28 aprile 2014

Il partito (o la lobby) degli evasori

Parlare di partito o di lobby degli evasori non è solamente la solita frase fatta: il partito degli evasori esiste e ad ogni elezione vota per quei candidati che più di altri garantiscono l'impunità delle loro ruberie.
Impunità che, anno dopo anno, diventano sempre più insopportabili per l'altra parte del paese che le tasse le ha sempre pagate. E che magari deve subire i tagli dei presidi ospedalieri, dei tribunali, perché soldi non ce ne sono.
Il partito dei condoni, del mani libere per chi fa impresa, del no allo stato di polizia giudiziaria.

Nonostante le svolte e i cambi di marcia (i timidi tagli e gli ottanta euro in busta paga), c'è ancora molto da fare per contrastare l'evasione. E la corruzione. E il riciclaggio di denaro da parte della criminalità organizzata ..
Fermiamoci per un momento agli 80 euro promessi da Renzi: arriveranno certamente, ma per trovare i soldi si sono dovute tagliare le spese di ministeri e regioni (oltre ai tagli della spending review di Cottarelli che stiamo ancora aspettando). Tagli che potrebbero non essere indolori.

I soldi per questa manovra che riguarda circa 10 milioni di italiani non c'erano tutti. Il problema allora è sempre dove prendere le risorse, e questo vincola l'azione dei governi che si sono succeduti. Nessun politico oggi è disposto a fare altri dolorosi tagli lineari ma allo stesso tempo non può tagliare le spese militari (vedi caccia F35) per obblighi internazionali che passano sopra i governi (e gli italiani), le spese per le grandi opere per obblighi rispetto ai finanziatori dei partiti (che passano sempre sopra gli italiani).
Si devono tagliare le tasse per rilanciare la ripresa, ma non possiamo tagliare le tasse perché la coperta è corta e non sapremmo da dove prendere i soldi ..

Ma i soldi ci sarebbero. I soldi che ogni anno vengono evasi da quegli italiani del partito del nero, dell'evasione. Quelli che confidano sempre nel condono, nello scudo. Quelli che sanno di poter contare su fior fior di commercialisti ed avvocati.

L'inchiesta di Report di questa sera affronterà proprio il tema dell'evasione, uno dei tabù della politica italiana.
L'inchiesta di Paolo Mondani si intitola “Il socio occulto” ed è andata fino a Dubai ad intervistare Maradona, per la sua lotta contro il fisco italiano.

La scheda della puntata:
180 miliardi di euro annui: l'evasione fiscale netta secondo Tax Research.
168 il numero complessivo dei condannati per evasione fiscale.
54 per cento la pressione fiscale effettiva secondo Confindustria.
300 miliardi di euro: i patrimoni all'estero degli italiani secondo l’Agenzia delle Entrate.
Per non parlare della cifra da brivido del nostro debito pubblico e degli sforzi per trovare copertura a qualsiasi intervento di sostegno all'economia e al lavoro.
I soldi per risollevare l'Italia ci sono, anzi, ci sarebbero. Ma in pochi li cercano.
Il numero che più spiega i precedenti è quello che dà la dimensione del partito degli evasori: dieci milioni di voti. Che non smette di crescere.
In questo contesto, prima il governo Monti, poi il governo Letta, infine il governo Renzi hanno promesso una legge che incentivi il rientro dei capitali nascosti all'estero. E insieme a ciò, hanno pensato di inserire nel nostro codice penale il reato di autoriciclaggio, così da costringere quei capitali a rimpatriare pagando le imposte senza rischiare pesanti risvolti giudiziari. Ma niente di tutto ciò è stato realizzato perché un partito invisibile sta condizionando il Parlamento e cerca di trasformare questa futura legge in un nuovo scudo fiscale.
Del resto, il fisco si muove con grande difficoltà. Agenzia delle Entrate ed Equitalia soffrono di antichi mali. E i dati della riscossione, secondo la Corte dei Conti, sono in calo. Nel mezzo di tutto ciò stanno le indagini giudiziarie che coinvolgono dirigenti e funzionari del fisco pescati ad aggiustare cartelle e a garantire trattamenti di favore a chi se lo può permettere.
Eppure, solo una seria lotta all'evasione fiscale può rimettere in carreggiata l'Italia.
L'anteprima di Reportime:

La seconda inchiesta, di Luca Chianca, cercherà di rispondere ad una domanda: da dove arrivano tutte le patate che mettiamo sulla nostra tavola, visto che la produzione del nostro paese non è sufficiente a soddisfare la domanda?
L'Italia consuma più patate di quante ne produce ed è costretta ad importarle dall'estero. Andando nei supermercati, però, del prodotto d'importazione non c'è traccia. Le patate vendute dalla grande distribuzione sono tutte di origine italiana, ma è veramente così? Siamo andati tra i produttori italiani e quelli francesi sulle tracce delle patate e le abbiamo seguite dai coltivatori ai confezionatori e ai distributori, fino a chi le vende, e abbiamo scoperto come è facile raggirare le norme sulla tracciabilità.
Infine, l'ultimo servizio, sul mondo dei creativi freelance italiani, confrontati con i colleghi inglesi e olandesi:
Vita da Freelance, di Giuliano Marrucci:
In Inghilterra una quota sempre crescente delle 14.000 agenzie di intermediazione attive si occupa di trovare lavoro ai freelance. Situazione simile anche per l'Olanda. In Italia invece di agenzie così non ne abbiamo trovate, col risultato che invece delle 300 sterline al giorno dei web-designer inglesi, e i 60 euro l'ora di quelli olandesi, i nostri creativi guadagnano cifre irrisorie. E sempre più spesso non vengono pagati affatto.


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