In Italia si passa facilmente dalla tragedia alla farsa.
Viene da ridere a vedere il carro armato padano con cui gli insorti volevano portare avanti la loro rivoluzione.
Ma la sofferenza del Veneto che versa alle casse dello stato 70 miliardi per prenderne 50 è reale.
Reali la crisi industriale della regione che ha perso tutto: l'industria e l'agricoltura soffocata dal cemento dei capannoni e delle autostrade.
Capannoni vuoti e strade che non trasporteranno più merci.
Forse, più che l'indipendenza, sarebbe stato meglio chiedere governatori e politici all'altezza.
E invece il nordest ora paga anni di cattiva politica che ha concesso il sommerso, il nero, l'assenza di una vera politica industriale.
Non basta parlare di federalismo.
Ma ieri la notizie eversive erano due: la seconda era l'incontro di B. col presidente della Repubblica, per chiedere nuovamente una agibilità politica in vista delle elezioni.
Berlusconi dovrebbe essere fuori dalla politica a prescindere dalla condanne (e dai processi in corso).
Ma per quello che ha fatto come presidente del Consiglio.
Non mi preoccupa il tanco.
Mi preoccupa un percorso di riforme non condivise col paese e in cui giocano un ruolo importante persone condannate per frode.
Uno che non può votare, decide come dobbiamo votare noi italiani.
Ma ha preso voti, ripetono. E' la stessa giustificazione che si sente dire.
Sono poi gli stessi voti di quanti ora si lamentano delle tasse, dei servizi che non funzionano, delle aziende costrette a chiudere per la stretta creditizia.
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