Francesco Carrer, criminologo e consulente delle forze di polizia, intervistato da Marco Preve al termine del libro “Il Partito dellapolizia”:
“«A questo punto, non vorrei sembrare nazional populista, ma mi dice perché dovremmo avere una polizia quasi perfetta in un paese dove un terzo dei cittadini ha votato liberamente un partito che teorizza e pratica l'illegalità quotidiana e che confonde la democrazia con l'impunità?
Dove gran parte dei cittadini si mostra favorevole all'eliminazione delle regole per sé e all'inasprimento per gli altri e tiene giornalmente comportamenti di illegalità diffusa. E dove la maggioranza dei cittadini pensa attentamente ai propri interessi personali e il senso della comunità è sempre più rarefatto.
«Putroppo dobbiamo prendere atto che il 'me ne frego' di triste memoria non era solo uno slogan limitato nel tempo, ma è parte integrante della maggioranza della nostra società. Dovremmo attrezzarci ad avere una polizia migliore della politica, della sanità, dell'educazione nazionale, della giustizia, dei trasporti? A mio parere sì, certamente. Ma credo che questa sia una posizione molto elitaria e difficilmente raggiungibile senza intervenire nel sistema paese. I cittadini sovrani perlopiù si limitano a criticiare la polizia a torto o a ragione, pretendono che questa accorra quando hanno bisogno e che stia lontana quando vogliono essere liberi di delinquere. La politica attuale è figlia di questa società decadente e di questa democrazia imperfetta, e possiamo solo sperare che quella che si sta affacciando sarà migliore, anche se i suoi prodromi non sono così chiari e rassicuranti.
[..]Il rinnovamento della polizia, che tutti – cittadini onesti e delinquenti - dovrebbero augurarsi, deve necessariamente passare dal rinnovamento della società nel suo insieme.«E mi riaggancio a questa necessità di parlare dell'opportunità di dotare o meno il personale delle forze di polizia – soprattutto quelle impiegate nell'ordine pubblico – di un numero di matricola che ne consenta l'identificazione. Anche se si tratta di un problema controverso nella maggior parte dei paesi, sono favorevole a questa possibilità. Così come lo sono a poter identificare qualsiasi pubblico dipendente al fine di denunciarne non solo gli eventuali misfatti, ma anche i comportamenti particolarmente lodevoli. Credo però che si tratti di uno dei tanti punti di arrivo di un percorso di crescita globale degli italiani e che, in un momento di estrema conflittualità sociale, non si possa mettere a repentaglio gli agenti di polizia rispetto a false denunce e vendette ben orchestrate. Per di più in uno scenario in cui i 'manifestanti' violenti e francamente criminali operano del tutto travistati e spesso impuniti.«La polizia rappresenta una sorta di filtro sociale nel quale confluiscono gran parte dei mali di un paese e a cui viene chiesto di risolverli nel miglior modo possibile. Fra questi mali possiamo includere gli errori, grandi e piccoli, dei politici (ancora loro!), dall'approvazione di una cattiva legge o di un indulto alle interrogazioni parlamentari ex post, alle proposte di legge ex ante, alla scelta sconsiderata della città sede di un grande avvenimento internazionale. Un esempio fra tutti è rappresentato da un parlamento che, in tutti questi anni, con le diverse maggioranze, non è stato capace di introdurre il reato di tortura nel nostro codice penale. O da uno stato biscazziere che, in cambio di una percentuale sulle giocate, facilita il gioco d'azzardo, e di conseguenza l'usura, il riciclaggio, l'alcolismo e altri piacevoli comportamenti. Uno dei tanti santuari 'stranamente' non toccati dalla politica”
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