Puntata interessante di Report dove si è parlato
dei falsi miti dell'alimentazione: il consumo di latte, spinaci, i
grassi idrogenati, i grassi trans (che possono non essere indicati in
etichetta).
Ma, prima, ci siamo fatti il fegato
grasso per l'inchiesta sulle Popolari e sugli aiuti di Stato che non piacciono all'Europa.
Le banche popolari: Banca Popolare
di Vicenza e Veneto Banca nel servizio di Giovanna Boursier(Saltimbanche), qui il pdf con la trascrizione della puntata.
In Veneto molti risparmiatori sono
diventati azionisti delle popolari su indicazioni delle stesse
banche: negli ultimi anni il titolo della BPVI è cresciuto fino
all'ispezione della BCE, del 2014. Dopo l'ispezione il titolo crolla
e le banche hanno bloccato l'azione dei risparmiatori che volevano
rivedere loro i titoli.
117 mila risparmiatori hanno visto le
loro azioni scendere, senza poter fare nulla: avevano comprato le
azioni della popolare perché sembrava un titolo solido.
A Vicenza quasi in ogni casa c'è un
problema legato ai soldi persi con la banca, pensando che non
avrebbero rischiato nulla: qualcuno ha perso tutti i risparmi, dopo
aver firmato sulla fiducia una montagna di carta. Senza conoscere
nemmeno cosa firmava.
Come funzionavano le cose dentro
BPVI la Banca d'Italia lo sapeva da prima, nel 2008, ma ha solo
sanzionato la banca: nel 2011 il professor Bini della Bocconi ha pure
alzato il prezzo (che Bankitalia pensava fosse sovrastimato). Poi è
arrivata la BCE che ha chiesto un aumento di capitale, constatando
una perdita di capitale e così il titolo perde il 23%.
Alla BPVI vendevano e ricompravano
azioni a clienti, per gonfiare i conti, del fondo azioni proprie.
Altri clienti venivano costretti a
comprare azioni in cambio di finanziamenti.
In Bankitalia raccontano di aver
vigilato e che non potevano fare altro.
Gianni Zonin gestiva per anni la
banca, oggi indagato insieme ad altri manager: ostacolo alla
vigilanza, associazione a delinquere, aggiotaggio le accuse della
procura di Vicenza, dove raccontano di un prezzo stimato ad almeno il
doppio del giusto.
Veneto Banca è l'altra popolare del
territorio: anche qui mascheravano credito vendendo azioni anche a
clienti inesperti.
I problemi per BV iniziano con
l'ispezione del 2013 di Bankitalia: dopo il crollo del titolo nessuno
riesce a vendere più le azioni comprate.
Uno che invece è riuscito a vendere
è Vespa, che conosceva il vecchio AD Consoli, oggi sotto
inchiesta: dopo molte insistenze, Vespa è riuscito a vendere le
azioni, pur avendo perso parte dei suoi risparmi investiti in
obbligazioni.
8 ml di euro incassati nel 2013, al
valore massimo delle azioni.
Le obbligazioni convertibili gli hanno
causato una perdita di 873mila euro.
Anche Stefanel e Renzo Rosso
sono riusciti a rivendere le loro azioni delle popolari, poco prima
che le azioni iniziassero a crollare, facendo crescere il sospetto
che qualcuno, in questo disastro si sia salvato perché in buoni
rapporti coi vertici delle banche.
Risulterebbero anche lettere della banca a questi
fortunati...
L'ex vice presidente Rigon
racconta di elargizioni in Toscana e a Porto Viro, in zone dove Zonin, l'ex presidente, aveva interessi personali: sono donazioni ad un convento della
sorella di Zonin e a parrocchie dove ha dei vitigni.
Oggi sarebbe in Sudafrica, ma il suo avvocato assicura che tornerà per tempo in Italia, ma nel frattempo non
parla con gli azionisti che oggi hanno perso tutto: serve l'Europa
per capire come sta veramente una banca - si chiedeva ironicamente la giornalista?
Daniele Nouy è la presidente del cons. di Vigilanza della BCE che ha seguito le ispezioni: nelle banche italiane c'era un grande problema dei crediti deteriorati e delle dimensioni.
Questo valeva per il vecchio CDA: il nuovo però è composto anche da
vecchi membri, tra cui anche l'ex ragioniere dello Stato Monorchio.
Zonin, in questi ultimi anni ha ceduto
i suoi beni alla moglie e ai figli: terreni, ville, vitigni,
immobiliare. Si è portato avanti col lavoro, per diventare
nullatenente (e non pagare nulla)?
Report ha ricevuto una lettera da BPVI,
dove si chiedeva di spostare la puntata perché stavano decidendo
dell'aumento di capitale e della quotazione in borsa: quando si
chiedono soldi al mercato bisogna essere trasparenti – la risposta
della Gabanelli.
Ora la banca sta chiedendo soldi agli
azionisti per quotarsi in borsa: il cda si è riunito il 17 febbraio,
i soci sono stati convocati il 5 marzo, per decidere appunto della
quotazione.
O si tirano fuori i soldi o la BCE
commissaria la banca: in molti hanno votato sì, perché era l'unico
modo per rivedere i soldi.
Anche Zaia, il governatore, ha perso
30mila euro nelle due banche, come molti altri cittadini veneti: Zaia
ha votato si alla quotazione, sapendo che questo porterà al massacro
le banche, perché sul mercato si dovranno trovare soci che
metteranno in bilancio quello che manca.
Come CDP e Unicredit.
Ma il sistema non era solido?
Lo dicevano tutti, da Napolitano a
Visco a Renzi: alcune banche sono nel mirino, “è il mercato”.
Nel mirino erano Banca Etruria e le
altre tre popolari: 2 miliardi di sofferenze che hanno portato poi al
salvataggio per decreto, attraverso il bail in.
Molti degli obbligazionisti di Etruria
hanno comprato questo strumento finanziario senza conoscerlo: ora
hanno perso tutto, senza troppi complimenti.
Tutta colpa dell'Europa? Della Merkel?
Un portalettere che nel crac dell'Etruria ha perso tutto, racconta a Giovanna Boursier la sua storia:
sulle carte firmate c'era scritto "imprenditore" e anche che era una persona
esperta di finanza. Carte truccate sul rischio degli
investimenti: tutto per far passare i sottoscrittori delle
obbligazioni come persone consapevoli del rischio.
Nel 2011 la Consob ha tolto l'obbligo
di pubblicare una paginetta, con cui si informa il cliente del
rischio di quello che si sta comprando: forse perché quel prospetto
era troppo chiaro, per le persone?
Era meglio che i clienti non fossero
troppo informati, perché l'importante era vendere?
Le obbligazioni erano vendute per
aumentare il capitale sociale (piuttosto che non i BOT), e le filiali
erano pressati per vendere questi titoli: un ex dipendente ammette di
non aver sempre informato i clienti, perché i vertici della stessa
rassicuravano gli stessi dipendenti.
Ma dove sono finiti i soldi?
L'ex membro del cda Soldini ha
raccontato di prestiti a consiglieri, amici, parenti: per far passare il prestito serve un voto
del CDA, senza il consigliere interessato. Ma spesso si votava senza andare troppo per il sottile.
Sono questi crediti concessi con troppa facilità, che ora sono in
sofferenza, per un totale di 2 miliardi.
Il salvataggio della banca lo stanno
pagando i risparmiatori e i vertici, tra cui il padre del ministro
Boschi, sono indagati dalla procura: sindaci, amministratori,
presidenti.
Come il presidente Rosi, come il capo
del comitato rischi, come Bronchi che se ne è andato con una
liquidazione da 1,2 ml.
Bankitalia ha vigilato? Il DG Rossi ha
spiegato che poteva solo commissariare e andare in procura a
raccontare i fatti.
La fusione con la Vicenza era
sponsorizzata dall'ex ragioniere Monorchio, in buoni rapporti con
Bankitalia, fusione poi saltata.
Qui poi entrano in ballo Carboni,
Ferramonti, Mureddu, per trovare nuovi manager per la banca e il
mistero si infittisce.
Il governo sta oggi varando una riforma
per il credito cooperativo: si dovranno accorpare, eccetto quelle
toscane con capitale sopra i 200 mila euro.
Tra queste la popolare di Cambiano e
Chianti Banca: hanno tutte e due legami strette con chi decide della
riforma.
Sui crediti deteriorati ci sono
interessi poco chiari e anche qui compare un fondo che fa riferimento
a Bini Smaghi.
Perché l'Europa ci ha impedito di
salvare le banche attraverso il fondo interbancario?
Dal 2013 è entrata in vigore la norma
europea del bail in: anche gli azionisti partecipano al rischio,
peccato che Bankitalia abbia perso tempo per trattare con l'Europa.
Pensando di avere pure ragione.
MILENA GABANELLI IN STUDIOInsomma, stiamo dicendo: ma l’Europa non può impedirci di fare quello che abbiamo sempre fatto e cioè sistemare le nostre cose attraverso il fondo interbancario. Che cos’è? É un fondo regolato da una legge dello Stato dove tutte le banche ci mettono un po’ e attingono quando ne han bisogno per mettere a posto e sistemare le loro magagne. Mica sono soldi pubblici! Infatti. Però la storia è un’altra e cioè: dal 2013 entrano in vigore le nuove regole europee e bisogna adeguarsi: quando una banca va a male, a pagare sono anche gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati perché comprano un prodotto rischioso, hanno un rendimento alto, lo sanno e quindi partecipano al rischio. L’Europa mica sa che noi vendiamo dei prodotti rischiosi anche ai pensionati e ai postini. Noi che lo sappiamo, prendiamo tempo, speriamo che la crisi passi e cominciamo a trattare con l’Europa, che dice: “ma voi usate pure i soldi che volete, basta che rispettiate le regole”, anche perché dal primo gennaio 2016 a pagare saranno anche i correntisti sopra i 100.000 euro quando una banca va male. Si chiama bail-in, è legge e l’abbiamo firmata pure noi. Però noi sempre lì ad insistere a dire: “ma perché con noi siete così poco elastici quando invece con la Germania chiudete un occhio?” Bene. Andiamo a vedere se con la Germania hanno chiuso un occhio, o siamo noi che abbiamo capito male.
In realtà in Germania i due lander si
sono mossi per tempo, prima che entrasse in vigore la legge.
Chi rappresenta l'Italia in commissione affari monetari?
Tajani, Martusciello (ex dipendente di Bankitalia, indagato per
concorso esterno in ass. mafiosa), Lara Comi e Roberto Gualtieri
(storico).
Tutti hanno votato il bail in:
Gualtieri presidente della commissione era contrario alla legge ma
l'ha votata.
La domanda che ci dovremmo porre è chi abbiamo mandato in Europa?
Persone competenti che almeno leggono le leggi che poi votano?
MILENA GABANELLI IN STUDIOPerò pare poi che nelle trattative non avevamo capito bene. In conclusione, adesso che le regole bisogna applicarle, è tutto il sistema che è venuto al pettine. Il fatto di 200 miliardi di crediti deteriorati non è tutta colpa della crisi.Troppi sportelli, troppi direttori con rapporti incestuosi con la clientela, consigli d’amministrazione che danno crediti a loro stessi senza rimborsarli - chissà che qualcuno di loro non li abbia magari portati a Panama - e una vigilanzatimorosa. Così queste banche hanno cercato di far quadrare i loro conti truffando anche i poveracci, e se mai rivedranno qualcosa, sarà il governo a darglieli.
E vogliamo dare la colpa all'Europa?
L'Italia e l'Europa per le
industrie: il caso Ilva e il caso Peugeot a confronto, nel servizio di Giorgio Mottola.
Siamo noi che non capiamo bene le
regole o ci stanno fregando?
Fino a tre anni fa Peugeot era a
rischio bancarotta, oggi è in salute dopo il prestito da parte del
governo di 1,2 miliardi, rimborsati interamente.
Il governo francese ha deciso di
supportare una delle aziende più importanti francesi e nel 2013 l'UE
ha dato via libera all'operazione.
Il prestito dello Stato ha però
bloccato le sovvenzioni europee.
ILVA dovrebbe essere salvata dai
soldi pubblici, per le bonifiche: la commissione ha aperto
un'inchiesta sugli aiuti di stato, che bloccano quei finanziamenti.
Col rischio ambientale e sociale: il
trattato europeo vieta aiuti diretti alle aziende.
Perché l'Europa ha detto si ai
salvataggi di aziende tedesche e vuole invece soffocare l'Ilva? Per
interessi europei nel settore dell'acciaio?
Anche il nostro governo teme che dietro
l'infrazione europea ci sia un complotto dei paesi che hanno
interesse nell'acciaio.
L'infrazione nasce dal rischio che i
soldi pubblici non servano solo a fini ambientali: l'Europa non
si fida più di noi, dell'Ilva, del rispetto delle normative
ambientali da parte dell'Italia.
Abbiamo perso tempo negli anni passati,
coi grazie decreti salva Riva.
Anche Peacelink teme che gli 800ml
pubblici saranno usati per tenere in vita l'azienda e non per le
bonifiche: in parte i soldi sono solo liquidità per tenere in vita
l'azienda.
Abbiamo provato ad imbrogliare
l'Europa, con una misura ad aziendam: negli ultimi anni l'Italia ha
avuto 46 bocciature per aiuti di stato in Europa.
Abbiamo pasticciato molto in Europa:
nel 2009 Berlusconi decise di sospendere le tasse in Abruzzo, ma poi
è stato chiesto loro di restituire gli aiuti ricevuti dal governo.
Avevamo omesso di notificare questa
misura all'Europa: negli anni in cui in Europa c'era, ad esempio, il
sottosegretario Gozi e Tajani.
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