Le riforme fatte assieme a Berlusconi.
Il votato stravolto di altri non eletti, come le province.
Il si al ddl per portare avanti il progetto del TAV in Val di Susa.
Il si al progetto di acquisto dei caccia F35.
Il no alle quote rosa nell'Italicum (che rimane una legge senza preferenze).
Il partito dove coloro che si permettono di fare critiche sono definiti professoroni, gufi, senatori a caccia di visibilità.
Tutto questo è oggi il PD di Renzi (che prima era di Letta, che prima era di Bersani).
Che poi però si nasconde dietro le foglie di fico: le ministre donna (ma i sottosegretari a maggioranza maschile).
E le cinque donne capolista per le elezioni europee: la svolta buona, solo per nascondere tutto il resto (i trombati, i riciclati, quelli che sono imbullonati alle poltrone).
Lo scrive sul suo blog Gilioli:
"Ma aldilà di tutto questo, quello che trovo un po’ singolare è proprio la storia delle cinque capolista donna.
Mica per altro, ma perché quattro su cinque (Mosca, Moretti, Bonafè e Picierno) sono al momento deputate nel Parlamento nazionale. Quindi, se saranno elette a Bruxelles, qui a Roma dovranno lasciare il seggio a chi stava dopo di loro nella lista Pd delle politiche 2013. E, in base all’alternanza di genere usata per compilare quelle liste, ci sono ottime possibilità che chi sta dopo di loro sia un maschio".
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