più evidente di questi ultimi mesi di crisi è 'impennata di reati comuni, soprattutto furti e rapine. [..] I reati sono aumentati complessivamente del 5,4%, arrivando a quota 2 milioni 760 mila. Aumentano in modo esponenziale soprattutto i reati di tipo predatorio, cioè furti, rapine e microcriminalità: quelli che rappresentano il miglior indicatore della miseria. Si notano poco, in un?Italia scassata da scandali, furti in ben pi grande stile, corruzione di milioni di euro, che coinvolgono la classe politica di ogni colore, ma anche buona parte del salotto buon dell'economia e delle grandi famiglie del capitale.” [pagina 211]
Con situazioni da neorealismo:
“A Palermo altra scena stile Ladri di biciclette: un controllore trova un portafoglio con 350 euro sul bus, si rivolge ai passeggeri a bordo e chiede se a qualcuno di loro lo abbia smarrito. Non l'avesse mai fatto: tutti sono scattati in piedi per rivendicarne il possesso. Botte da orbi, insulti, calci. Intervento della polizia, il portafoglio in Questura, fine dei giochi.”[pagina 212]
Se il lavoro vale poco (a meno di non appartenere ai piani alti del condominio, banchieri, manager ..), in questa Italia di ricchi e poveri, vale poco anche la vita di chi lavora. Nunzia Penelope ricorda alcuni episodi di questi anni: la strage della Thyssen, l'operaio in nero morto per montare il palco della Pausini. Gli abitanti di Taranto. 
[..] questo capitolo cercherà di contabilizzare il valore economico riconosciuto alla vita umana nel contesto italiano di questi ultimi anni. Un valore che procede in parallelo con la svalorizzazione del lavoro stesso, ma anche con l'assurgere, come mai prima d'ora, del posto del lavoro e del denaro a simboli del diritto di stare, o non stare, in questo mondo. Gli effetti collaterali, diciamo così, sono pesanti: nell'Italia della crisi si ripaga con pochi spiccioli la morte sul lavoro di un giovane che veniva pagato per il suo lavoro con altrettanti pochi spiccioli; ci si uccide perché si è perso il lavoro, perché si teme di perderlo; e infine si uccide per denaro, poco o tanto, ma senza troppi scrupoli. Tutto ha un prezzo, e spesso è un prezzo molto basso.”[..]“Il legame vita-lavoro-denaro è infatti strettissimo nel caso Thyssen: i sette operai morti carbonizzati – alcuni in pochi minuti, altri, più sfortunati ancora, dopo giorni o settimane, di sofferenze – sono stati sacrificati in nome del risparmio dell'azienda, che aveva scelto (scelto: non c'è stata alcuna casualità nelle decisioni, come vedremo) di non rinnovare i sistemi antiincendio ritenendola una spesa inutile.”[pagina 221] 
Infine, l'ultimo importante capitolo: il ruolo di chi possiede i soldi (e se li tiene al sicuro nei paradisi fiscali), e che oggi è persino in grado di manovrare una democrazia. Ma siamo ancora in democrazia? Siamo sicuri che il mondo dell'informazione (che, ricordiamo, oggi è in mano a banche, assicurazioni, imprenditori del mattone o della sanità) ci sta raccontando tutta la verità?

La lettera firmata dal giurista Guido Rossi:
«Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei – afferma il testo – sono all'origine di un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle popolazioni che non ha precedenti nel dopoguerra, e vengono rappresentate non soltanto dalle forze politiche che le condividono, ma anche dai maggiori mezzi di informazione, compreso il servizio pubblico, come comportamenti obbligati, determinati da una crisi a sua volta conseguenza dell'eccessiva generosità dei livelli retributivi e dei sistemi pubblici di welfare». Di fatto, «viene nascosto all'opinione pubblica che, lungi dall'essere un'evidenza, tale rappresentazione riflette un punto di vista ben definito, e cioè quello che si basa sulla teoria economica neoliberale, oggetto di severe critiche da parte di economisti non meno autorevoli dei suoi sostenitori».[..] In questo furto di informazione, i sottoscrittori dell'appello non esitano a mettere sotto accusa la politica e le istituzioni, ai massimo livelli. […]Insomma tutti complici, in questo gioco. E proprio questo, concludono, «costituisce ai nostri occhi un attacco alla democrazia repubblicana di inaudita gravità, che ai pesantissimi effetti materiali della crisi e di una sua gestione politica volta a determinare una redistribuzione del potere e della ricchezza a beneficio della speculazione finanziaria e dei ceti più abbienti assomma un furto di informazione e di conoscenza gravido di devastanti conseguenze per la democrazia».”[pagina 252]

Per deviare l'attenzione dai problemi e dai responsabili veri (la politica, la finanza, le banche), ecco le armi di distrazione di massa:scandali e scandaletti, i ladri di polli del momento.
E si distoglie lo sguardo, per esempio, dal fatto che la principale istituzione finanziaria italiana, Mediobanca, negli ultimi mesi è stata protagonista di episodi degni di un film noir americano: a base di finanza corrotta, famiglie siciliane, microspie, registratori nascosti nei push up di giovani imprenditrici, accordi segreti firmati da congiurati e chiusi in cassaforte. Così come sfugge che le principali banche non sono affatto estranee al sistema perverso dei derivati, e nemmeno da quel piccolo vizio nazionale che è l'evasione fiscale.”[pagina 254]
Fino a quando, si chiede l'autrice, andrà avanti questo sistema? L'autrice cita l'effetto tunnel di Hirschman. Prima o poi, scoccherà la rivolta e la gente, esasperata, supererà la linea bianca che separa i ricchi (intesi come i privilegiati) dai poveri (intesi come quelli che oggi sono sfruttati).


Indice.
Parte prima.
Un paese ricco abitato da poveri.
Buste paga
Cleptocrazia.

Parte seconda: il denaro non fa la felicità. Ma fa la differenza.
Se la casa dei sogni diventa un incubo.
La dieta della crisi.
Non è una scuola per poveri.
Il metro che misura il benessere dei popoli.

Vacanze indimenticabili.

Shopping.

Parte terza.
Effetti collaterali della povertà.
Quanto vale una vita.
Chi governa il denaro governa il mondo.



L'intervista all'autrice sul sito Cadoinpiedi
La scheda del libro sul sito Ponte alle grazie.

Il link per ordinare il libro su ibs.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

E se io sono PERUFFO COL CIUFFO??