Ridicola. La vicenda del giornalistaSallusti, che rifiuta i domiciliari perché vuole proprio andare in carcere, è secondo me, ridicola. Ci si ricorda solo ora, che tocca ad un giornalista vip, di questa legge fascista che regola la diffamazione. Ci si dimentica, in questo siparietto mediatico con l'arresto a favor di telecamera, dell'articolo ritenuto diffamatorio, senza scuse.
Non sono i magistrati ad aver violato il tempio del giornalismo, è il giornalismo stesso che, da tempo, ha violato principi e deontologie. Per diventare strumento in mano del potere.
A me viene in mente il film di Marco Bellocchio, “Sbatti il mostro in prima pagina”: siamo nel 1972, negli anni di Piazza Fontana, della pista anarchica, di Feltrinelli dilaniato sotto il traliccio di Segrate.
Durante una campagna elettorale carica di tensioni, il caporedattore de Il giornale (quotidiano vicino alla destra) sfrutta un caso di omicidio (una studentessa trovata morta in periferia), in combutta con la Questura, per costruire il colpevole ideale. Il “mostro” è un ragazzo della sinistra “extraparlamentare”.
Ci sono dei passi del film che meritano di essere ricordati: come quando il caporedattore, Bizanti (il grande Gina Maria Volontè) redarguisce il giovane (e ingenuo) Roveda, per aver usato le parole “disoccupato” e “disperato” in un titolo.
BIZANTI: “Ah ecco...bravo Roveda… siediti là. Tu sai quante copie tira il Giornale vero?”ROVEDA: “ 500.000 ”BIZANTI: “ Tutta l’opinione che conta nel paese… Sì gente che magari legge anche altri giornali…di altro colore, ma che alla fin fine si rivolge a noi, al Giornale…. per sentire dalla sua voce..una parola pacata e definitiva. E questa voce Roveda… deve essere sempre la stessa…dalla prima riga dell’editoriale all’ultimo annuncio economico.”ROVEDA: “ Sì, sono d’accordo.”BIZANTI: “Chi è il nostro lettore? E’ un uomo tranquillo, onesto, amante dell’ordine…. che lavora, produce, crea reddito! Ma è anche un uomo stanco Roveda, scoglionato, i suoi figli invece di andare a scuola fanno la guerriglia per le strade di Milano…i suoi operai sono sempre più prepotenti, il Governo non c’è! Il Paese è nel caos!…apre il giornale per trovare una parola serena, equilibrata, e che cosa ci trova?!.... Il tuo pezzo Roveda!.... Ho copiato parola per parola il tuo occhiello e il tuo titolo:« DISPERATO GESTO DI UN DISOCCUPATO - SI BRUCIA VIVO PADRE DI CINQUE FIGLI», ora io non sono Umberto Eco e non voglio farti una lezione di semantica applicata all’informazione, ma mi pare evidente che la parola , «disperato» è gonfia di valori polemici…se poi me lo unisci alla parola «disoccupato»… «disperato-disoccupato» beh allora ci troviamo di fronte a una vera e propria provocazione…”ROVEDA: “Maaah…”BIZANTI: “Compiuta la quale, tu prendi questo pover uomo direttore e gli sbatti in faccia 5 orfani e un cadavere carbonizzato! Noh, dico, cosa vogliamo farne di questo pover uomo direttore? Un nevrotico? Ti ha forse dato fuoco, lui??....Vogliamo vedere di rifare insieme questo titolo? Può capitare a tutti di sbagliare noh? Scrivi: «DRAMMATICO SUICIDIO» «drammatico-suicidio» due parole, «DI» , cos’è un calabrese il poveretto?”ROVEDA: “Si”BIZANTI: “Ecco, «DI UN IMMIGRATO» «immigrato» una parola sola che contiene implicitamente il disoccupato e il padre di cinque figli, ma da anche un’informazione in più!”ROVEDA: “Certo”BIZANTI: “Il succo della notizia, la sintesi….il lettore apre il Giornale, guarda, se gli va legge, se non gli va tira via, ma senza avere la sensazione che gli vogliamo rompre i coglioni! Senza sentirsi lui responsabile di tutti i morti che ci sono ogni giorno nel mondo….comunque il pezzo è eccellente! sì magari c’è qualche parolina in più, qualche aggettivo da limare, per esempio quel «LICENZIATO»…”ROVEDA: “«RIMASTO SENZA LAVORO»”BIZANTI: “«RIMASTO SENZA LAVORO». Bravo! Dacci dentro Roveda, che la stoffa c’è!…adesso lo ricopi e lo porti direttamente in composizione, vai.”Quando gli da una lezione della sua etica:
"Lei vede il giornalista come un'osservatore imparziale... ebbene io le dico.. che questi osservatori imparziali mi fanno pena.... bisogna essere protagonisti! Non osservatori, siamo in guerra! La lotta di classe la facciamo anche noi! Non l'hanno inventata Marx e Lenin!"
E il finale, quando ormai di trovare il vero colpevole non importa a nessuno, e il proprietario del giornale (implicato in un traffico d'armi con l'estrema destra) spiega al suo caporedattore (che ha appena citato Goebbels) la sua visione della società:
Ciascuno deve stare al suo posto, la polizia a reprimere, la magistratura a condannare la stampa a persuadere la gente, tutti stanno facendo il loro dovere ..sono gli operai che non stanno al gioco .. vogliono sempre soldi .. non riusciamo a rialzare la produzione, questo è il vero guaio.
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