Questa sera Report trasmetterà
un'inchiesta sul risparmio energetico e sulle politiche (assenti) per
un risparmio energetico, che potrebbero renderci indipendenti dalle
energie fossili.
Roberto Pozzan racconterà di
quelli che è possibile fare per spendere meno nel riscaldamento
domestico, come sanare il problema delle polveri sottili nelle città
“Un appartamento di cento metri quadri con caldaia a combustibile fossile: costo all'anno in riscaldamento circa duemila euro. Lo stesso appartamento, isolato, con finestre a doppi vetri, caldaia nuova e regolatore, costo all'anno duecentotrenta euro. Ma si può arrivare a spendere zero: in edilizia si chiama sesta rivoluzione.”
Parte di queste
politiche sono oggi delegate agli incentivi (sui lavori domestici che
hanno impatti energetici), ma rimangono azioni isolate dentro una
politica energetica ancora oggi incentrata sugli idrocarburi, dove
ancora esistono centrali a carbone (con tanto di inchieste
giudiziarie sugli effetti nell'ambiente) senza piani di dismissione
certi.
Le politiche,
quando esistono, sono delegate alle lobby, ai comitati occulti, per
favorire i grandi gruppi petroliferi e non nell'interesse comune. Le
trivelle e le piattaforme che devono poter estrarre fino ad
esaurimento (cioè fino a quando potranno prorogare lo
smantellamento), i grandi condotti che attraversano territori, i
centri di stoccaggio coi problemi di emissioni nell'aria.
Eppure potremmo
mettere a sistema tutte le buone pratiche per la costruzione degli
appartamenti, per dare un nuovo impulso al settore edilizio, creare
vera occupazione, dare una risposta ai problemi di inquinamento (che
oggi risolviamo coi blocchi del traffico).
I
fossilizzati di Roberto Pozzan in collaborazione di Greta
Orsi
Nell’Italia in cui il crollo del prezzo del petrolio non crea la sperata ripresa dell’economia, le combustioni del riscaldamento domestico salgono sul podio dei peggiori inquinatori, la regione più votata alle rinnovabili approva un piano energetico a metano e carbone, si fa strada per fortuna la realtà del risparmio, attraverso l’efficientamento del patrimonio edilizio. Intanto, in attesa di soluzioni la popolazione deve fare i conti con i blocchi del traffico determinati dalle pericolosissime polveri sottili.
Con le sonde
geotermiche con cui convogliare calore (o il fresco) dal terreno
nelle case e pompe di calore con cui riscaldare le case, con un
investimento che rientra in tre quattro anni.
“Spendere meno per le bolletta, ottenere la riduzione di polveri sottili e riscaldamento globale, rilanciando contemporaneamente l’economia non è un sogno, ma una possibilità a portata di mano: la tecnologia c’è, basta applicarla. Abbiamo anche il capitale, quello che manca sono le informazioni. Secondo l’ingegner Renato Clementi di Habitami, il capitale sta tutto dentro l’enorme spreco dalle nostre case. Là dove spendiamo 2000 euro in riscaldamento, potremmo spenderne solo 200, o anche arrivare a zero. Dobbiamo efficientarle.
Bisogna allora che le banche anticipino il capitale che recupereranno dal risparmio ottenuto. Per questo ci sono le cosiddette Energy service Companies. La spesa sanitaria sostenuta dai governi (e causata dalle polveri sottili) fa scricchiolare gli stati sociali. I grandi organismi internazionali, Organizzazione Mondiale della Sanità e Fondo Monetario Internazionale in testa, esortano a trovare l’equilibrio tra produzione e tutela ambientale.Strada tutta in discesa allora? Certo che no: lo status quo ha tanti alleati annidati dove meno te lo aspetti. Le grandi compagnie dei combustibili fossili non amano vedere il loro mercato assottigliarsi e fanno fatica ad affrontare ristrutturazioni in chiave rinnovabile. I loro migliori alleati sono la politica cieca e la miriade di gruppi ambientalisti che , giustamente si oppongono agli speculatori, ma spesso anche ad ogni novità. Garantire il superamento della produzione fossile vuol dire non solo coprire i nostri tetti di pannelli fotovoltaici, ma anche aprire la strada a eolico, solare a concentrazione, fotovoltaico a terra dove è possibile, magari concedendo spazi in cambio dell’eliminazione di centrali inquinanti. Aprire insomma a produzioni energetiche pulite che magari modificheranno anche il panorama, ma a qualcosa bisognerà pur rinunciare”.
La seconda
inchiesta tratterà di come funziona in Italia il sistema delle
previsioni meteorologiche, che danno le risposte alla domanda
“che tempo farà domani”, ma grazie a cui siamo allertati per
tempo nel caso di grandini, di eventi temporaleschi particolarmente
intensi (tanta pioggia che si concentra in poche ore, col rischio
frane, esondazione dei fiumi). Ad oggi queste previsioni sono
affidate all'Areonautica militare.
Come sarà il tempo domani? Chi decide se dobbiamo o meno portare l’ombrello in ufficio? In Europa, solo l’Italia e la Grecia hanno un servizio meteorologico nazionale affidato ai militari. Siamo un paese in cui non esiste una laurea in meteorologia e le previsioni del tempo sono sempre più in mano ai privati che spopolano sul web a colpi di app. E anche come investimenti pubblici nel settore facciamo fatica a dimostrare di essere un paese all’avanguardia. Quello che è certo che siamo il paese leader delle “allerte meteo”.
Infine un
servizio che racconterà del genoma che regola l'assimilazione del
cibo, per cui alcuni mangiano e non ingrassano mentre altri
devono stare attenti ad ogni cosa.
Il
genoma vien mangiando, di Stefania Rimini
Perché io se mangio una mela ingrasso mentre lui che si fa due cornetti tutte le mattine resta magro? La risposta è “perché lui è fatto così”. La stessa dieta ha effetti differenti su ognuno di noi perché sulla base del nostro genoma rispondiamo diversamente al caffè, al sale, a una fiorentina, a un uovo… Il nostro genoma è ancora quello dei cacciatori raccoglitori, ci vogliono migliaia e migliaia di anni perché si adatti. Questo è il motivo per cui il 40% degli italiani non digerisce bene il latte: infatti l’uomo ha cominciato a berlo “solo” 12.000 anni fa, quando si è dato all’agricoltura. E siccome i nostri antenati nomadi, cacciatori-raccoglitori trovavano il cibo in modo discontinuo, sembra proprio che ci farebbe bene anche digiunare di tanto in tanto. Ma come si fa?
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