Il fallimento della vendita delle
azioni della Sea a Milano permette di scoprire il lato nascosto delle
infrastrutture nelle regioni del nord (e in particolar modo qui in
Lombardia). Troppe, spesso inutili, costose.
La regione le provincie si sono
lanciate in piani di investimenti troppo ambiziosi e ora, in tempi di
crisi, sono costrette a svendere le quote dei loro “gioielli”
(per rientrare nei bilanci). Come la Serravalle, che doveva essere solo una concessionaria e che invece ha in pancia quote delle nuove autostrade lombarde. La Brepemi, la Tem e la Pedemontana (che andranno pure ricapitalizzate).
Il risultato è che, non potendo
chiudere i cantieri (non si è riusciti a chiuderli nemmeno per
l'amianto sotto la Brebemi), questi verranno aperti e si
trasformeranno in tante piccole Salerno Reggio Calabria, causando altro consumo del territorio.
La Sa Rc è stata pagata a caro prezzo
dallo stato e i cui tempi si sono allungati all'infinito (anche se Passera ha
garantito che sarà tutto finito nel 2013 ..).
Dietro queste opere ci sono, come per il Tav, le banche: per questo i cantieri devono andare avanti e, in assenza di investitori privati (alla faccia del project financing), sarà il pubblico a metterci i soldi.
Dietro queste opere ci sono, come per il Tav, le banche: per questo i cantieri devono andare avanti e, in assenza di investitori privati (alla faccia del project financing), sarà il pubblico a metterci i soldi.
Eccoli qua i grandi investimenti
pubblici: non per la scuola, per l'università, per la
riorganizzazione delle industrie .. E poi non ci sono soldi per il trasporto pubblico e per i pendolari.
Ecco cosa succede a mischiare politica e impresa, dove non si capisce per quali interessi agisce il pubblico mentre sono chiari gli interessi dei privati.
A proposito, non c'entra niente, o forse no, ma secondo la classifica di Trasparency international, siamo scivolati al 72 esimo posto. Come la Tunisia.
Come a dire che, corruzione e crisi (economica e finanziaria), anche nelle democrazie come la nostra, vanno spesso a braccetto.
Ecco cosa succede a mischiare politica e impresa, dove non si capisce per quali interessi agisce il pubblico mentre sono chiari gli interessi dei privati.
A proposito, non c'entra niente, o forse no, ma secondo la classifica di Trasparency international, siamo scivolati al 72 esimo posto. Come la Tunisia.
Come a dire che, corruzione e crisi (economica e finanziaria), anche nelle democrazie come la nostra, vanno spesso a braccetto.
Nessun commento:
Posta un commento